Passera: “Il governo Monti sia un governo politico”

Passera: “Il governo Monti sia un governo politico”

Secondo la Banca d’Italia il numero dei Neet (not in education, employment or training), i giovani che non studiano e non cercano un’occupazione, ha toccato quota 2,2 milioni, ossia oltre il 23% degli under 30 italiani. Un generazione perduta, sfiduciata da un sistema di accesso al lavoro nel quale il criterio non è il merito ma la raccomandazione: secondo dati Isfol 2011, oltre il 30% degli occupati tra i 18 e i 64 anni dichiara di aver ottenuto l’impiego tramite conoscenze. Ma sono proprio le nuove generazioni a organizzarsi e “fare rete” per reagire con “Avanti i prossimi”, un’assemblea organizzata dall’agguerrito gruppo di giovani professionisti che compone RENA, la Rete per l’Eccellenza Nazionale. Obiettivo discutere di meccanismi di accesso al lavoro. Tra gli ospiti Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa San Paolo, secondo cui «il nuovo governo dovrà ridurre il debito pubblico e rilanciare la crescita per creare posti di lavoro perché l’ emergenza numero uno è l’ occupazione».

Cosa dovrà fare a suo avviso il nuovo governo?
Stiamo giocando con il fuoco. Alcuni giorni fa siamo andati vicinissimi a diventare una seconda Grecia e se accadesse una cosa del genere sarebbe difficilmente gestibile a livello europeo. Se lasciamo scivolare la situazione nella migliore delle ipotesi ci commissarieranno. Dobbiamo invece dimostrare che l’ Italia può farcela. I partner europei e mondiali vogliono capire se la classe dirigente sa lavorare a un piano molto concreto per risanare i conti pubblici e per rilanciare crescita e occupazione. Di tempo ce n’è pochissimo e lunedì o martedì dobbiamo dare un segno.
Sul fronte del risanamento molto lavoro è stato già fatto e sono stati delineati i provvedimenti per il pareggio di bilancio. Ma dobbiamo andare oltre e ridurre il debito nei prossimi due anni e sapere che, nel medio periodo, il debito pubblico è sostenibile solo se c’è la crescita. Queste riforme non si fanno solo per questioni di bilancio, ma anche per creare posti di lavoro visto che l’ occupazione è l’ emergenza numero uno e il disagio occupazionale è sottostimato.

Quali sono i luoghi comuni di cui liberarsi nel dibattito pubblico sui temi della crescita?
Di certo l’idea del silver bullet, di una bacchetta magica. Non c’è una singola cosa in grado di cambiare e rimettere in moto l’economia. Bisogna operare su più livelli, dai conti pubblici, alle infrastrutture, dai sindacati, alle liberalizzazioni. Non è un elenco della spesa, servono tutte queste cose allineate.

Lei è d’accordo sulla scelta di un governo tecnico?
I governi tecnici non esistono perché devono avere la fiducia del Parlamento e avere un vasto consenso sul risanamento e sul rilancio. Chiunque verrà scelto, e spero sia Mario Monti , dovrà riportare al Parlamento e sarà il Parlamento sia a dargli la fiducia sia ad approvare le varie scelte legislative. Una grande politica sta nel distribuire equamente sacrifici e benefici. Questo è un momento della storia in cui l’ Italia si deve trovare unita.

Quindi lei spera che l’incarico sia affidato a Mario Monti?
È una figura autorevole in Europa, che dà credibilità e tutti dobbiamo appoggiare lo sforzo che il presidente della Repubblica sta facendo. Abbiamo la fortuna di avere a disposizione un personaggio credibile e tutti ci dobbiamo impegnare perché il suo tentativo abbia successo. L’ Italia non deve perdere l’ occasione di ripresa offerta da un possibile governo guidato da Mario Monti, ma perché il suo esecutivo abbia successo serve uno sforzo comune, che al momento non sembra essere sufficiente. Dobbiamo fare in modo che il suo tentativo abbia successo. L’ esercizio di Monti deve essere sostenuto da tutte le forze della società. Quello che ancora si sente nelle ultime ore non è sufficiente in termini di unità, di sforzo e di impegno.

Lei sarebbe disponibile a dare una mano, magari a fare il ministro?
La cosa è in mano al presidente della Repubblica e a Mario Monti. Qualsiasi cosa detta su questi temi creerebbe solo confusione. Per cui quello che dico è che tutti, mondo della politica e classe dirigente, dovranno appoggiare, stando ognuno dov’è, lo sforzo che Monti e Napolitano faranno.

Quanto è responsabile Silvio Berlusconi di questa situazione di crisi?
Quello che emerge sono una bassa credibilità del Paese e una bassa crescita. Siamo in un momento di difficoltà e quindi nessuno può dire che è stato fatto abbastanza. Ma ho fiducia sulla capacità del nostro Paese di crescere.

Cosa rischia il sistema bancario italiano?
Il sistema bancario italiano ha dimostrato nel corso della crisi precedente di essere uno dei sistemi più solidi. L’Italia è uno dei pochi paesi al mondo in cui il pubblico non ha dovuto mettere soldi per salvare o rafforzare le banche. Questo dimostra che essere rimasti banche dell’economia reale è stata una buona decisione. In questa seconda crisi, stiamo continuando a dimostrare notevole forza, il solo fatto che il credito all’economia continui a crescere, malgrado le grandi difficoltà, è un buon segno.

Rifarebbe l’operazione Alitalia?
Sì, perché Alitalia è la dimostrazione che quando ci si impegna si ottengono dei risultati.  

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