I lavoratori di wagon lits occupano il grattacielo di Passera

I lavoratori di wagon lits occupano il grattacielo di Passera

Una tenda, sacchi a pelo e uno striscione nello zaino. «Stanchi di aspettare una risposta che mai arriva», Antonio, Nicola, Matteo sono saliti sul grattacielo di Intesa Sanpaolo in costruzione a Torino. Hanno deciso di seguire le orme dei colleghi di Milano (da giorni sulla torre del binario 21) e di Roma (da quasi un mese sui tetti di via Prenestina). Fanno parte anche loro degli 800 licenziati dei treni della notte, tagliati recentemente da Trenitalia. Sono i lavoratori di Servirail Italia ex-Wagon Lits (65 solo a Torino). Ieri sera, poco dopo le 20, hanno eluso la sicurezza, percorso il cantiere e preso le scale a lato del primo pilastro. «Lo facciamo – hanno detto prima di salire – perché dall’11 dicembre siamo senza lavoro. Lasciati a casa, quasi senza preavviso, perché la nostra azienda si è adeguata alla decisione di Trenitalia di tagliare i treni notturni a media e lunga percorrenza che collegano, anzi, collegavano, tanto mirabilmente il Nord e il Sud del nostro Paese».

Hanno passato la notte qui sopra sul simbolo contestato della nuova Torino. «Sul grattacielo del ministro Corrado Passera», come dice qualcuno. «Abbiamo occupato – racconta Orazio Arrigo, dal presidio in basso su corso Inghilterra – un luogo simbolo delle sue precedenti scelte, quando era l’amministratore di Intesa Sanpaolo, perché vogliamo rivolgerci direttamente a lui. Gli chiediamo di affrontare il nostro caso e di aprire un vero tavolo di trattative, ora in assoluto stallo». Orazio tiene in mano il disegno di suo figlio: dietro un treno colorato, davanti tante lapidi e la scritta «Qui riposano i lavoratori dei treni notte. Grazie Moretti». «Il pensiero l’ho suggerito io – ammette – ma il disegno è tutto merito suo, con la fantasia di bambino ha ritratto la situazione così com’è realmente». 

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Avevano un contratto a tempo indeterminato, paga base di 1100 euro, ogni giorno si spostavano da Torino al Sud, Sicilia o Puglia, Siracusa o Lecce. Facevano assistenza e accompagnamento su treni e cuccette. Chi da pochi anni, dal 2006, come Michele, chi da 32 come Rosario Esposito, emigrato da Napoli. «Quelle di Moretti sono bugie. Non è vero che erano poco utilizzati. Erano un servizio pubblico, treni sociali. Li prendevano i tanti che dal Sud vengono a curarsi al Nord. E tutti quelli che non possono permettersi il Frecciarossa. La verità è che da due anni a questa parte è in atto un boicottaggio interno a Trenitalia, per farli fallire. Come? Diminuendo le pulizie e bloccando le prenotazioni», accusa. 

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Nella notte arrivano anche alcuni politici. Michele Curto, capogruppo di Sel e segretario provinciale del partito di Vendola, segue da tempo la vertenza. Ieri ha passato buona parte della notte al presidio in corso Inghilterra: «La cancellazione dei treni notturni segna la scomparsa di una cerniera del nostro Paese e la possibilità di ritornare a casa per i tanti migranti interni italiani per le feste natalizie. La questione è nazionale: la giunta Regionale, il governo e Trenitalia superino lo stallo e garantiscano un futuro occupazionale e un sistema di trasporto che unisca il nostro Paese garantendo a tutti il diritto alla mobilità, indipendentemente dalla propria ricchezza. L’atto di coraggio di questi lavoratori ricorda al ministro Passera che equità oggi vuol dire ridiscutere le grandi opere e i grandi interessi per tutelare i diritti di tutti, a partire dal diritto al lavoro».
Sul grattacielo è salito, per portare solidarietà, il deputato Pd Stefano Esposito. Oggi, pomeriggio dovrebbero arrivare gli assessori regionali: «Stiamo facendo il possibile perché si concluda positivamente, al più presto», sottolinea il parlamentare democratico. 
Dall’alto, Matteo Mele, uno dei lavoratori saliti ribadisce: «Non scendiamo fino a quando non vediamo qualcosa di concreto. E soprattutto di scritto. Vogliamo il lavoro. Non chiacchiere. Siamo disposti a passare il Natale qui sopra».

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