Il Btp-day non fa effetto: i rendimenti oggi fanno il record

Il Btp-day non fa effetto: i rendimenti oggi fanno il record

Se qualcuno pensava che il Btp-day potesse servire a qualcosa, oggi è stato smentito. Il Tesoro ha collocato oggi circa 8 miliardi di euro, in diverse aste, ai massimi tassi d’interesse dall’introduzione dell’euro. La più importante era quella dei nuovi titoli di Stato con scadenza a 3 anni, offerta tra 2,5 e 3,5 miliardi di euro. Son stati collocati al 7,89 per cento. Ma era importante testare anche la settima tranche dei Btp decennali, con un offerta compresa fra 1,5 miliardi e 2,5 miliardi di euro, e la tredicesima dei decennali 2020, non più in corso di emissione. Lo spread, cioè il differenziale di rendimento, fra Btp e Bund tedeschi è tornato sopra quota 510 punti base e, sebbene le aste abbiano avuto una buona domanda, i tassi non sono scesi. Anzi.

Gli investitori non ha cambiato attitudine sull’Italia. Continuano quindi le richieste di rendimenti sempre più elevati sui titoli di Stato italiani, che toccano nuovi massimi. I nuovi Btp con scadenza nel 2014 sono stati collocati con un tasso d’interesse del 7,89% e hanno registrato un bid to cover dell’1,5. È il massimo dall’introduzione dell’euro. Il decennale in settima tranche è stato collocato per il massimo disponibile con un bid to cover di 1,33 e un tasso del 7,56%, infrangendo un altro record dalla nascita dell’euro.

Il rendimento dei titoli di Stato italiani è subito schizzato al rialzo fin dall’apertura delle contrattazioni. Il tasso d’interesse sul mercato secondario dei titoli a due anni è stato ampiamente superiore al 7,2%, mentre quello a cinque anni è stato fisso sopra quota 7,6 per cento. Il Btp decennale, invece, non è sceso sotto il rendimento del 7,3% per quasi tutta la mattinata. La conseguenza di questa tensione si è riflessa sullo spread, ovvero il differenziale di rendimento fra titoli decennali italiani e tedeschi, storico benchmark di solidità finanziaria nell’eurozona. Lo spread ha aperto a 497 punti base, per poi toccare il massimo di giornata in prossimità dell’asta del Tesoro, quando ha raggiunto i 511 punti.

Nonostante banche e intermediari abbiano commentato con estrema soddisfazione il Btp-day di ieri, il risultato del collocamento di oggi ha mostrato la reale efficacia di operazioni come queste. Non solo lo spread fra Btp e Bund non è calato, ma la dinamica della curva dei rendimenti dei titoli italiani sul mercato primario e secondario si è mostrata del tutto indipendente dagli acquisti retail.

A peggiorare la percezione degli operatori sono stati tre fattori su tutti. Nella notte è arrivata la comunicazione che l’agenzia di rating Moody’s ha messo sotto review per un possibile downgrade il rating di 87 banche in 15 paesi europei. Fra queste, 17 sono italiane. La crescente incertezza sullo scenario macroeconomico e finanziario dei prossimi mesi è stato il driver negativo che sta facendo perdere la calma agli investitori nei confronti dell’Italia. L’ultima banca a ridurre la propria esposizione verso Roma è stata la giapponese Nomura, che ieri ha affermato di aver ridotto dell’83% gli asset italiani in portafoglio, passando da 2,81 miliardi a 467 milioni di dollari.

La seconda ragione che ha impattato sul rendimento dei titoli italiani in asta, come spiegano diversi trader, è stato il rumour sul downgrade del rating AAA della Francia. Secondo il quotidiano francese La Tribune, «entro dieci giorni Standard & Poor’s metterà sotto osservazione il giudizio sulla Francia». Il portavoce di S&P non ha commentato l’indiscrezione, che però ha fatto il giro delle sale operative. Dato per scontato, il declassamento francese potrebbe arrivare nel primo trimestre 2012, influenzando in modo significativo la tornata elettorale transalpino che vedrà la riconferma o meno del presidente Nicolas Sarkozy. Il tutto senza dimenticare che la piccola agenzia di rating Egan-Jones ha ieri tagliato il giudizio sull’Italia, portandolo da BB+ a BB. 

Infine, a deprimere l’animo degli investitori sono stati anche i dati diramati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). L’organizzazione parigina ha lanciato l’allarme sulla crescita economica europea, data in costante peggioramento per il 2012. Per l’Italia lo scenario sarà quello di recessione, un fattore che sarà un ostacolo per il governo di Mario Monti, impegnato nel programma di consolidamento fiscale per evitare lo scenario greco. Con 440 miliardi di euro di debito da rifinanziare per il 2012 e con questi tassi, è sempre più difficile che Roma raggiunga tutti gli obiettivi prefissati senza un aiuto.  

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