Twitta @Jakoposki: «Monti sconfiggerà il default semplicemente cambiando le impostazioni del suo smartphone». Risponde @fdecollibus: «Monti può piegare un pensiero con un cucchiaino». E ancora, @AndreaGirvasi: «Quando Monti va a Piazza Affari la scultura di Cattelan alza il pollice».
In principio era Chuck Norris. L’attore americano divenuto famoso nei panni di Cordell Walker, il ranger texano rude ma buono, aveva trovato una nuova, mitologica giovinezza sul web grazie ai “Chuck Norris facts”. Resoconti di mirabolanti quanto improbabili imprese ardite che nessun uomo, tranne lui, il giustiziere un po’ Conan il Barbaro e molto Tex Willer, avrebbe mai potuto portare a termine. Oggi il ruolo dell’invincibile guerriero che salta i fossi per lungo, divide per zero, fa sciogliere (letteralmente) le donne con lo sguardo e spaventa persino il Babau in persona tocca a Mario Monti. Un “salvatore della Patria” così smaccatamente esaltato dai media di mezzo mondo, italiani in testa, da aver solleticato non poco le ironie della rete. Che, in queste ore, si scatena sul Twitter attraverso l’hashtag #montifacts.
Ma facciamo un piccolo, doveroso passo indietro. Correva l’anno 2006, e attorno alla figura dell’Almighty Chuck mietevano fortuna e consensi decine di umoristi americani e non, professionisti e improvvisati. Lo “Zoo”, la trasmissione dissacrante di Radio 105, idolo dei ragazzini, gli aveva dedicato una rubrica quotidiana. Nonciclopedia era riuscita proprio con Chuck a sdoganarsi dal suo pubblico di soli smanettoni Under18, facendosi conoscere anche al di là dei confini liceal-nerd. Poi però la gallina dalle uova d’oro era diventata un boomerang, tanto da costringere gli amministratori dell’enciclopedia umoristica ad imporre nel disclaimer la regola ferrea in forza della quale ogni nuova freddura su Chuck Norris sarebbe stata cancellata senza appello. Erano ormai diventate troppe, scontate e sempre uguali a se stesse. E l’umorismo inflazionato, proprio come la moneta, non vale più un granché.
Ora però è la volta di Monti, l’accademico bocconiano investito del difficile ruolo di risollevare le sorti nazionali dal baratro del default. Un compito così delicato che, forse, persino Chuck Norris ne avrebbe tratto qualche grattacapo. Cambiato il soggetto, il giocattolo rotto torna a funzionare e a mietere consensi. “Supermario” non avrà mai affrontato Bruce Lee a colpi di kung fu, ma sembra avere comunque tutte le carte in regola per diventare un divo. E così, ecco che il social network che fa cip-cip trasforma (ironicamente) il compassato cattedratico che dice di avere tutte le soluzioni in tasca nel nuovo mito della rete.
Gli utenti cinguettano senza posa. Dice @JJSaccolo: «Monti da giovane, a scuola, risanava i debiti di tutti i suoi compagni». Secondo @AndreaMatiz: «Un neutrino è Mario Monti al rallentatore». Rilancia @LiaCeli: «Quintino Sella teneva in camera sua il poster di Monti». Per @fdecollibus «Lo spread continua a salire perché a Monti non piace vincere facile». E c’è chi, come @Satira_scadente, riesuma addirittura un altro tormentone del web di qualche tempo fa, il sindaco meneghino Giuliano Pisapia: «In realtà Pisapia quella macchina la voleva rubare, ma Monti non glielo permise».
Ma se dietro la sua folta barba Chuck Norris nascondeva un altro pugno, al posto del mento, cosa nasconde il suo emulo italiano? Forse, ironizza la rete, soltanto un altro punto di spread.