Comuni senza soldi, ma la nuova Ici andrà allo Stato

Comuni senza soldi, ma la nuova Ici andrà allo Stato

Presto e bene non stanno insieme, dice il proverbio. Mancava il tempo, e la bozza della manovra da presentare al summit europeo di venerdì, sebbene per la prima volta tocchi pensioni e casa, due ambiti dal fortissimo valore “simbolico” per gli italiani, non contiene ancora misure strutturali a sostegno della crescita. È questa l’opinione degli esperti a cui Linkiesta si è rivolta, per capire quali dei provvedimenti che in questi istanti il premier sta presentando alle Camere siano più opportuni e quali invece siano ancora da limare nel dibattito parlamentare. Fermo restando che, nei saldi finali, il pacchetto Monti è in linea con le due precedenti manovre estive: in quella varata a giugno scorso la proporzione tra nuove entrate e tagli era 60%-40%, mentre nel provvedimento illustrato ieri è pari a 57% – 43%, cioè 17 miliardi di nuove entrate e 13 di tagli alla spesa pubblica. Non potendo trattare ogni singolo aspetto del disegno, sono state prese in considerazione quattro misure specifiche, tre in grado di rimpinguare velocemente le casse dello Stato (cioè l’aumento dell’Iva di due punti percentuali, l’incremento dell’Ici-Imu e la riforma delle pensioni) e una misura a sostegno della produttività delle imprese come l’eliminazione dell’Irap ai fini del calcolo dell’Irpef e dell’Ires.

Ici – Imu. La bozza prevede l’anticipazione al 2012 (dal 2014) dell’introduzione dell’Imu, l’imposta unica municipale che nel quadro del federalismo fiscale avrebbe dovuto sostituire l’Ici, che invece ritorna dal prossimo gennaio con una quota del 4 per mille per la prima casa, con la deducibilità dei primi 200 euro per i proprietari di una sola abitazione, e del 7,6 per mille per la seconda abitazione. Come base imponibile per il calcolo dell’Ici-Imu, la rivalutazione al 60% della rendita catastale che passa dal 5 all’8 per cento. Del gettito stimato, pari a 11 miliardi di euro, non è ancora chiara la percentuale che rimarrà nelle casse degli enti locali e quella che invece finirà nel calderone per finanziare le esigenze dello Stato centrale. «Da quello che si evince il gettito sarà riportato al centro attraverso una forma di compartecipazione», spiega Alberto Zanardi, docente di Scienza delle finanze all’Università di Bologna ed esperto di federalismo, che osserva: «è stata fatta un’operazione sulla vecchia Ici, che gonfiata con la rivalutazione rendite catastali, porta a una crescita rilevante dei gettiti». «Tuttavia questi 10-11 miliardi», nota ancora Zanardi, «non se li tengono i Comuni, per fare in modo che se li tengano bisogna ritagliare dal gettito un’aliquota di compartecipazione dello Stato, al netto del patto di stabilità che invece va inasprendosi». Conclude il professore: «Ritengo che un modo diverso di ottenere lo stesso risultato, in termini di attribuzione fra Stato è Comuni sarebbe stato lasciare il gettito Ici ai Comuni, abbassando le aliquote di compartecipazione su altri tributi. Si tratta di una quesitone tecnica ma importante perché farebbe si che questa imposta rimanesse unicamente ai Comuni».

Iva. L’aumento dell’Iva sarà di due punti percentuali dal settembre 2012 (dal 21 al 23% e dal 10 all’11% ) e scatterà solo in caso di necessità. «In prospettiva è molto difficile che possa entrare in azione nel piano di una situazione recessiva prevista per il 2012, come ha sottolineato ieri sera lo stesso Grilli», afferma Paolo Guerrieri, ordinario di Economia politica alla Sapienza di Roma, che su questa imposta non ha dubbi: «va riconsiderata». Sulla stessa lunghezza d’onda Claudio Siciliotti, presidente dell’Ordine dei Commercialisti: «l’aumento dell’Iva di 2 punti percentuali è, se possibile, qualcosa da scongiurare prima che arrivi il termine previsto per la sua applicazione. Bisogna però dire che, siccome si trattava di riempire di contenuti le somme che nella precedente manovra erano state stanziate in bilancio, senza che venissero in alcun modo definite nel reale dettaglio, questa misura è comunque un passo avanti in termini di chiarezza rispetto al quadro precedente. «Per fortuna», conclude Siciliotti, «c’è il tempo per provare a escogitare qualche soluzione meno recessiva».

Irap. Come ha spiegato ieri sera il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, l’esecutivo ha deciso di «defiscalizzare il costo del lavoro sul computo dell’Irap» ai fini del calcolo Ires e Irpef. Per Giulio Sapelli, ordinario di Economia politica e Storia economica alla Statale di Milano (socio e blogger de Linkiesta): «l’Irap finanziava i costi della sanità, ma è un’imposta che non andava introdotta dall’inizio, che penalizza l’occupazione e gli investimenti. Nessuna economia può crescere con una tassazione sulle imprese che sfiora il 50 per cento». Un’impostazione condivisa da Paolo Guerrieri: «Considero positivo lo scorporo dell’Irap, un’esigenza condivisa e generalizzata, quasi “scontata” nel mondo delle imprese. Ciò che mi aspetto a breve è un intervento sugli oneri fiscali lavoro-imprese e la reintroduzione della famosa “dual income tax”, perché il fronte dell’export sta soffrendo moltissimo e bisogna sostenerlo in tutti i modi con un alleggerimento delle aliquote».

Pensioni. Dal 2012 si passerà da un sistema retributivo al contributivo, ci sarà il blocco dell’indicizzazione all’inflazione delle pensioni superiori ai 935 euro al mese e l’aumento dell’età pensionabile delle donne nel settore privato (63 anni dal 2012) e il raggiungimento delle pensioni d’anzianità con 42 anni di contributi per gli uomini e 41 per le donne. «Il passaggio al contributivo per tutti andava fatto molto prima», sostiene ancora Guerrieri. Uguale e contraria l’opinione di Sapelli: «Direi che il neoliberismo contributivo non è il sistema migliore, ma avvia gli italiani alla povertà. Si tratta di una misura in continuità lineare e logica con il governo Berlusconi, che non poteva toccare le pensioni avendo la Lega contro».  

Per approfondire: la bozza del provvedimento 

Clicca sul documento per scaricare il file in formato .pdf (altrimenti clicca QUI)Clicca sul documento per scaricare il file formato .pdf (altrimenti clicca QUI)