L’Europa ce l’hanno data i democristiani

L'Europa ce l'hanno data i democristiani

Si dice spesso che l’Europa (intesa come Unione europea) è nata democristiana e tedesca. Se si guarda a quelli che sono considerati tre padri fondatori della Ceca (la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, varata il 18 aprile 1951 e diretta antenata della Cee, la Comunità economica europea, che poi sarebbe divenuta Ce e quindi Ue), in effetti qualche motivo per affermarlo c’è. Il tedesco Konrad Adenauer, il francese Robert Schuman e l’italiano Alcide De Gasperi erano tutti e tre democristiani, su questo non ci piove, e rimarcare che Adenuaer fosse tedesco è una tautologia. Ma anche De Gasperi e Schuman erano parecchio tedeschi, se non altro di lingua. Alcide De Gasperi viene al mondo a Pieve Tesino, in provincia di Trento, nel 1881, quando quelle plaghe facevano parte dei territori asburgici da svariati secoli. Nelle scuole si imparava anche il tedesco, e nel 1911 De Gasperi viene eletto al Reichsrat, ovvero il Parlamento di Vienna, dove ci si esprime in tedesco. Robert Schuman, presidente del consiglio francese nel 1947 e ’48, nasce lussemburghese nel 1886 da padre lorenese di madrelingua tedesca. Cresce e studia tra Lussemburgo e Metz quando questa è – fino al 1918 – una città tedesca; sarà perfettamente trilingue, esprimendosi con uguale agio in francese, tedesco e lussemburghese. Se poi l’Europa è pure destinata a morire democristiana e tedesca, grazie all’attuale cancelliera Angela Merkel, sarà tutto da verificare.

Da sinistra: Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Robert Schuman

Ma torniamo a Konrad Adenauer, tedesco non solo di lingua, ma anche di passaporto. Renano e cattolico, nasce nel 1876 a Colonia. Fermo oppositore del nazismo, resta “immerso” nella Germania hitleriana (non aderisce all’attentato contro il Fürher del 1944 e per questo, arrestato, viene poi rilasciato), diventa cancelliere nel 1949 (per un solo voto) e resta in carica quattordici anni. Lo soprannominano «il cancelliere di ghiaccio» per la sua capacità di starsene ore immobile nel suo scanno tra i banchi del governo ad ascoltare impassibile, masticando tavolette di cioccolato, gli oppositori socialdemocratici che gli rovesciavano addosso ogni sorta di accuse. 

Non era certo un virtuoso, ma qui Adenauer suona il violino in mezzo ai musicisti nel 1957

Ma quest’uomo ormai anziano, freddo, distante, imperturbabile è un autentico rivoluzionario: sposta l’asse politico tedesco dal tradizionale ruolo di cerniera tra Est e Ovest verso le democrazie occidentali (la cosiddetta “teoria del magnete”). Per far questo ha bisogno di ancorare saldamente la Germania a quella parte di Europa che esprime la democrazia (l’altra, non dimentichiamolo, è sotto il tallone dell’Urss). Il primo grande passo è, nel 1950, l’associazione al Consiglio d’Europa, e poi, nel 1951, Adenauer – che all’epoca detiene anche l’interim del rinato ministero degli Esteri – è tra i fondatori della Comunità economica del carbone e dell’acciaio. L’anno successivo la sua Germania partecipa alla fondazione della Comunità europea di difesa, che dovrebbe dotare l’Europa di un esercito comune, ma che è destinata a fallire sotto i colpi della Guerra fredda e della crisi di Suez (a proposito di Guerra fredda: due delle tre grandi crisi che portano il mondo sull’orlo della Terza guerra mondiale, il blocco di Berlino e la crisi dei missili cubani, lo vedono alla guida dello Stato tedesco. E nella fase più dura del confronto Est-Ovest, nella prima metà degli anni Ottanta, c’è di nuovo un cancelliere democristiano, Helmut Kohl).

Adenauer gioca a bocce nel luogo preferito per le vacanze: Cadenabbia, sul Lago di Como

Il fallimento dell’Europa militare porta al riconoscimento della Germania come stato sovrano e quindi al suo ingresso a pieno titolo nella Nato. Nel 1957-’58 il cancelliere tedesco è tra i fondatori della Comunità economica europea, destinata a evolversi nell’attuale Unione europea. «L’Europa unita fu la meta indicata da Adenauer per convogliare nella giusta direzione le energie morali del Paese», scrisse La Stampa all’indomani della sua morte, il 19 aprile 1967.
Il cancelliere, quindi, vede nella rinuncia a fette di sovranità il solo futuro possibile per il suo Paese. Il suo sogno ultimo sarebbero gli Stati Uniti d’Europa, unica vera garanzia per un futuro pacifico, ma nemmeno i suoi successori sembrano destinati a realizzarlo. Gli riesce invece appieno la riconciliazione franco-tedesca, sfociata nel trattato di amicizia tra i due Paesi, che costituirà l’asse portante della politica d’integrazione europea. Il gesto simbolico più evidente è la visita con il presidente francese Charles de Gaulle alla cattedrale di Reims, colpita dalle cannonate tedesche durante la Prima guerra mondiale. In questo verrà seguito da Helmut Kohl e da Françoise Mitterrand (socialista, quest’ultimo), mentre l’asse odierno tra Nicolas Sarkozy e Angela Merkel appare più che altro di facciata.
Certo, sarebbe ingeneroso ridurre la realizzazione del sogno unitario ai democristiani di lingua tedesca. Oltre al già citato Mitterrand nel pantheon di Bruxelles siede a ragione anche l’italiano Altieri Spinelli, per anni membro del gruppo comunista al Parlamento europeo, e tra i fondatori va pure contato il socialdemocratico belga Paul-Henri Spaak (che era stato primo ministro del suo Paese già nel 1939). Ma senza l’intuizione di Adenauer, che traghettò la Germania dal post nazismo alla democrazia occidentale, non esisterebbero né l’Unione europea né quell’euro che i suoi successori sembrano oggi guardare con un certo distacco.

Adenauer in cucina, per un servizio di foto sulla vita privata del cancelliere

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