Con la sola ragioneria, i conti continueranno a non tornare. L’Italia non si salverà dalla crisi mondiale che sul nostro paese sembra pesare il doppio, solo svolgendo con diligenza il compito che l’Europa e la Bce ci ricordano. Il nostro governo non è chiamato ad accontentare Sarkozy che parla più volentieri dei nostri guai che non dei suoi. L’urgenza di far ripartire l’Italia riguarda piuttosto centinaia di migliaia di imprese e famiglie italiane.
A due settimane quasi dal suo insediamento, al governo di Mario Monti che in questi giorni sta limando la lista di viceministri e sottosegretari, è chiesto uno scatto. Abbiamo incassato e lodato il rinnovato capitale di serietà e credibilità che il nuovo esecutivo aveva come missione primaria, dopo le brutte figure raccolte dal governo Berlusconi nei mesi scorsi. Primaria, ma certo non unica né tantomeno sufficiente. Perché non basta svolgere con attenzione e rigore il compito di controllo del bilancio statale che ci chiedono europa e mercati. Non basta perché il pareggio di bilancio rischia di essere una chimera cui finiremo con l’impiccarci, se il paese non ricomincia davvero a crescere.
Già, la crescita. Una missione che pare impossibile, dato il contesto internazionale, e a cui però l’Italia non deve assolutamente rinunciare, se non vuole che il dramma ipotizzato diventi realtà. Le stime europee vedono il nostro Pil in crescita dello 0,1% per l’anno prossimo, mentre la stima Ocse parla addirittura, oggi, di un calo dello 0,5 per cento. La parola “recessione” è la traduzione esatta di queste previsioni. Una prospettiva che l’Italia non può permettersi, e rispetto alla quale il doveroso rigore nella tenuta dei conti secondo le metriche europee rischia di essere solo la garanzia di un tracollo affrontato con compostezza e sobrietà.
E dunque, cosa suggeriamo al Premier Mario Monti? Anzitutto, di fare un discorso di verità al paese. Gli italiani sono tante cose, ma certo non sono stupidi. Se ben spiegata, la crisi attuale sarà compresa sia nelle sue cause passate che – cosa ben più importante – nei suoi possibili effetti futuri. Il Professore infranga per un quarto d’ora la sua inappuntabile immagine di tecnico rigoroso, e parli a un paese che ancora non sa, o non sa del tutto, quanto male possiamo farci se non attuiamo politiche rigorose, non combattiamo l’evasione fiscale e, soprattutto, non ricominciamo a crescere. Faccia sentire che lo stato e il governo possono essere vicini, da subito, a un paese in debito di ossigeno. Dica alle imprese che lo stato italiano, un pessimo pagatore quando è il committente, troverà presto il modo per saldare i suoi debiti. Spieghi alle famiglie e ai cittadini come, concretamente, possono ripartire i consumi. Illustri quali sacrifici chiederà, e a chi: ma non in nome di un freddo “pareggio di bilancio” difficilmente perseguibile. Spieghi per quale strada l’Italia può diventare nuovamente grande.
Come capita spesso, durante le crisi epocali, sofferenza e opportunità sono due facce di una medaglia sola. Mario Monti accompagni il paese a questa comprensione, senza indugiare troppo con la tattica che gli impongono le geometrie politiche o le prudenze dei colleghi professori-ministri. Gli italiani capiranno. Il parlamento non potrà sottrarsi dal seguirlo e sostenerlo.