“Contratto Fiat: il test per azienda e sindacati è appena iniziato”

“Contratto Fiat: il test per azienda e sindacati è appena iniziato”

Fiat Group Automobiles ha disdetto, dal primo gennaio 2012, tutti gli accordi sindacali vigenti e «ogni altro impegno derivante da prassi collettive in atto». Che cosa significa in concreto?
Significa che, almeno in teoria, dal primo gennaio Fiat potrebbe tornare ad un negoziazione tutta individuale, con ogni singolo lavoratore. Dico in teoria, perché Fiat sa benissimo che questo comporterebbe dei costi di negoziazione insostenibili per l’azienda. Perciò, in mancanza di nuovi accordi entro il primo dell’anno, c’è da ritenere che verrà esteso a tutti i siti del gruppo il modello contrattuale di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco.

L’annuncio in che misura è legato alla decisione di Fiat di uscire da Confindustria?
La decisione di disdettare gli accordi fa parte del disegno complessivo che ha portato Fiat ad uscire da Confindustria. Ciò ha consentito all’azienda di avere mani libere nei confronti della contrattazione nazionale e adesso, con la disdetta degli accordi aziendali, la libertà contrattuale sarà estesa ad ogni livello.

Il gruppo scrive di essere disponibile «a promuovere incontri per finalizzare e valutare le conseguenze del recesso» e «alla eventuale predisposizione di nuove intese collettive». Queste nuove intese attorno a quali punti saranno formulate? E l’applicazione di un contratto modellato su quello già in vigore per lo stabilimento di Pomigliano cosa significherà per le parti sociali?
Il gruppo Fiat ha tutto l’interesse a concludere contratti collettivi in tutte le sue realtà produttive. Una azienda con la sua storia e le sue dimensioni non può fare a meno del sindacato per gestire in modo omogeneo ed efficiente le migliaia di rapporti di lavoro. Senza contare il rischio di proliferazione del contenzioso giudiziale derivante da una gestione polverizzata dei rapporti.  Perciò, più che di una “disponibilità” si dovrebbe parlare di una richiesta rivolta ai sindacati, affinché si siedano attorno ad un tavolo con lo scopo di fissare nuove intese collettive che valgano per tutti. E mi pare non ci siano dubbi sul fatto che la piattaforma contrattuale di partenza di Fiat non potrà che essere il modello di Pomigliano. Quindi, i punti centrali saranno: flessibilità di orario, aumento dei turni, riduzione dell’assenteismo e clausola di “responsabilità”, vale a dire l’impegno dei sindacati a non promuovere scioperi prima della scadenza del contratto.

Le motivazioni della sentenza sul ricorso presentato dalla Fiom contro l’accordo di Pomigliano aveva sancito la validità dell’accordo, sottolineando però il dovere di riammettere il sindacato non firmatario nelle rappresentanze sindacali. Dopo la disdetta di oggi, si assisterà un referendum per tutti gli altri lavoratori del gruppo Fiat? E l’annuncio della disdetta segnala che dopo l’approvazione dell’articolo 8 della manovra finanziaria, il gruppo Fiat ha a disposizione tutti gli strumenti legislativi necessari per applicare contratti diversi da quello nazionale?
 La sentenza del Tribunale di Torino ha lasciato aperti molti interrogativi sia in tema di estensione generalizzata dei contratti che sul ruolo del sindacato dissenziente all’interno delle rsa. Ma il legislatore è intervenuto con una norma apposita, l’art. 8 del DL 183/2011, il cui terzo comma – il c.d. “comma Fiat” – serve sostanzialmente ad attribuire, con effetto retroattivo, validità generalizzata agli accordi di Pomigliano, Mirafioni e Grugliasco, che erano stati approvati da un referendum. Per il futuro, lo stesso articolo 8 stabilisce che il contratto aziendale possa essere efficace nei confronti di tutti i lavoratori; a condizione, però, che vengano seguite le procedure previste dall’accordo del 28 giugno 2011, sottoscritto unitariamente da Cgil, Cisl e Uil. In sostanza, ci vorrà un contratto sottoscritto dai sindacati maggioritari in azienda e successivamente confermato da un referendum fra i lavoratori.

Insomma, l’articolo 8, da solo, non basta: è necessario il consenso della maggioranza dei sindacati e dei lavoratori. Ulteriore motivo per il quale Fiat dovrà sedersi al tavolo dei negoziati al più presto, per evitare un pericoloso vuoto di regolamentazione collettiva che riaprirebbe le porte ad un contenzioso giudiziario dagli esiti incerti. Parallelamente, potrebbero aprirsi le trattative per la creazione di un nuovo ccnl di settore: il famoso contratto auto, di cui all’inizio di quest’anno si era parlato con insistenza, ma che, negli ultimi mesi, è finito nell’ombra. La verità è che non è affatto chiaro se, a questo punto, l’azienda sia ancora interessata ad avere un ulteriore livello di contrattazione, sovraordinato a quello aziendale. Anche perché, secondo la sentenza del Tribunale di Torino, il contratto di Pomigliano sarebbe già a tutti gli effetti un contratto di primo livello.

Insomma, la partita è tutta da giocare. Ma è chiaro che, grazie all’articolo 8 ed al giudizio di validità dell’accordo di Pomigliano, la Fiat ha molte buone carte da giocare al tavolo delle trattative. Dal canto suo, il fronte sindacale sarà chiamato a verificare se la ritrovata unitarietà mostrata con la firma congiunta dell’accordo del 28 giugno è in grado di reggere alla prova dei fatti. E sarà un test cruciale per il futuro delle relazioni sindacali nel nostro paese.
 

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