MADRID – L’ex responsabile esecutivo di Lehman Brothers per Spagna e Portogallo, Luis de Guindos Jurado, è il nuovo ministro dell’Economia spagnolo. L’accoglienza non si lasciata attendere, neanche su Twitter, dove uno degli hashtag che spicca tra i nomi dei ministri appena nominati è proprio Lehman Brothers, che ha sostituito quello di De Guindos. In rete sono già partite le critiche contro l’uomo che da oggi è incaricato di portare a termine riforme e tagli alla spesa. Il partito socialista ha dichiarato: «Ci auguriamo che il nuovo ministro dell’Economia abbia più fortuna in questo nuovo incarico di quella che ebbe l’ultima volta in Lehman Brothers». La sua è stata una carriera fra aziende private e politica, essendo stato ex sottosegretario all’Economia dell’ultimo governo popolare di José Maria Aznar. De Guindos si identifica con la scuola liberale e per le sue doti di comunicatore e di recente ha vinto il premio della stampa economica spagnola.
Attualmente nel direttivo dell’Istituto d’Impresa spagnolo (Ie) e consigliere d’amministrazione in imprese del paese, De Guindos è stato ad un passo da diventare presidente della banca centrale iberica, il Banco de España, posto vacante da luglio. Dopo i colloqui con il presidente del consiglio, Mariano Rajoy, che hanno preceduto la sua nomina, la memoria degli spagnoli è tornata al 2004, quando venne incaricato di redigere il programma economico per i popolari alle elezioni nazionali, poi perse dal Partito Popolare.
Dopo quella sconfitta elettorale, De Guindos era passato al settore privato, entrando proprio nel comitato esecutivo e alla presidenza esecutiva della società di investimenti nordamericana Lehman Brothers per Spagna e Portogallo. Un incarico lasciato dopo lo scoppio della bolla dei mutui subprime che fece fallire la banca d’affari, una delle cinque banche di investimento più grandi del mondo, e che diede il là alla crisi mondiale. E così in un paese in cui, neanche a farlo a posta, è proprio lo scoppio della bolla immobiliare ad aver messo in crisi l’economia e frenato una crescita che era proseguita fino all’anno in cui De Guindos lavorava per Lehman Brothers. Uscito dalla banca d’affari travolta dai mutui subprime, l’attuale ministro spagnolo dell’Economia, iniziò a lavorare per Pricewaterhouse Coopers, responsabilità che lasciò di lì a poco ma dalla quale in qualche modo non si è mai allontanato del tutto, vista la relazione che mantiene come direttore del Centro Studi del Settore Finanziario che patrocina insieme all’Istituto d’Impresa.
Ci sono anche dei conflitti di interesse dal momento che Luis De Guindos, infatti, è anche consigliere dell’azienda elettrica Endesa, della casa editrice Unedisa (che edita tra gli altri anche due dei giornali più importanti in Spagna: El Mundo e Expansion) e anche di una banca, il Banco Mare Nostrum. Ad ogni modo si dice che fu proprio lui a spiegare a Rajoy i fondamenti dell’economia durante gli ultimi anni di opposizione dei popolari, nelle abituali riunioni con il nuovo primo ministro. Per parlare dei conti spagnoli ha recentemente anche scritto il libro: “Spagna, le chiavi della prosperità”, con ricette economiche che da oggi potrà provare a mettere in atto.
Tra le sue dichiarazioni spicca una lucida lettura del presente: «Non siamo nel 1996» ha detto qualche giorno fa, riferendosi all’ormai lontana prospettiva di prosperità del paese iberico durante il governo Aznar. Tra le priorità del suo ministero, stando al programma di Rajoy, la ristrutturazione finanziaria, una nuova ondata di fusioni delle banche e la riduzione del deficit, oltre a riforme strutturali, come quella del lavoro. Come non politico doc lo si potrebbe considerare un tecnico, ma il suo passato diviso fra Lehman Brothers e imprese private sembra metterne in dubbio la distanza necessaria per essere considerato davvero tale dagli spagnoli. Luis De Guindos, però, come il resto dei nuovi ministri dell’Economia europei ha dalla sua un’infarinatura europeista che non guasta di questi tempi, avendo partecipato alla preparazione dell’entrata spagnola nella moneta unica, in difesa della quale si è più volte schierato esplicitamente durante questi ultimi mesi di crisi della zona euro.