Non c’è pace in piazza Monte Grappa. Dopo le inchieste giudiziarie che coinvolgono il presidente Pierfrancesco Guarguaglini, che come ha confermato l’amministratore Giuseppe Orsi in conference call «non era presente» al cda di ieri, ha chiuso il bilancio al 30 settembre scorso con una perdita di 767 milioni di euro e un piano di dismissioni per un miliardo di euro entro il 2012. Il cda ha inoltre proposto la rinuncia al dividendo per il 2011 e ha rivisto al ribasso le stime sui ricavi per l’anno in corso, da 18 a 17-17,5 miliardi, e il margine operativo lordo adjusted negativo per 200 milioni di euro. Nell’indebitamento, 4,665 miliardi di euro (4,897 miliardi al 30 settembre 2010), è già conteggiato l’impatto della cessione del 45% di Ansaldo Energia al fondo di private equity First Reserve Corporation, pari a 344 milioni di euro. Durissima la reazione del mercato, con il titolo sospeso in per eccesso di ribasso (-8,02% teorico) già in apertura, riammesso intorno alle 10.20 (-16,36%) per poi finire in asta di volatilità subito dopo. Una sberla non indifferente per il colosso aerospaziale italiano e per il suo principale azionista, il ministero del Tesoro, al 32,4 per cento del capitale.
«Ristrutturazione e ottimizzazione» sono le parole utilizzate dall’amministratore delegato Giuseppe Orsi nel corso della conference call da poco conclusa a Londra, ammettendo che l’anno si chiuderà con perdite superiori a quelle annunciate oggi. Per questo Orsi non ha escluso la vendita del «settore ferroviario», cioè di AnsaldoBreda, anche se su questo punto, rispondendo a una domanda di un analista, «stiamo parlando con alcune compagnie ma non c’è ancora un’offerta formale», né una due diligence in quanto, ha sottolineato Orsi, «la ristrutturazione va effettuata a prescindere da chi sarà il proprietario finale». La strategia di Finmeccanica è quella di separare la cessione di AnsaldoBreda da tutto ciò che riguarda Sts, società che si occupa della segnaletica ferroviaria «e genera buoni profitti e, per il momento, non è un attivo in vendita». Al contrario di Avio, società che progetta propulsori aerospaziali con sede nel varesino. Complessivamente la divisione transport & signalling, nella quale rientrano le due compagnie, ha chiuso i nove mesi 2011 con un margine operativo lordo negativo per 10 milioni di euro ma un portafoglio ordini di 7,1 miliardi, dei quali 743 milioni in Libia, di cui non si conosce ancora il destino.
Il risultato al 30 settembre scorso comparto per comparto
Gli elicotteri di AgustaWestland, compagnia dove ha speso gran parte della sua carriera Giuseppe Orsi prima di venire nominato a.d. lo scorso maggio, si confermano un ottimo business per Finmeccanica: il mol adjusted è cresciuto da 252 a 287 milioni di euro dal settembre 2010 al settembre 2011, così come i ricavi, da 2,5 a 2,7 miliardi di euro, mentre il portafoglio ordini da 10,2 miliardi a 11,3 miliardi al 30 settembre scorso ma ordini in calo del 32% anno su anno. Bene anche il comparto spazio e servizi satellitari, dove piazza Monte Grappa opera in joint venture con i francesi di Thales (mol adjusted a 27 milioni di euro e ricavi a quota 699 milioni, +13% a/a) mentre i ricavi sistemi di difesa – i missili Mbda (joint venture con Eads), Oto Melara e Wass – rimangono stabili rispetto ai primi nove mesi del 2010, 811 milioni di euro, e un mol di 65 milioni, ma con una contrazione del portafoglio ordini di quasi un terzo (27%) sul settembre 2010.
L’indebitamento al 30 settembre scorso
Un dato non secondario riguarda la generazione di cassa, prevista negativa per 400 milioni di euro alla fine del 2011 (nei nove mesi è stata in rosso per 1,5 miliardi) «dopo aver fatto fronte agli investimenti per lo sviluppo dei prodotti che, come nel precedente esercizio 2010, si concentreranno in speciale modo nei settori dell’Aeronautica, degli Elicotteri e dell’Elettronica per la Difesa e Sicurezza», come si legge nella nota di bilancio. Una situazione che ha inevitabilmente portato il top management a ridurre gli investimenti da 3,6 a 3,4 miliardi (di cui 2,4 nel 2010-2011) nel 2012. «Noi non siamo in vendita» ha ribadito il direttore finanziario Alessandro Pansa durante il question time a margine della conference call, ribadendo: «Dobbiamo riorganizzare il portafoglio dei nostri asset e ridurre il debito, abbiamo già qualche compratore potenziale ma non su attivi che non impatteranno sulla nostro core business». La sfida è ora trovare dei compratori in grado di valorizzare i gioielli messi in vendita da piazza Monte Grappa. Nel piano presentato oggi, si prevede una riduzione a 2,5 miliardi di euro dell’indebitamento netto al 2012 rispetto agli attuali 4,6 miliardi, senza sacrificare le spese in ricerca e sviluppo. In attesa dei necessari chiarimenti sui rapporti tra il presidente Guarguaglini e l’ex assistente di Tremonti, Marco Milanese.