Concorso in università: in 12 hanno i requisiti, il posto va al tredicesimo

Concorso in università: in 12 hanno i requisiti, il posto va al tredicesimo

Caro Direttore,

In mezzo al dibattito sui temi dell’equità, del rigore e della crescita, vi segnaliamo una piccola storia mostra l’enorme debito culturale che questo paese accumula, e sul quale gli interessi, tuttavia, non sembrano mai avere problemi di sostenibilità.

Nella guerra tra poveri che sta diventando la ricerca di un posto all’interno dell’accademia italiana, questa volta è l’Università del Piemonte Orientale, a dare l’esempio. Naturalmente cattivo. Capita che è stato bandito un concorso, uno di quelli rari, ormai, come una stella alpina: un posto da ricercatore a tempo indeterminato,

Capita che, a questo concorso, si iscrivano in 13: 12 persone che hanno un curriculum di tutto rispetto, con almeno un articolo pubblicato su una rivista internazionale, di quelle che hanno un alto impact factor, come si dice nel gergo.
Poiché, tuttavia, il 13 è un numero sfortunato capita che, senza scomodare la Danimarca, ci sia del marcio anche nell’alessandrino. O così sembri. Innanzitutto, la commissione che valutava i candidati sceglie di non tenere conto degli indici bibliometrici per la selezione del ricercatore: non ha peso adeguato, insomma, il record delle pubblicazioni.

Sarebbe come scegliere, tra una lista di chirurghi che devono fare una delicata operazione, senza considerare l’esperienza comprovata nelle sale operatorie del medico designato a intervenire.

Il concorso è stato vinto da una candidata interna. Scorrendo il suo curriculum vitae si evince, ohibò, che non ha alcuna pubblicazione certificata.

Vanta tuttavia, la vincitrice, alcuni working papers tutti in co-autorato, ohibò, col presidente della commissione.
Il quale, sempre ohibò, è pure docente all’Università del Piemonte Orientale. Proprio quella del concorso.

Al di là di vuote parole, con scelta di gradazione variabile tra incredulità, sdegno e mancanza di etica della responsabilità, sarebbe ora di chiedersi quando, in questo paese, si farà qualcosa per ridurre lo spread sulla vergogna. 

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