“Comprare i Btp? È più importante riformare il paese”

"Comprare i Btp? È più importante riformare il paese”

Bepi Covre da buon alpino, di fronte al pericolo, non si tira indietro. Non vi è stato disastro naturale nella Penisola che non abbia visto gli alpini veneti accorrere in massa – con tanti altri volontari della nostra regione – e risolvere presto e bene situazioni critiche. Se la fede vive nelle opere assai più che nelle parole, il Veneto ha sempre dato prove straordinarie di solidarietà e di impegno in tutte le grandi vicende nazionali. Vedo questo spirito nell’appello di Covre a sottoscrivere in massa i Btp. Se si trattasse di alluvione, tuttavia, prima i nostri alpini avrebbero messo in sicurezza i luoghi alluvionati e poi avrebbero lavorato ai ripristini.
Con la stessa logica, prima di correre a comperare BTP è necessario vedere se così facendo si risolve il problema e non se ne allarga soltanto la dimensione. Gli stranieri che erano arrivati a detenere la metà del debito pubblico italiano se ne stanno sbarazzando ed è questa la ragione delle crisi.

La soluzione, suggerisce Massimo Malvestio nel suo editoriale, non è quindi correre a comprare i Btp che gli stranieri stanno vendendo, ma cercare di dimostrare in maniera concreta agli investitori che hanno smesso di credere nell’Italia che si stanno sbagliando, nonostante il momento di difficoltà in cui il Paese versa.

Se da agosto la Bce non sostenesse i corsi del nostro debito al di fuori di immediate logiche di mercato, il nostro sistema bancario ed i portafogli di molti risparmiatori, convinti di avere effettuato il più tranquillo degli investimenti, sarebbero stati falcidiati ancor più di quanto in effetti è accaduto. Pochi stanno collegando il deprezzamento del nostro debito alle conseguenze tragiche che ne verranno per il risparmio su cui si fondano le prospettive di vita di milioni di pensionati e di soggetti deboli e sul sistema finanziario che è la linfa vitale del nostro sistema produttivo sul quale si basa il futuro dei nostri giovani.

L’editoriale pubblicato sul Corriere del Veneto critica l’inerzia e la passività dell’Italia, che pare come bloccata e incapace di reagire. Il problema non è Berlusconi, ma il Parlamento che lo ha eletto e il popolo che a sua volta ha votato i politici che lo compongono. Ciò che manca in Italia è l’attuazione di politiche lungimiranti, che guardino oltre le elezioni del momento.

Una democrazia che da decenni ha come regola derubare le generazioni future per carpire il consenso irresponsabile di quelle presenti. Il voto, in molta parte d’Italia, è merce di scambio remunerata con denaro pubblico. L’applicazione stessa della legge è dosata su basi territoriali e strumentale alla gestione del consenso.

Malvestio chiude il suo editoriale con una riflessione sugli imprenditori veneti che, pur vessati da un sistema iniquo “di imposte e balzelli”, sostengono con il loro lavoro l’economia italiana e cui ora Bepi Covre chiede un ulteriore, ma inutile sforzo.

Il Veneto dei produttori sta pagando un prezzo che sta diventando intollerabile. Caro Bepi, l’Italia si salva con la redenzione delle coscienze e non comperando, con le migliori intenzioni, i Btp che sono l’alimento base dei vizi che ci hanno portato dove siamo.