Chi chiamare se c’è un problema? Ora ci si può rivolgere anche a Uribu. Una “civetta del web” che vuole “mettere il becco” in tutti i problemi quotidiani. Una sorta di Striscia la Notizia open source, dove a segnalare i casi e a portarli all’attenzione del pubblico sono gli stessi utenti, attraverso post, immagini e persino video. Ma anche un Mi manda Raitre fatto in casa, dove i “furbi” vengono di volta in volta messi davanti al fatto compiuto con un clic. Il tutto in forma del tutto anonima.
Uribu l’hanno inventato quattro ragazzi italiani di età compresa tra 17 e 23 anni, accomunati dalla passione per il web e per la filosofia “wiki”. A spingerli a creare Uribu è stato anche il successo riscosso dai segreti diffusi da Wikileaks. Andrea, Carlo, Alessio e Andr3a92 (nickname, ndr). Vengono dai quattro angoli dell’Italia, si conosciuti in Rete e hanno scoperto di avere molte cose in comune. Tra queste, la grande ambizione di raddrizzare ciò che sembra non andare per il verso giusto e ci hanno provato attraverso il social e le opportunità del web 2.0.
«Se per te l’abbandono di un cane, il maltrattamento di un disabile, la sosta su uno scivolo del marciapiede o un semplice autista che non rispetta le fermate pubbliche e altri milioni di esempi sono azioni normali, chiudi pure questo sito» recita il messaggio di apertura nell’homepage di uribu.com. «In caso contrario – prosegue – se credi che il rispetto, la giustizia siano fondamentali rimani pure e aspetta la nascita di Uribu».
La loro creatura è una vera e propria piattaforma web di denuncia on-line. «In Uribu – spiegano i quattro programmatori – si possono segnalare in maniera del tutto anonima soprusi o malfunzionamenti di servizi pubblici e privati. Esistono specifici form dedicati ognuno ad assolvere alle segnalazioni inerenti una specifica area tematica: ad esempio quelli per i trasporti pubblici, quello per la sanità, per l’istruzione o per le infrazioni stradali, come un suv che parcheggia su uno scivolo per disabili, e così via». Il sito sarà pienamente operativo entro la metà di dicembre. Per il momento è soltanto un’interfaccia grafica con la quale si sonda l’interesse degli internauti per la nuova iniziativa. Ma già nei primi giorni di attività Uribu sta lentamente smuovendo la curiosità della Rete.
E va a caccia di mecenati per sopravvivere: «Già prima di nascere Uribu ha avuto problemi economici. I server costano. E anche la gestione del sito, per quanto cerchiamo di ridurre al minimo le spese facendoci tutto da noi». Così il team di Uribu cerca dei finanziatori. E si rivolge «a chi crede ancora che, nonostante tutto, l’Italia sia un bel posto dove stare». E cioè? «Ci piacerebbe poter avere il sostegno di qualcuno come Diego della Valle – confessano – un imprenditore che ha sempre mostrato un grande interesse verso i giovani». Ma i quattro ragazzi pensano anche ad un sostentamento attraverso le micro-donazioni degli utenti con Paypal. Proprio come Wikileaks.
Intanto, in attesa di sponsor, si va avanti a lavorare sulla messa a punto. Quando la macchina sarà a pieno regime, dicono gli inventori di Uribu, puntare il dito contro tutto ciò che non funziona non sarà mai stato così facile: «In ogni form si potrà inserire la propria segnalazione con tanto di foto. In questi giorni stiamo sviluppando un metodo semplice per inserire anche video in modo anonimo. Inoltre, ogni segnalazione si potrà condividere attraverso Facebook e Twitter, e si potrà commentare con i propri amici e con gli altri utenti del sito».
Ogni segnalazione potrà anche essere votata dai visitatori, con una sorta di “feedback” da 1 a 5 stelle, «in modo che le segnalazioni con i punteggi più alti – spiegano – possano essere trovate più facilmente e appaiano nella sezione news. Ma anche per permettere di individuare attraverso il riscontro degli stessi utenti le segnalazioni veraci da quelle fasulle, che verranno ovviamente eliminate». Il protagonismo degli utilizzatori di Uribu sarà fondamentale: «Soltanto grazie alla partecipazione degli utenti sarà possibile avere un servizio trasparente, nonché un potente mezzo di comunicazione privo di censura ed alla portata di tutti».
I quattro giovani raccontano così la genesi della piattaforma: «Uribu nasce in un periodo molto difficile per l’Italia. Un periodo dove molto spesso a rimetterci per gli sbagli fatti da altri sono proprio la maggior parte dei cittadini, che possono solo piegarsi e abbassare la testa. Per questo Uribu è un sito di denuncia. Denuncia di tutto quello che ci accade di negativo ogni giorno. È una civetta che sta ferma, guarda, ascolta, ma poi racconta e dice la sua. Uribu vuole cambiare il concetto del diritto, dell’uguaglianza e della giustizia sul web: se ti hanno tolto la parola fino ad ora è arrivato il momento di riprendertela».