Si sa che comprando sul web, o comunque con strumenti elettronici, si possono ottenere risparmi consistenti. Più compratori, associandosi, spuntano prezzi migliori. Percorrendo entrambe le vie, le amministrazioni pubbliche potrebbero risparmiare davvero tanti soldi.
Nel 2012 le amministrazioni statali spenderanno circa 7,8 miliardi di euro per i cosiddetti consumi intermedi, ossia beni e servizi consumati nel normale svolgimento dell’attività. La somma sale a 138 miliardi, se nel conto si includono anche gli enti territoriali (regioni, province, comuni). È un ammontare enorme su cui si possono ottenere notevoli risparmi. Il tema è più che mai centrale nel momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini per centrare gli obiettivi concordati con l’Unione europea.
Linkiesta ne ha parlato con Domenico Casalino, 49 anni, dallo scorso maggio amministratore delegato della Consip spa, la società controllata al 100% dal ministero dell’Economia e incaricata di gestire il Programma di razionalizzazioni degli acquisti nella Pubblica amministrazione, attraverso l’utilizzo di tecnologie informatiche e di modalità innovative per gli acquisti. Dal 1988 Casalino si è occupato di sistemi informativi al Tesoro. Più di recente (2007-maggio 2011) è stato responsabile dei sistemi informativi gestionali dell’Enav, e ha svolto attività di consulenza nel settore dell’information technology per Palazzo Chigi e per enti e società pubbliche.
Nel 2010 solo 2 miliardi di acquisti sono passati per le convenzioni Consip, più altri 254 milioni attravero il mercato elettronico. Non è un grande risultato, visto che il Programma di razionalizzazione è partito più di dieci anni fa.
Penso che quanto ottenuto vada considerato un grande successo. Abbiamo creato un sistema per gli acquisti on-line, basato su strumenti come le convenzioni e il Mercato elettronico della Pubblica amministrazione (Mepa). Abbiamo sperimentato per la prima volta in Italia metodologie d’acquisto che non erano mai state utilizzate come le aste telematiche o gli accordi quadro. Ma vorrei aggiungere anche che abbiamo offerto alle imprese che lavorano nel mercato delle forniture pubbliche nuove opportunità di business. La nostra piattaforma per le gare telematiche ha permesso alla Regione Sicilia e al Veneto di bandire gare per i propri farmaci, ottenendo ribassi del 40 per cento.
Resta il fatto che l’adesione complessiva è bassa.
Sicuramente non abbiamo ancora raggiunto il pieno potenziale. In termini assoluti, oggi passa attraverso Consip una percentuale ancora limitata della spesa in beni e servizi: circa il 2% del totale acquistato dalla Pubblica amministrazione italiana, ovvero 2,3 miliardi rispetto ai 137 miliardi totali nel 2010, o più precisamente il 7% se riferito al “potenziale” gestibile attraverso sistemi di centralizzazione degli acquisti (circa 35 miliardi di euro per anno).
Sono le vostre soluzioni tecniche che non piacciono alla P.A. o è la P.A. che non è interessata più di tanto a risparmiare?
Certamente gli acquisti on-line e la centralizzazione sono uno straordinario strumento per ottenere risultati concreti nella razionalizzazione della spesa, ma necessitano ancora il superamento di alcune barriere. Bisogna agire sui processi e poi sulle tecnologie, accompagnando “passo dopo passo” il percorso di digitalizzazione degli approvvigionamenti della Pubblica amministrazione. Si deve accentuare il ricorso a strumenti evoluti di gestione degli acquisti, dalla “raccolta dei fabbisogni” al “monitoraggio delle forniture”, dalla “fatturazione elettronica” al “monitoraggio della spesa”.
Secondo lei, che cosa manca in concreto per raggiungere questi obiettivi?
Abbiamo chiara percezione che le amministrazioni centrali, periferiche e gli enti territoriali potrebbero utilizzare maggiormente strumenti Consip o quelle delle centrali regionali, laddove presenti. La difficoltà maggiore è nei processi e nell’organizzazione.
Faccia un esempio.
Mentre in ogni ente c’è un direttore del personale, non in tutti c’è un direttore acquisti. Ora questo può sembrare una banalità ma è una questione centrale. Mancando un responsabile delle politiche di approviggionamento, viene meno il processo virtuoso di programmazione e di aggregazione. È un problema che va risolto. Con una misura di semplice regolamentazione si potrebbero ottenere effetti significativi.
Quindi, secondo lei, ogni ente dovrebbe nominare un responsabile degli acquisti? Non è che si finisce per assumere ancora altri dirigenti?
Sarebbe una riforma a costo zero. Non è necessario assumere funzionari ad hoc. In Italia ci sono oggi 13mila stazioni appaltanti, ma i punti ordinanti, cio i soggetti autorizzati ad effettuare acquisti, sono più di 80mila. All’interno dei ministeri questa responsabilità è molto sparpagliata. Ciascun ente può invididuare al suo interno il responsabile degli acquisti, accentrando la funzione. Gli enti più piccoli possono accentrare la responsabilità in capo al direttore generale. Più c’è aggregazione e creazione di massa critica più si possono fare acquisti migliori, sia nella qualità sia a livello di prezzo.
Vorrebbe più poteri per la Consip?
Noi siamo uno strumento, non un gestore di acquisti per conto di quelle amministrazioni, che hanno facoltà di fare in proprio o di usare i nostri strumenti. Qualunque intervento deve necessariamente tenere conto dell’autonomia costituzionalmente riconosciuta a Regioni, Province e Comuni.
Cioè, non si può imporre una gestione centralizzata agli enti locali come avviene in altri paesi?
Noi siamo uno strumento di cui alcuni, gli enti centrali dello stato, hanno obbligo di utilizzo. Siamo un’opportunità e uno stimolo per tutte le altre amministrazioni, per legge sono tenute a ottenere condizioni non peggiorative, in temini di qualità e prezzo, rispetto alle nostre. In questo senso, generiamo un effetto benchmark. Tradotto in pratica, questo significa che il risparmio si genera anche dall’adeguamento ai prezzi di Consip da parte degli enti che decidono comunque di acquistare con una propria gara.
Quanto vale il risparmio complessivamente generato?
Nel 2010 abbiamo messo a disposizione delle amministrazioni, attraverso il solo strumento delle convenzioni, un risparmio di circa 2,4 miliardi tra risparmio diretto – cioè quello delle amministrazioni che hanno acquistato direttamente attraverso convenzioni Consip – e quello “potenziale” legato all’effetto benchmark. Alle riduzioni dei prezzi d’acquisto si aggiungono poi tutta un’altra serie di voci di risparmio sui prezzi unitari riferito ad altri strumenti (es. Mercato elettronico), di risparmio da processo (tempi, costi di gara, gestione del contenzioso), di risparmio ambientale, di risparmio da uso di procedure elettroniche. Voci che nel complesso generano un valore che stimiamo in 700 milioni di euro, portando il totale del “valore creato” nel 2010, che possiamo definire risparmio, di circa 3,1 miliardi.
Qual è il risparmio potenziale che si potrebbe ottenere?
Se Consip intervenisse su una più ampia gamma merceologica o su maggiori volumi queste cifre potrebbero crescere. L’esperienza ci dimostra che otteniamo risparmi medi del 15% sulle nuove merceologie affrontate. Ipotizzando di ampliare il programma per intervenire su un potenziale di spesa di 35 miliardi di euro, il risparmio che si potrebbe ottenere sarebbe superiore ai 6 miliardi di euro l’anno. Ma questi che, ci tengo a dirlo, sono solo calcoli teorici, sono solo gli elementi decisionali di base che proponiamo al legislatore.
Le ultime due manovre varate la scorsa estate dal governo Berlusconi hanno migliorato qualcosa riguardo alla razionalizzazione degli acquisti?
Seppur in presenza di un quadro normativo e regolamentare sufficientemente stabile, l’ultima manovra va a rimarcare ulteriormente la rilevanza del ruolo del Programma di razionalizzazione delle spesa rafforzandone la portata. Innanzitutto, si punta con rinnovata convinzione verso la razionalizzazione dei processi di acquisto della P.A., attraverso un piano di ampliamento della quota di spesa per beni e servizi gestita attraverso le soluzioni Consip. Viene previsto il riuso della piattaforma di negoziazione on line del ministero dell’Economia/Consip.
E dal punto di vista dei controlli?
La manovra enfatizza il ruolo di Consip nel mettere a disposizione delle amministrazioni appositi parametri e indicatori per la misurazione dell’efficienza, la programmazione, il monitoraggio. L’intero sistema degli approvvigionamenti viene rafforzato prevedendo la nullità dei contratti che non rispettano il benchmark prezzo/qualità delle convenzioni obbligatorie, fatto che va a costituire illecito disciplinare e determina responsabilità erariale.
Un’ultima domanda: quanto ci costa la Consip?
Oggi la Consip riceve compensi per 65 milioni divisi in due grandi linee: la metà gestisce del sistema informativo della Ragioneria generale dello stato, della direzione generale del Tesoro e in generale la contabilità della finanza pubblica; l’altra metà riguarda il Programma di razionalizzazione degli acquisti.
Nel 2010 la Consip ha ricavato compensi per 62,56 milioni di euro. Dal bilancio emerge che il costo del lavoro della società ammonta a 39,5 milioni per 549 dipendenti (il 75% laureati), con una media per dipendente di circa 72mila euro, e retribuzione lorda annua media di circa 54mila euro.
Twitter: @lorenzodilena