La crisi europea dei debiti sovrani diventa ufficialmente sistemica. I ministri delle Finanze di Germania, Olanda e Finlandia hanno aperto a un eventuale intervento esterno all’eurozona per una risoluzione delle turbolenze dell’Europa, ormai pienamente contagiata. «Se non ci sono altre alternative, potremmo considerare di potenziare il ruolo della Banca centrale europea», ha detto Jutta Urpilainen, titolare del dicastero delle Finanze in Finlandia. Inoltre, i tre ministri si sono detti convinti che è necessario una modifica dei Trattati Ue. Ma non solo. «Il ruolo del Fondo monetario internazionale potrebbe essere rafforzato tramite i nuovi prestiti bilaterali», ha aggiunto la Urpilainen. Chiaro il riferimento ai due nuovi fronti della crisi, Italia e Spagna.
La crisi sta mordendo anche nel cuore dell’Europa. Prima la Francia, poi la Germania. Come ha ricordato il membro del direttivo della Bce José Manuel González-Páramo «la crisi greca sta degenerando e sta contagiando anche la Germania». Dopo la fallimentare asta di Bund decennali di questa settimana, Berlino sta minimizzando, ma è consapevole che l’eurozona sta vivendo il peggior momento della sua storia. Dopo Grecia, Irlanda e Portogallo, la prossima sulla lista dei Paesi richiedenti un aiuto finanziario potrebbe essere la Spagna. Subito dopo, o quasi in contemporanea, come anticipato da Linkiesta, potrebbe esserci l’Italia.
Il nuovo governo di Mariano Rajoy è pronto a chiedere il sostegno internazionale per far fronte alla crisi spagnola. La notizia è riportata da Reuters che, citando fonti vicino al dossier, spiegano che una delle prime azioni del Partido Popular sarebbe quella di aprire delle linee di credito o con il Fondo monetario internazionale o tramite il fondo Efsf. I portavoce del partito di Rajoy hanno declinato ogni commento. Per ora ci sono diverse certezze. In primis, quelle del Fmi che in settimana hanno completamente adottato il nuovo assetto di prestiti bilaterali, incrementati rispetto al passato e resi più flessibili per i Paesi in crisi di liquidità. Sul fronte iberico, invece, sono i fondamentali economici che continuano a spaventare. La recessione è alle porte, con un Pil in revisione al ribasso per l’anno in corso, dall’1,3% allo 0,8 per cento, secondo le stime del Banco de España. Inoltre, il governo ha già comunicato «probabilmente» non sarà raggiunto l’obiettivo di riportare il rapporto deficit/Pil, che ha toccato quota 9,3% nel 2010, sotto il 6 per cento. A peggiorare la situazione spagnola ci ha poi pensato la crisi del sistema bancario, che sta rallentando il processo di riforma iniziato dall’ex premier José Luis Rodríguez Zapatero tramite il Fondo de Reestructuración Ordenada Bancaria (FROB). L’ultima operazione è di pochi giorni fa. Dopo Ccm, Cajasur e Caja de Ahorros del Mediterráneo, pure il Banco de Valencia è saltato ed è stato commissariato dal Banco de España, che tramite il FROB inietterà 562 milioni di euro per la ricapitalizzazione. Di qui, la decisione di poter chiedere un sostegno al Fmi.
Dopo la Spagna, l’Italia. Il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, ha oggi dichiarato che Roma sta affrontando «sfide incredibili nel processo di consolidamento fiscale, che è fondamentale per la ripresa del Paese». Il rendimento dei titoli di Stato italiani è sempre oltre quota 7% e questo fatto non può che rallentare la road map del nuovo governo di Mario Monti, che molto probabilmente nel 2012 dovrà anche fronteggiare una recessione economica. Il debito pubblico e la sua sostenibilità a questi tassi d’interesse saranno il tema principale del primo trimestre del prossimo anno, quando nell’ultima settimana di gennaio andranno in asta titoli di Stato per 30 miliardi di euro, come oggi ha ricordato l’Economist. E non si può escludere che possa arrivare un sostegno esterno, forse proprio grazie alle nuove linee di credito del Fmi, come spiegato da un funzionario dell’istituzione di Washington a Linkiesta.
Anche sul versante bancario, invece, continuano le turbolenze. Come riporta il Financial Times, la tedesca Commerzbank sta pensando di creare una bad bank nella quale inserire tutti i titoli dei debiti periferici ormai deteriorati. Il peso dei bond governativi nei bilanci di una delle più grandi banche tedesche si sta facendo sentire, come per Deutsche Bank. La ristrutturazione del debito ellenico sta deragliando, dopo il completo disaccordo fra governo greco, creditori e Institute of international finance (Iif), la lobby bancaria internazionale. Il ministero delle Finanze greco, poche ore fa, ha comunicato di voler condurre le trattative da sola, creditore per creditore, senza alcun intervento esterno. Questo potrebbe significare un ulteriore ritardo nel processo di fallimento controllato della Grecia. L’agonia di Atene e dell’eurozona non conosce fine.