Post SilvioIl vero delitto di Minzolini è aver distrutto il Tg1

Il vero delitto di Minzolini è aver distrutto il Tg1

Per cacciare Minzolini non bastano i dati disastrosi del suo telegiornale? Per restituire il Tg1 al mercato, in Italia, c’è bisogno di un giudizio penale? La domanda in Italia non è mai retorica, tanto è vero che, a quanto pare, la risposta è anche questa volta sì. La storia ormai la conosciamo tutti, ma vale la pena di ripercorrerla brevemente. Augusto Minzolini è stato rinviato a giudizio per peculato. Ha speso dei soldi della Rai (oltre 60 mila euro) senza presentare un giustificativo ritenuto adeguato. Quei soldi, per la verità, li ha anche già restituiti, ma la Rai non rinuncia a costituirsi parte civile perché vuole che il direttore – ormai appeso a un filo – risarcisca anche eventuali danni non economici e di immagine. Il direttore porta le sue giustificazioni: “nessun direttore è tenuto a dire all’azienda con chi pranza” (e ci può stare); “quelle spese e quei benefit erano autorizzate all’origine proprio dal direttore generale Masi” (che oggi fa la parte del grande accusatore). Vedremo, se proprio dobbiamo, chi ha ragione dal punto di vista giuridico e se ci sono gli estremi per una condanna. Vedremo. Dovessimo scommettere, tuttavia, prevederemmo che il processo finirà in nulla, e che semmai ci farà spendere per nulla un altro po’ di soldi pubblici. 

Quel che abbiamo già visto, tuttavia, ci dovrebbe bastare. Parliamo dei dati di ascolto del suo Tg1, che poche sere fa ha registrato un minimo storico al 16%, cinque punti di distacco tondi dal Tg5 e – secondo due diversi studi – un crollo verticale di credibilità, che lo affianca per la maggioranza dei telespettatori al Tg4 di Emilio Fede. Più chiaro di così si muore.
Non si capisce davvero che paese sia quello in cui il dipendente di un’azienda pubblica, che del servizio pubblico fa la sua missione fondativa, non possa essere ufficialmente discusso e rimosso immediatamente, a fronte di un innegabile tracollo sul mercato. Già, il mercato. Quello strano oggetto di cui tutti parlano e nessuno sembra sapere davvero cosa sia, e che costi e benefici comporti. Quel posto mitico dentro al quale, nel mondo, se perdi cinque punti di share e produci incalcolabili danni al mercato pubblicitario della tua azienda vieni solitamente salutato, coi diritti che ti spettano per legge salva la possibilità che la tua azienda ti chieda pure i danni.

In Italia invece non funziona così. A Minzolini si chiedono non meglio precisati danni di immagine per 60 mila euro di spese già restituite. Ma quando gli si darà il ben servito, c’è da giurarci, le clausole contrattuali previste per la sua uscita da Saxa Rubra saranno rispettate fino all’ultima goccia. E al confronto delle spettanze che la Rai (cioè noi) gli dovrà, le spese per qualche cena e qualche albergo sembreranno spiccioli. La Rai sarà più povera e debole e Minzolini più ricco: e chi se ne frega se, da qualche parte, ci sarà scritto che ha fatto peculato. Qualcuno di voi sarà consolato dalla sua fedina penale eventualmente sporca? Noi, sinceramente, no.
 

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