Addio al piano Moratti, Pisapia rilancia i mercati comunali coperti

Addio al piano Moratti, Pisapia rilancia i mercati comunali coperti

«Scampato pericolo»: così si erano detti quest’estate i commercianti del mercato comunale di QT8, il quartiere alla periferia nord-ovest di Milano, nato nel 1947 in occasione dell’ottava triennale. «I mercati comunali sono un patrimonio del commercio della nostra città e vanno mantenuti» aveva affermato il neo-assessore al Commercio Franco D’Alfonso, allontanando definitivamente, o almeno così sembrava, la possibile chiusura di queste strutture, attive a Milano da più di 50 anni. L’assessore aveva difatti ribaltato il piano presentato dal suo predecessore Giovanni Terzi.

Nel 2010 l’ex assessore alle attività produttive aveva proposto di dare vita a un project financing: il Comune avrebbe affidato la gestione di alcuni mercati a soggetti terzi e questi ultimi in cambio si sarebbero occupati della realizzazione dei lavori di restauro. Con la vendita Palazzo Marino ipotizzava di raccogliere 11,3 milioni di euro, soldi che sarebbero poi stati utilizzati per rilanciare i mercati rimasti sotto il controllo dell’amministrazione. Terzi aveva infatti individuato tre categorie di mercati coperti: alcuni da dismettere, come Gorla, che avrebbe lasciato spazio alla corsia preferenziale della 90-91 e i mercati dei fiori dei cimiteri di Lambrate e Monumentale; alcuni da riorganizzare, ovvero da trasformare in supermercati, come il già citato QT8, Giambellino, Gratosoglio, Livigno, San Leonardo, Lorenteggio e Monza; i restanti da rilanciare, come ad esempio Ca’ Granda, Chiarelli, Ponte Lambro, Fusina Sant’Ambrogio, Rombon, Ticinese, Wagner e Zara.

«Abbiamo fatto giusto in tempo a goderci le vacanze estive – racconta Daniele Caloni, da 29 anni al lavoro a QT8, uno dei mercati che secondo l’ex assessore Terzi doveva essere riorganizzato – per poi tornare e scoprire che avevamo cantato vittoria troppo presto e che ora la nuova giunta vuole mandarci via per trasformare questo luogo in un farmer market (un punto vendita di prodotti a km zero, ndr). Ma i mercati comunali non erano un bene della città da salvaguardare?». Il nuovo mercato agricolo a filiera corta è un progetto ancora in divenire e la sua nascita è tutt’altro che sicura: il canone annuo a carico dell’imprenditore che si aggiudicherà il bando ammonta a 103 mila euro e a questa cifra vanno aggiunte le spese per la messa a norma dello stabile. Troppi soldi, secondo i commercianti della zona, per far partire un’attività in una zona particolare come quella di QT8, immersa nel verde e di certo non di passaggio.

Un banco del mercato di QT8

Il Comune vorrebbe trasferire i commercianti in via Chiarelli, dove sorge un altro mercato coperto con molti banchi vuoti. «Noi saremmo anche disposti a trasferirci – dice Lucia Tatoli, fruttivendola di QT8 – ma non a spese nostre come ci chiedono dal Municipio. A queste condizioni non siamo disposti ad andarcene». I gestori dei banchi, che spostandosi perderebbero la loro clientela, chiedono a Palazzo Marino un aiuto per le spese di trasloco. C’è anche stato un incontro dove gli esercenti hanno incontrato un funzionario del Comune e si sono dichiarati disponibili a visitare i posti vuoti in via Chiarelli, specificando che valuteranno i costi che il trasferimento comporterebbe. Su un punto, però, i commercianti non hanno intenzione di cedere: non se ne andranno se l’assessore D’Alfonso non verrà loro incontro. «Al momento quello che Palazzo Marino ci sta offrendo – chiosa Caloni – è la “possibilità” di rimettere in sesto al suo posto e soprattutto a nostre spese punti vendita da tempo abbandonati».

L’insegna di via Lorenteggio

La durata dei contratti è stata recentemente una delle questioni più spinose per i mercati comunali. In origine il contratto aveva una durata di 3 anni, poi rinnovabili di volta in volta. Dal 2010, la giunta Moratti in vista del progetto di riorganizzazione e rilancio dei mercati, divenne annuale, condannando i commercianti a una situazione di totale incertezza e di stallo: impossibile pensare di investire nelle attività senza la sicurezza di un rinnovo. Dal 2006 inoltre il Comune non aveva più emesso nuovi bandi per aggiudicarsi i punti vendita all’interno dei mercati rimasti vuoti, portando così alcune strutture a trasformarsi in veri e propri mercati fantasma, come ad esempio quello in via Lorenteggio, dove sono meno i negozi aperti di quelli chiusi. Ora però sono pronti a ripartire: i contratti passeranno alla formula 3+3, ovvero sei anni, e da gennaio saranno emessi nuovi bandi che permetteranno la riapertura di banchi da troppo tempo chiusi. Dei circa 400 posti totali infatti un’ottantina sono attualmente vuoti, uno su cinque.

«Questo mercato rischiava di chiudere – spiega Claudio Borghesan, che al mercato di Lorenteggio vende salumi e formaggi – ora invece verranno riaperti i bandi e presto presenteremo al Comune un progetto per riqualificarlo». Borghesan e gli altri vorrebbero, in cambio di un contratto che permetta loro di ammortizzare la spesa, rilanciare l’intera struttura. «Anche se il cosiddetto paniere – cioè la possibilità di vendere determinati prodotti a prezzi più bassi grazie ad accordi con alcuni fornitori – all’interno delle strutture comunali non esiste più preferisco essere io a guadagnare qualcosa in meno sui prodotti, ma mantenere un rapporto di fiducia con i clienti». Ed è sicuramente un rapporto diretto quello che Borghesan ha con la signora Lucia, che abita al terzo piano di un palazzo della zona e che si raccomanda: «La aspetto oggi pomeriggio per portarmi la cassa dell’acqua», o quello con la signora Lia, che passa davanti a tutti e ritira il sacchetto già pronto con la spesa di tutti i giorni.

Interno del mercato di viale Monza

Il nuovo progetto del Comune prevede anche la nascita di un mercato multietnico a Santa Maria del Suffragio, struttura ormai chiusa da un paio di anni nella centralissima zona di piazza Cinque Giornate. In origine si era pensato di dedicare alla vendita di prodotti da tutto il mondo il mercato di viale Monza, ma il piano è stato bloccato dall’opposizione dei commercianti che hanno raccolto ben 1500 firme per chiedere di poter restare e di riaprire la vendita delle concessioni per gli altri banchi presenti nello stabile. Niente saracinesche abbassate, ma nuovi bandi e addirittura nuovi mercati, un lieto fine per tutti, o quasi. Restano in sospeso i commercianti di QT8, che sperano a breve di poter incontrare l’assessore D’Alfonso e di risolvere una questione incerta da ormai troppo tempo.
 

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