Dominique de Villepin si è candidato inaspettatamente alle Presidenziali del 2012, portando scompiglio nella destra francese e nell’Ump, il partito di Sarkozy. Nel 2004 lo scandalo politico-finanziario Clearstream (dal nome della banca lussemburghese Clearstream) gli impedì di correre per l’Eliseo, estromettendolo per sei anni dalla scena politica. Ora, dopo due processi e due assoluzioni, il delfino di Chirac si dice pronto a «difendere una certa idea di Francia», mettendo in difficoltà il Presidente. Ecco la storia di una lunga, lunghissima rivalità.
Dominique de Villepin, fondatore del partito République Solidaire e storico rivale di Nicolas Sarkozy, ha annunciato ieri la sua candidatura alle presidenziali 2012. Le indiscrezioni circolavano da tempo, ma nessuno le considerava fino in fondo. Anzi, erano in molti a scommettere su un suo passo indietro, anche perché erano mesi che de Villepin e Sarkozy s’incontravano in modo discreto all’Eliseo, dando l’impressione di voler dimenticare i veleni del passato, in favore di un’alleanza contro i socialisti e contro Marine Le Pen. Evidentemente le trattative sono fallite e de Villepin ha deciso di correre da solo, dichiarando di voler risollevare una Francia “umiliata dalle richiesta d’austerità dei mercati” e dalla partitocrazia.
La candidatura di de Villepin è molto pericolosa per Sarkozy, perché potrebbe aggregare l’elettorato moderato che non ha mai digerito il Presidente, che non voterebbe i socialisti e che non condivide l’estremismo del Front national: la destra benestante da generazioni, poco mediatica e affezionata allo stile sobrio di far politica. Basterebbe un 3-5% per rompere gli equilibri precari nella droite, e mettere seriamente in discussione il passaggio di Sarkozy al primo turno. La candidatura del delfino di Chirac crea scompiglio anche nelle file dell’Ump che ha già chiesto il passo indietro. Per i francesi è inevitabile ricollegare l’annuncio di de Villepin all’affaire Clearstream, dal nome della banca lussemburghese Clearstream custode di presunti conti segreti di Sarkò.
Nel 2004 il giudice Van Ruymbeke riceve alcuni documenti anonimi in cui si denunciano presunti conti segreti intestati a politici e uomini d’affari presso Clearstream, una camera di compensazione lussemburghese. I conti servirebbero ad accogliere le tangenti riguardanti il contratto di fornitura di sei fregate stipulato tra Taiwan e l’industria militare Thomson-CSF. Tra gli altri, nella lista compaiono Philippe Delmas (vicepresidente Airbus), Dominique Strauss-Kahn e Nicolas Sarkozy. In seguito a una denuncia per calunnia da parte di Philippe Delmas, iniziano le indagini per risalire all’identità dell’informatore e per appurare l’attendibilità delle accuse. Nell’autunno 2004 la stampa rivela l’esistenza di un dossier dei Servizi Interni secondo cui la fonte sarebbe Jean-Louis Gergorin, un dirigente del Gruppo EADS, diretta concorrente della Thomson-CSF.
Sarkozy, da poco passato dagli Interni all’Economia, sostiene che i risultati dell’indagine proverebbero anche la sua innocenza, ma che il neoministro Dominique de Villepin li occulterebbe per screditarlo. Dai giornali si scopre che già nel gennaio 2004, quando era ancora ministro degli Esteri (e Sarkozy era ancora agli Interni), de Villepin aveva ordinato al generale Rondot un rapporto riservato sull’affaire delle fregate di Taiwan. Il nome del delfino di Chirac entra così nel polverone mediatico e l’affare Clearstream si trasforma da presunto scandalo politico-finanziario a presunta congiura di palazzo. Continue insinuazioni, accuse e relative smentite alimentano la vicenda e poco prima che la campagna elettorale per l’Eliseo entri nel vivo Sarkozy si costituisce parte civile, seguito dopo qualche mese da altri nomi presenti nella lista. De Villepin è invece ascoltato più volte come testimone.
Per tutto il 2006 Clearstream è il simbolo della rivalità tra de Villepin e Sarkozy, che dal maggio 2005 si ritrovano rispettivamente capo del governo e ministro degli Interni (di nuovo) dello stesso esecutivo. Nell’opinione pubblica e all’interno dell’Ump, il primo è visto come l’autore di un presunto complotto ai danni del secondo. L’immagine di vittima dell’establishment giova a Sarkozy, che nella primavera del 2007 vince le elezioni contro Ségolène Royal. La notte precedente il suo insediamento de Villepin si dimette da primo ministro, passando l’incarico a François Fillon, l’attuale capo del governo. A luglio dello stesso anno, de Villepin è messo sotto esame e nell’estate del 2008 rinviato a giudizio con Louis Gergorin e Imad Lahoud (un tecnico informatico dell’EADS). Nonostante la sua carica di presidente, Sarkozy non sembra mettere da parte l’astio e durante una controversa intervista rilasciata a New York, qualifica già come “colpevoli” gli imputati, non considerando la presunzione d’innocenza sancita dalla costituzione.
Nel gennaio 2010 il processo termina con l’assoluzione di de Villepin e la condanna degli altri imputati. Si appura che la lista è falsa e grossolanamente ispirata a Révélation$, un libro del 2001 in cui si accusa di presunto riciclaggio l’istituto finanziario Clearstream. Si stabilisce inoltre che de Villepin è estraneo alla macchinazione e che l’occultamento d’informazioni non sussiste. Il pubblico ministero ritiene che il verdetto sia influenzato da pressioni politiche e così impugna l’assoluzione. Nel processo d’appello arriva un segnale di distensione da parte di Sarkozy, che si ritira da parte civile. De Villepin è nuovamente assolto nell’estate del 2011 e appena uscito dal tribunale dichiara di essere “pronto più che mai a servire i francesi”. Con ritrovata fiducia si dedica a République Solidaire, il nuovo soggetto politico d’ispirazione gaullista fondato nel 2010, appena dopo l’assoluzione in primo grado.
Tuttavia i problemi per il bello della destra francese non sono finiti. Appena uscito da un incubo giudiziario di sei anni, de Villepin si ritrova nuovamente sotto accusa. Questa volta è l’avvocato Robert Bourgi, esperto del continente africano vicino a Chirac e passato poi in quota Sarkozy, ad accusarlo d’aver ricevuto tra il 1997 e il 2005 finanziamenti occulti da alcune ex-colonie. Le indagini preliminari sono in corso, de Villepin si dichiara ancora una volta innocente e l’opinione pubblica francese è in attesa degli sviluppi. Questa volta però Dominique de Villepin non sembra intenzionato a rinunciare alla campagna elettorale, anche se alcune indiscrezioni sostengono che non andrà fino in fondo.