Per i diretti interessati è un diritto acquisito. Per tanti italiani un privilegio inaccettabile. L’ultima a sollevare le polemiche sul vitalizio riservato ai parlamentari in pensione è stata – suo malgrado – l’ex pornodiva ungherese Ilona Staller. Che tra due giorni, compiuti i sessant’anni, accederà all’assegno. Fu eletta coi radicali nella decima legislatura. Critiche, accuse, attacchi personali. “Intanto gli insulti li prendo solo io” si è lamentata Cicciolina (così il suo nome d’arte). «Sono diventata il capro espiatorio di questa situazione». E forse non ha tutti i torti. Perché nel silenzio dei media, i parlamentari che negli ultimi mesi hanno iniziato a beneficiare del vitalizio sono tanti. Quasi tutti perfetti sconosciuti, ma non solo.
A ottobre è arrivato il primo assegno per l’ex giornalista de L’Economist Tana De Zulueta. In Parlamento ha lavorato per dodici anni: dal Senato alla Camera, prima con i Ds poi con i Verdi. «Effettivamente godo di un trattamento molto privilegiato», ammette al telefono con un po’ di imbarazzo. Poi si difende. «In ogni caso – spiega l’ex deputata – i contributi che ho versato sono sostanziosi. E per sedere in Parlamento ho stroncato una carriera giornalistica. Lei lo sa che nelle redazioni inglesi l’aspettativa non esiste?». In Italia qualcuno grida allo scandalo. «Forse ci vorrebbe più equità – dice Tana De Zulueta – personalmente sarei disposta a posticipare il vitalizio. Anche di altri cinque anni».
Maura Cossutta riceve l’assegno da luglio. Deputata di Rifondazione e dei Comunisti italiani, è la figlia dello storico dirigente Armando. «Credo che su questo argomento si stia facendo un po’ di confusione – racconta – Questa non è una pensione, come invece molti credono. Non fa parte del sistema previdenziale. Direi piuttosto che si tratta di un risarcimento». Dopo la parentesi parlamentare Maura Cossutta è tornata a fare il medico: «E negli anni in cui sono stata a Roma la mia carriera professionale è stata danneggiata». Poi chiarisce: «Per carità, se ci sono state degenerazioni è giusto rivedere il meccanismo dei vitalizi. Specie in un momento in cui ai cittadini sono chiesti più sacrifici. Ma al netto delle demagogie credo che il principio resti valido: l’assegno garantisce ai parlamentari di essere liberi dalle pressioni esterne. E permette di fare politica anche a chi non ha i mezzi economici».
Il tema è spinoso. Qualcuno non ha troppa voglia di parlarne. «Ancora con queste storie? – sbuffa l’ex ministro Katia Bellillo, che riceve il vitalizio dallo scorso febbraio – c’è troppo populismo su questo argomento. Non dico nulla, tanto poi sui giornali viene sempre strumentalizzato tutto». Dopo lo sfogo, la confessione: «Tutta questa polemica ha l’unico obiettivo di colpire la politica. Io prendo il vitalizio, perché mi dovrei vergognare? Senza un riconoscimento economico non mi sarei mai potuta permettere di andare in Parlamento per oltre dieci anni. Anni in cui ho lavorato per 12 ore al giorno. Vogliono abolire i vitalizi? Facciano pure, ma prima mi restituiscano con gli interessi tutti i soldi che ho versato in quel periodo».
Chi si ricorda del socialista Mauro Del Bue? Lui i sessant’anni li ha compiuti la scorsa primavera. Grazie a una norma ora abrogata, però, incassa il vitalizio già dal 2008. «E per riscattare sei anni di contributi ho pure dovuto pagare 140 milioni di lire» racconta un po’ stizzito. «Alla fine però ne vale la pena – confida – perché prendo circa 4.200 euro netti al mese». Anche Del Bue – oggi assessore allo Sport di Reggio Emilia – non apprezza il populismo imperante. «Se vogliamo abolire i privilegi è giusto che a pagare siano tutti: dai magistrati ai giornalisti della Rai». La politica sembra passare in secondo piano. «Io non vivo certo nell’oro. Non prendo mica 20 mila euro al mese».
Chissà cosa ne pensa Tommaso Barbato. Ex senatore dell’Udeur passato alla storia dell’ultima legislatura per la scenata a Palazzo Madama (qualcuno ricorda anche uno sputo in faccia) con il collega Nuccio Cusumano, reo di aver deciso di sostenere il governo Prodi. Stando ai dati anagrafici Barbato avrebbe dovuto maturare il diritto al vitalizio nei primi mesi del prossimo anno. Ma non potrà incassare alcun assegno. «Nel 2007 – spiega – l’ufficio di presidenza del Senato decise di ridurre i costi dei vitalizi. Privandone i parlamentari che non erano stati in carica per più di trenta mesi». Il paradosso è che di quell’organo faceva parte anche Barbato. «Io sono un servitore dello Stato, non ho pensato al mio interesse». E adesso ne paga le conseguenze. «La politica mi ha distrutto – si sfoga – Vivo con 1.700 euro al mese. Pensare che per andare a fare il parlamentare ho lasciato anche il seggio al Consiglio Regionale della Campania».
A Salvatore Buglio, il metalmeccanico eletto alla Camera con i Ds e la Rosa nel Pugno, il vitalizio dovrebbe iniziare ad arrivare tra meno di un mese. Giusto in tempo per Natale. Anche lui, però, ha anticipato un po’ i tempi. Grazie a una vecchia normativa incassa l’assegno già da cinque anni. «Ma lo sapete che c’è la crisi in Europa? – alza la voce – E invece voi giornalisti mi chiamate tutti i giorni solo per parlare di questo vitalizio». Poi si calma e spiega: «Io ho fatto l’operaio davvero, mica per finta. Ero povero. Quindi anche se mi togliessero l’assegno non avrei problemi». Poi avanza una proposta. «Vista la situazione economica del Paese facciamo un patto. Priviamoci del trenta per cento dell’assegno da ex parlamentari e destiniamolo allo Stato. Certo, non si risolveranno i problemi. Ma almeno dimostreremo che anche noi siamo responsabili». Il progetto adesso c’è. Chi è interessato può farsi avanti.