“In Egitto abbiamo vinto e vogliamo la Shari’a”

“In Egitto abbiamo vinto e vogliamo la Shari’a”

IL CAIRO – Sono i salafiti la vera sorpresa delle prime elezioni democratiche in Egitto, secondo partito nel paese, dopo il partito dei fratelli Musulmani. Libertà e Giustizia ottiene infatti il 40%, il partito salafita El Nour al 25%, il blocco liberale si ferma al 18% e gli altri partiti insieme totalizzano il 12 per cento. Queste sono le stime calcolate dalla commissione suprema di giustizia delle elezioni. «Faremo delle modifiche alla trattato di Pace con Israele. Modificheremo quello che non riteniamo giusto», esclama Nabil Kadry Ahmed – direttore del quotidiano salafita “El Nuor” (“La luce”) e uno dei leader del partito – nel suo ufficio a Maadi, un quartiere benestante al sud del Cairo.

«Il trattato di pace con Israele presenta alcuni punti che vanno rivisti, come ad esempio la questione che riguarda l’esportazione dei gas naturali. L’Egitto li esporta ad un prezzo troppo economico, non è giusto. Non seguiremo questi aspetti del trattato perché fanno parte di accordi presi sotto-banco con il vecchio regime». Poi incalza «Non capisco perché voi della stampa internazionale non chiediate mai nulla riguardo i diritti della Palestina, perché avete preoccupazioni solo per Israele?». È chiaramente infastidito, è un tema che non vuole approfondire.

El Nour è un partito nato recentemente, subito dopo la rivoluzione di gennaio «politicamente esistiamo da poco, ma da sempre come movimento religioso. Siamo musulmani molto vicini ai testi fondanti dell’islam: il Corano e la Sunna. Ci distinguiamo dai Fratelli musulmani perché loro accettano di buon grado l’interpretazione dei testi sacri (Fatwa), noi no. Quando ci sono i testi non c’è bisogno né di interpretazioni né di consigli».

I salafiti vogliono l’applicazione della Shari’a, la legge islamica e pensano che in Egitto ci sarà la migliore applicazione della legge islamica «le elezioni dimostrano chiaramente che il popolo egiziano vuole l’Islam: hanno votato per l’Islam. Vogliono più religione, questo emerge in modo netto dalle consultazioni elettorali». Gli esempi di applicazione della legge islamica provenienti dagli altri paesi non convincono i salafiti: «In Turchia – spiega Nabil Kadry Ahmed – hanno perso i valori basati sulla morale. Hanno anteposto al sentimento religioso una maggiore libertà economica nella vita di tutti i giorni. In Arabia Saudita, all’altro estremo, i cittadini sono religiosi ma chiedono maggiori diritti. Non applicano la legge islamica in modo puro e onesto, ci sono troppi interessi economici legati alle banche». Dunque ogni paese ha un approccio diverso alla Shari’a, e l’applicazione migliore, secondo i salafiti egiziani, sarà proprio in Egitto.

Ad un certo punto suona il telefono di Nabil Kadry Ahmed, la suoneria riproduce “l’adhan”, la preghiera sacra dei musulmani che viene recitata nelle moschee. Risponde al telefono, poi si scusa e prosegue. Attacca senza mezzi termini Naguib Sawiris, il magnate delle telecomunicazioni, fondatore del partito liberale “Free egyptian party”: «Dovete sapere che incoraggia gli occidentali a lavorare contro i musulmani egiziani». Poi mostra il computer. Sul sito del partito salafita, nella homepage, si legge “la cattiva crociata di Sawiris incoraggia l’Occidente a lavorare contro i musulmani” e si vede il simbolo del gruppo liberale, El Kotla El Masria, con sotto una didascalia: “coalizione dei crociati”. Insomma è più che mai evidente che non vogliono avere nulla a che fare con il gruppo dei liberali egiziani.

Si allenta la tensione iniziale dovuta all’intervista e Ahmed, che prima di ricoprire il ruolo di direttore del giornale era un costruttore, parla liberamente ed esclama sorridente «se vuoi ti puoi convertire all’Islam, offriamo facilitazioni ai ragazzi che lo fanno: un lavoro, un appartamento». Esiste, di fatto, un’organizzazione egiziana che ha come scopo la conversione dei cristiani in musulmani. Questo tipo di organizzazioni lavorano in tutto il mondo, specialmente in Africa. La sede centrale si trova in Arabia Saudita . «Se desideri convertirti hai il mio numero, chiamami quando vuoi», dice il direttore di El Nour. L’intervista si conclude, non prima di aver dispensato delle copie del suo quotidiano, di cui va evidentemente molto fiero. Ahmad stringe la mano agli uomini presenti nel suo ufficio, con una donna, invece, un segno con il capo è più che sufficiente.

I leader del Partito di Giustizia e Libertà e quello salafita, al-Nour, hanno annunciato di essere pronti a formare una coalizione di governo in base ai risultati ufficiosi delle elezioni parlamentari. In questo scenario i manifestanti in piazza Tahrir, usciti sconfitti dalle elezioni, hanno manifestato oggi per ricordare i martiri della rivoluzione ed hanno annunciato che rimarranno in piazza. Una cosa è certa, El Nour, è il partito rivelazione della prima tornata democratica elettorale in Egitto, e tutti dovranno fare, prima o poi i conti, con gli integralisti sunniti egiziani. 

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