Tre anni di carcere. La sentenza data a Shawn Divin, di 16 anni e Jordan McGinley, di 18, teenager di Dundee, in Scozia, è esemplare. Soprattutto perché la loro colpa è di aver aperto una pagina su Facebook chiamata «Riot in the Toon» (forma scozzese per «Town»), nella quale incoraggiavano le persone a distruggere gli edifici, depredare i negozi e attaccare gli ufficiali di polizia. Non si trattava di raccomandazioni generiche: davano anche un appuntamento preciso: tra le 19 e le 22 del 17 agosto. Più di 221 persone hanno detto sì all’evento. Altri 68, invece, “forse”.
«Unitevi se siete intenzionati davvero a partecipare», scrivevano nella pagina. «Se qualcuno ha pistole, le porti – uccidete qualche f****to demente». Istigazione alla violenza bella e buona. E così è intervenuta la polizia, avvertita da un giornalista. Hanno oscurato la pagina e arrestato i due amministratori. Erano appena passati i giorni dei riot a Londra e in altre città dell’Inghilterra, l’impressione era ancora forte e la reazione delle autorità forse ancora di più. Di fronte al giudice (lo sceriffo) di Dundee, Elizabeth Munro, i due si sono difesi sostenendo che fosse tutto uno scherzo. Una ragazzata. Niente da fare: «Ho riflettuto a lungo, e con attenzione su questo caso», ha detto il giudice, nel comminare i tre anni di prigione ai giovani. «Tante persone hanno detto che sarebbero andati a Dundee. E voi, cosa che ha reso le vostre azioni ancora più gravi, avete fatto riferimento alle armi». McGinley, in particolare, aveva parlato di «pistole».
La sentenza è stata esemplare. Per Divin anche di più: ai tre anni vanno sommati un altro anno e tre mesi per aver infranto un ordine precedente di libertà vigilata (nel 2010 aveva aiutato un gruppo di 30 teppisti che aveva preso d’assalto un bus a Dundee). Si può dire che non abbia brillato per furbizia: sarebbe uscito di prigione su cauzione un giorno prima della creazione della pagina. Ora, invece, dovrà restare dentro. Dopo la pronuncia della sentenza, avrebbe offeso il giudice: «Lei è malata». Secondo il suo avvocato, Jim Laverty, Divin non merita di ricevere la stessa condanna di Perry Sutcliffe-Keenan, di 22 anni, e Jordan Blackshaw, 21, due altri ragazzi che avevano pubblicato una pagina facebook che incitava ai riots e che sono stati condannati a quattro anni. Punti di vista.
Quello del giudice è stato inflessibile. «Questo è il caso di turbamento dell’ordine pubblico più grave che io abbia mai affrontato nella mia vita», ha detto. McGinley ha guardato i suoi parenti, che erano in lacrime. Inutile per gli avvocati sostenere che si trattava di una cosa fatta per divertimento, che era di dubbio gusto, certo, ma senza intenzioni cattive. Può darsi, ma il dubbio, in una Gran Bretagna ferita (forse sconfitta) dall’inaspettata escalation di violenza senza senso, di agosto non si pone più. Occorre ristabilire l’ordine nel modo più chiaro e più evidente per tutti. È anche una questione di educazione, che valga per tutti e valga come deterrente. Chissà però se funzionerà.