L’Eurozona non è ancora al collasso, ma poco ci manca. Il tempo stringe, come scrive sul Wolfgang Münchau sul Financial Times, e al prossimo vertice europeo del 9 dicembre dovrà essere pronto un programma di sostegno per l’Ue e per l’Italia. Sono sei i punti su cui si sta lavorando nel tentativo di stabilizzare l’eurozona e prendere tempo in vista della riforma dei Trattati. Il piano di contingenza che Ue, Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Federal Reserve stanno mettendo in piano. Parallelamente, i maggiori broker mondiali, da CLS a ICAP, stanno testando gli effetti di un collasso dell’euro e dell’uscita dalla moneta unica di un solo soggetto. L’obiettivo è quello di minimizzare gli effetti collaterali, amplificati dalla recessione che sta per colpire l’Europa. Intanto l’agenzia di rating americana Egan-Jones ha deciso di tagliare il rating sovrano italiano, portandolo da BB+ a BB. Un problema in più per Roma e il suo debito.
Taglio dei tassi d’interesse della Bce. Questa è la misura di più immediata attivazione. Il Consiglio direttivo della Bce si riunirà il prossimo 8 dicembre e il presidente Mario Draghi dovrà decidere la sua linea guida per fronteggiare la crisi di liquidità del sistema bancario europeo, le turbolenze finanziarie dell’eurozona e l’incombente recessione. Dopo un primo taglio in novembre, l’Eurotower sta pensando a una nuova misura in grado di evitare il credit crunch degli istituti di credito europei. Il tasso d’interesse di rifinanziamento attuale, 1,25%, potrebbe essere abbassato di un’altro quarto di punto, secondo Luc Coene, governatore della Banca nazionale del Belgio e membro della Bce.
Aumento delle linee di credito fra Bce e Fed. Il rapporto tra Francoforte e la Fed di New York sono destinati a farsi sempre più fitti. La finalità di questo accordo, nell’aria da settimane, è quello di fornire liquidità in dollari al sistema bancario europeo. Il 14 settembre scorso la Bce ha concordato un’azione con Federal Reserve, Bank of England, Banca del Giappone e Banca nazionale svizzera per immettere liquidità con scadenza trimestrale nel tentativo di frenare l’emorragia dalle banche europee. Con tre operazioni, le principali banche centrali stanno fornendo un sostegno all’eurozona, ma non basta. Francoforte sta infatti pensando di aumentare gli swap in dollari con la Fed per girare alle due principali banche transalpine, BNP Paribas e Société Générale, liquidità in dollari. I due colossi francesi avrebbero poi il compito di girare all’interno dell’eurozona il tutto con la speranza di prendere tempo e poi ultimare le operazioni di ricapitalizzazione entro il secondo trimestre 2012. L’ultimo swap fra Fed e Bce è avvenuto la settimana scorsa, quando furono scambiati 552 milioni di dollari fra le due banche centrali. Troppo poco per ovviare ai problemi dell’eurozona.
Retention della Bce. Questo è uno dei punti nuovi, attualmente in discussione tra Roma e Berlino. Si tratterebbe di uno dei palliativi alla crisi di fiducia che sta vivendo l’Italia sul mercato obbligazionario. Lo staff tecnico del ministero del Tesoro italiano, di quello tedesco e della Bce starebbero pensando di utilizzare la ritenzione dei titoli di Stato italiani in asta. Il modello preso in considerazione sarebbe quello tedesco, in cui la Bundesbank trattiene una parte dei bond in asta per poi rivenderli sul mercato secondario. Tale operazione non sarebbe vietata dallo statuto dell’Eurotower, che vieta esplicitamente l’entrata sul mercato primario della banca centrale. Questa soluzione calmerebbe il nervosismo degli investitori e farebbe prendere tempo in vista della modifica dei Trattati Ue. Del resto, come ha ricordato il cancelliere tedesco Angela Merkel, «questa crisi non si risolve in giorni e settimane, ma anni».
Acquisto di bond da parte dell’Efsf. Una delle nuove armi in dotazione dell’Europa sarà poi l’acquisto diretto, ovvero sul mercato primario, del fondo salva-Stati Efsf. Come spiega la bozza del documento che sarà discusso nel prossimo vertice europeo di dicembre, l’Efsf non potrà comprare più del 50% dell’ammontare in asta, ma potrà invece acquistare titoli di Stato anche sul mercato secondario, in coordinamento con il Securities markets programme (Smp) della Bce, che continuerà la sua azione. La Germania, dopo l’ultima asta di bund decennali e dopo un lungo dialogo con Italia e Francia, avrebbe dato il suo appoggio all’uso dell’Efsf nel mercato primario, ma solo in via limitata. Il primo banco di prova, se l’accordo finale sarà trovato a metà dicembre, sarà per l’ultima settimana di gennaio, quando l’Italia scenderà sui mercati per circa 30 miliardi di euro. Nel complesso, il debito italiano nel 2012 da rifinanziare è pari a 440 miliardi di euro, quanto l’intero ammontare della corrente dotazione del fondo Efsf.
Esonero della quota italiana nell’Efsf. Questa sarebbe, come spiegano fonti della Commissione europea a Linkiesta, una delle due novità dell’accordo fra Italia, Francia e Germania. In questo modo, l’Italia sarebbe in grado di risparmiare 139,268 miliardi di euro, ovvero l’ammontare massimo della partecipazione italiana (fra versamenti diretti e garanzie) nel fondo guidato da Klaus Regling. In caso di leverage del fondo, azione la cui discussione è ancora in corso d’opera in ambito europeo, l’Italia potrebbe avere il tempo di respirare e focalizzarsi sul piano di consolidamento fiscale del governo.
Linea di credito del Fmi. La discussione, come anticipato da Linkiesta, esiste. I funzionari del Fmi e i tecnici del Tesoro hanno avuto i primi contatti in luglio, dopo l’impennata più significativa dei rendimenti dei titoli di Stato italiani. L’istituzione di Washington, come ha spiegato a Linkiesta uno dei funzionari, è pronta a sostenere l’Italia, ma la sua potenza di fuoco non è abbastanza per tutto il lavoro. L’impegno del Fmi potrebbe arrivare fino a 300 miliardi di dollari, ma solo con un rapido ricalcolo degli Special drawing right (Sdr, o diritti speciali di prelievo), cioè l’unità di conto del Fondo. In questo paniere per ora ci sono solo quattro valute: dollaro statunitense, euro, sterlina e yen. La revisione degli Sdr sarò compiuta nei prossimi mesi, ma nel frattempo sarà possibile attivare una delle linee di credito del Fmi, Flexible credit line (Fcl) o Precautionary credit line (Pcl). L’impatto di una richiesta di sostegno sugli investitori potrebbe rallentare la crisi di fiducia verso Roma. Più volte smentito dai vertici del Fmi e dell’Ue, nonostante continuino a essere diffuse indiscrezioni, il programma per l’Italia è ancora in fase di discussione, come spiegano fonti dell’istituzione di Washington a Linkiesta.
Prendere tempo. Questo è l’obiettivo di queste misure. Da un lato il tempo sarà utile all’Italia per portare avanti il piano di riforme e consolidamento fiscale che il governo di Mario Monti sta mettendo a punto in queste ore. Dall’altro il tempo servirà all’Europa per costruire un piano per arginare l’eventuale default della Grecia, sempre più vicino. Il programma di contingenza dal punto di vista finanziario è già iniziato e sarà ultimato nei prossimi mesi. La maggiore clearing house mondiale per il mercato valutario, CLS, ha cominciato la scorsa settimana i test per capire l’impatto del collasso dell’euro sulle transazioni valutarie globali. Nella notte è stata invece la londinese ICAP, il più grande interdealer broker del mondo, a confermare che hanno replicato in forma virtuale una valuta in tutto e per tutto simile alla dracma greca. Lo scopo di ICAP è capire a che livelli potrebbero essere gli scambi contro euro e dollaro nel caso la Grecia uscisse dall’eurozona. Un’ipotesi che fino a pochi mesi fa era giudicata impossibile e che ora diventa sempre più vicina.