Niente Panda per Luigi de Magistris e per la sua giunta. Il sindaco di Napoli ha disertato l’evento organizzato dalla Fiat per l’avvio della produzione della nuova Panda che sarà realizzata nello stabilimento di Pomigliano d’Arco, al centro dello storico referendum sindacale che ha di fatto sancito la morte della contrattazione collettiva nel comparto metalmeccanico italiano. Dunque de Magistris non ha incontrato né l’ad di Fiat Sergio Marchionne né il presidente John Elkann. Sul suo blog ha spiegato il motivo di questa scelta: «Non è un giorno di festa per il mondo del lavoro e per la democrazia: oggi si celebra la fine del contratto collettivo nazionale e la fine della rappresentanza sindacale. Il modello contrattuale di Pomigliano, quello che comprime i diritti e pone il più grande sindacato metalmeccanico, la Fiom, fuori dalle fabbriche, da ieri è stato esteso a tutti gli stabilimenti del gruppo Fiat e farà scuola anche dal punto di vista generale, cercando di essere imposto erga omnes a tutto il mondo dell’occupazione».
Non è la prima volta che de Magistris si scaglia contro Marchionne e si schiera per la Fiom. Già prima di iniziare la campagna elettorale la sua posizione era netta. E a rafforzarla, dichiarazioni, convegni, dibattiti. Perfino un particolare di poco conto ma significativo: uno degli assunti nel suo staff a Palazzo San Giacomo è tra gli autori di un docufilm anti-Marchionne interpretato dall’attore Paolo Rossi, Ridotte capacità lavorative. «Non ci sarò per coerenza politica, visto che nei giorni “caldi” del referendum-estorsione – attacca ancora il sindaco – mi sono schierato al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici in lotta, che non volevano cedere al ricatto imposto dalla Fiat con quella finta consultazione: la scelta tra disoccupazione e lavoro in cambio dell’autorinuncia ai propri diritti. Quando la democrazia muore nelle fabbriche, cioè nel mondo del lavoro, muore anche nel paese. E questo non può essere celebrato, questo non può essere consentito».
Il suo vice, Tommaso Sodano, invece a Pomigliano oggi ci è andato. Ma restando fuori, manifestando coi lavoratori Fiom: «Il fatto che lo stabilimento Gian Battista Vico non sia stato dismesso – spiega – è un fatto positivo, ma resta inaccettabile che per mantenerlo operativo la Fiat imponga condizioni di lavoro indegne, azzeri la rappresentanza sindacale, distrugga i diritti».
Mentre il sindaco del capoluogo della Campania disertava e il suo vice manifestava, un elicottero portava i manager e i ministri invitati in fabbrica, gli operai applaudivano Marchionne e quest’ultimo lanciava stoccate al suo modo: «Agli scettici, ai detrattori, agli antagonisti per professione rispondiamo con i fatti. La nostra scelta di fare qui la Panda – ha spiegato Marchionne – non è basata su principi economici e razionali. Lo abbiamo fatto considerando la storia della Fiat in Italia, il rapporto privilegiato con l’Italia» e poi, su Irisbus, l’azienda di autobus preesnte in Irpinia che sarà dismessa entro il 2011 l’attacco: «Irisbus non ha mai guadagnato una lira nella sua storia. Non ci sono ordini che non siano stati evasi».