L’ultima asta italiana di titoli di Stato è andata secondo le previsioni. L’aspettativa era per un calo dei rendimenti e questo è successo, anche se i tassi d’interesse rimangono molto elevati. Rimane elevato lo spread tra Btp e Bund, cioè il differenziale fra il rendimento dei titoli decennali italiani e quelli tedeschi, ancora oltre i 510 punti base. Se il Tesoro può tirare un sospiro di sollievo in questo finale di 2011, così non potrà fare nel 2012. L’ammontare per il quale l’Italia scenderà sui mercati nel prossimo anno toccherà i 440 miliardi di euro. E farlo in queste condizioni non è sostenibile.
Tutto come da aspettativa. Per l’ultimo appuntamento del 2011 con il debito italiano, gli operatori erano tranquilli. In asta andavano diverse tranche di titoli di Stato: i Btp a tre anni (fra 2 e 3 miliardi di euro), a dieci anni (1,5 – 2,5 miliardi), più la riapertura della quindicesima tranche del Btp 2021 (1 – 2 miliardi) e i Certificati di credito del Tesoro indicizzati al tasso Euribor a sei mesi (CCTeu), in asta per un range compreso fra 500 milioni e un miliardo. I Btp triennali sono stati collocati per 2,538 miliardi di euro, con un bid to cover di 1,364 e un rendimento del 5,62%, in calo rispetto al 7,89% del 29 novembre scorso, cioè il massimo dall’introduzione dell’euro. Il Btp con scadenza 2021 è stato invece piazzato per 1,176 miliardi di euro, bid to cover 1,579 e un rendimento del 6,70 per cento. Il Btp decennale (marzo 2022) è stato assegnato per 2,5 miliardi di euro, con un bid to cover di 1,357 e un tasso d’interesse del 6,98%, in forte riduzione rispetto al 7,56% dell’ultima asta. Peggio hanno fatto i CCTeu, che sono stati collocati al 7,42%, in rialzo rispetto all’asta precedente, avvenuta il 30 agosto scorso. L’assegnazione di questi titoli è stata per 803 milioni di euro, con un bid to cover di 1,97, in aumento nel confronto con l’ultimo collocamento.
Come già spiegato nei giorni scorsi, il vero test sarà il primo trimestre 2012. Nei primi tre mesi dell’anno andranno in collocamento titoli di nuova emissione per 30 miliardi di euro. Scendere sui mercati a questi tassi d’interesse significa diminuire i margini operativi della manovra economica. Non c’è timore per la domanda di titoli di Stato, grazie soprattutto alle operazioni messe in campo dalla Banca centrale europea nelle ultime settimane. C’è però preoccupazione che, con le nuove emissioni, gli investitori possano chiedere rendimenti via via più elevati, in grado da compensare i rischi attesi nel lungo periodo.
La Bce può agire nel breve e medio termine, ma nel lungo rimangono le problematiche che stanno mettendo in ginocchio l’eurozona. Non è un caso che, subito dopo l’asta di oggi, l’Eurotower abbia ricominciato a comprare titoli di Stato italiani a lungo termine tramite il Securities markets programme (Smp), lo speciale programma con cui la Bce acquista bond governativi. L’istituzione di Francoforte ha comprato nella parte alta della curva, chiedendo i prezzi per diverse scadenze a lungo termine. Lo ha fatto, tuttavia, per importi molto modesti, non superiori ai 10 milioni di euro. Questo perché, per quanto riguarda le prossime scadenze, le banche europee potranno utilizzare i fondi del Long term refinancing operation (Ltro), cioè l’operazione di rifinanziamento a lungo termine messo in atto nella scorsa settimana. Il resto dovrà arrivare dalle decisioni del prossimo Consiglio europeo del 30 gennaio, in cui si discuterà il nuovo patto fiscale che ha fatto infuriare il Regno Unito e i poteri del fondo salva-Stati permanente, lo European stability mechanism (Esm), la cui messa in campo avverrà il prossimo luglio, con un anno di anticipo.
Nel frattempo, tuttavia, la reazione avuta dai mercati non è stata positiva. L’euro nel cross contro il dollaro è sceso ai minimi dal settembre 2010, calando ampiamente sotto quota 1,29. Il timore per una recessione di cui già oggi si possono scorgere i primi segnali stanno facendo cambiare una volta per tutte le strategie degli investitori. Ma non solo. L’altro driver negativo è arrivato da Francoforte. Stando agli ultimi dati diffusi dalla Bce, in novembre sono calati anche i depositi presso le banche italiane, passati dai 1.402 miliardi di euro di ottobre ai 1.364 miliardi di un mese fa. Più contenuto il calo in Grecia, Spagna e Portogallo. E questa non esattamente una notizia confortante.