Nell’Ottocento, Louis Braille ha donato un alfabeto ai non vedenti di tutto il mondo. Un codice esteso dall’alfabeto alla lettura della matematica (il Nemeth Braille) e alle note musicali (il codice musicale Braille). E una ricerca dell’Università Bicocca di Milano è emerso che fra gli ipovedenti la media di lettura è di nove libri l’anno, il triplo della media di lettura fra chi non ha disabilità alla vista. La ricerca è stata realizzata per conto dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti e dell’Associazione Italiana Editori e si inserisce nel progetto Lia, la creazione di una bibiloteca di tremila titoli di narrativa (2 mila italiani, 500 stranieri e 500 a richiesta).
Durante la giornata del cieco (13 dicembre) c’è stato anche un presidio in tutta Italia dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti. Questo per chiedere il ritiro dell’articolo 10 del disegno di legge delega 4566, che a detta dell’Uic, cancellerebbe la responsabilità dello Stato (spostandola sulle Regioni) di erogare indennità di accompagnamento. E questo, secondo l’Unione dei ciechi, potrebbe avere degli effetti distorsivi a seconda delle condizioni più o meno buone del bilancio delle regioni.
Il braille è l’uno dei pochissimi metodi (a parte l’ausilio tecnologico) in grado di rendere possibile l’autonomiaculturale della persona non vedente ed è utilizzato anche dalle persone sordocieche. Secondo una stima per il 2010 dell’Organizzazione mondiale della sanità sulla Terra sono 285 milioni le persone con handicap visivo grave (39 milioni 600 ciechi e 246 milioni gli ipovedenti). In Italia l’Istat stima che ci siano 362 mila ciechi, mentre secondo altre fonti sarebbero almeno 380 mila. Tutte persone che leggono in Braille. L’uso di altri mezzi come audiocassette e strumenti informatici non può sostituire l’istruzione di base che si apprende tramite la lettura tattile.
Qualche settimana fa c’è stato il trentesimo anniversario dalla morte di Giuseppe Fucà, nato nei dintorni di Reggio Calabria, a Scilla, e presidente dell’Unione italiana ciechi negli anni Sessanta e Settanta. Ricordato nella raccolta di biografie di Clara De Franco, Giuseppe Fucà, nasce in una famiglia in cui la cecità congenita si trasmetteva da una generazione all’altra. Dedica la sua vita a radicare nella cultura italiana l’idea della necessità di tutelare i ciechi, grazie anche all’appoggio di uomini politici tra cui Flaminio Piccoli ed Aldo Moro. Narrerà la storia della sua lotta per i diritti civili dei non vedenti nel libro “Un racconto per Chiara”, dedicato alla nipotina, la prima della famiglia «che vede», per raccontarle la vita delle persone per le quali «i colori dell’alba sono uguali a quelli del tramonto».
In Italia il braille è al centro di tantissime attività editoriali. La Stamperia Braille di Firenze è l’unica di proprietà pubblica: appartiene alla Regione Toscana e fornisce ai non vedenti toscani diversi servizi, tra cui la trascrizione in Braille dei testi scolastici per gli studenti a prezzi contenuti. Nata alle fine della prima guerra mondiale, la stamperia ha iniziato a lavorare intensamente nel 1924, dopo l’entrata in vigore della legge che estendeva anche ai non vedenti l’obbligo dell’istruzione scolastica. Ne fruiscono anche i non vedenti di altre regioni o di altri Paesi che chiedono la ristampa di un’opera presente nel catalogo, soprattutto del settore musicale.
In Sicilia la stamperia di Catania (la prima sede, nel 1980, nasce a Caltanissetta) stampa quattro riviste in Braille: il Corriere Braille, Gennariello, Il Progresso, Voce Nostra. Produce testi in braille, in “large print” e ancora di materiale tiflotecnico – legato all’impiego di ausili tecnici che facciano fronte al deficit visivo di una persona – tiflodidattico e informatico. Nel 2011 ha aderito all’iniziativa “La notte dei musei” aprendo a tutti le porte del “Museo Tattile Borges, dello “Showroom”, del “Giardino Sensoriale” e del “Bar al Buio”. Sono tanti i centri in Italia in cui si stampano libri per chi può leggere solo tramite il braille . Tra gli altri, la Biblioteca Italiana per i ciechi di Monza, l’Istituto dei ciechi “Cavazza” di Bologna e l’Unione italiana ciechi di Rieti.
Nell’uso del computer, i disabili visivi hanno a loro disposizione alcuni strumenti come le sintesi vocali: Jaws for Windows è uno dei programmi più diffusi, e aiuta con dei comandi vocali gli ipovedenti. Simili sono Windows Eyes, Out Spoken, Virgo. I programmi che svolgono questa funzione possono anche supportare dei display braille detti anche Barre Braille, che permettono di leggere il contenuto dello schermo.