Ma per Parigi fare a meno della Turchia sarebbe un lusso

Ma per Parigi fare a meno della Turchia sarebbe un lusso

PARIGI – Alla fine le pressioni e i ripetuti moniti provenienti dalla Turchia si sono rivelati inutili. L’Assemblea Nazionale francese ha tirato dritto, votando giovedì scorso in favore di una proposta di legge che introduce un nuovo reato, quello di negazione del genocidio armeno del 1915. La proposta di legge, presentata da Valérie Boyer, deputato Ump a Marsiglia dove vive una folta comunità armena, prevede un anno di prigione e 45.000 euro di multa per qualunque negazione (pubblica) di un genocidio che era già stato riconosciuto come tale da una legge del 2001.

In un’Assemblea Nazionale praticamente vuota (presenti solo una cinquantina di deputati) e con solo pochi voti contrari, la proposta di legge è passata e sarà discussa in Senato nel 2012. Le reazioni, virulente, della Turchia non si sono fatte attendere. Già subito dopo il voto, dopo aver richiamato l’ambasciatore turco in patria, il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato misure dure che prevedono la sospensione delle relazioni politiche e economiche tra i due paesi ed il congelamento di tutte le operazioni militari congiunte. Il premier turco ha inoltre definito il voto all’Assemblea Nazionale demagogico ed ha accusato la Francia di aver commesso un genocidio in Algeria. Relazioni diplomatiche ‘da rivedere’ fra due paesi Nato: Ankara ha già annunciato la chiusura dello spazio aereo per gli aerei militari francesi (che potranno sorvolare lo spazio turco solo previa autorizzazione speciale) ed anche il congelamento delle autorizzazioni di attracco nei porti turchi per le navi battenti bandiera francese. Erdogan ha inoltre annunciato che la Turchia non parteciperà al Consiglio Economico e commerciale misto co-presidiato dai ministri francese e turco dell’economia. Gelate inoltre tutte le iniziative internazionali concernenti la repressione in Siria (dove Turchia e Francia si trovavano in prima linea).

Perchè una proposta di legge adesso? Per la Turchia non c’è dubbio, si tratta di una manovra elettorale in vista delle elezioni presidenziali del 2012. Sarkozy vuole attirarsi il favore della potente lobby armena che in Francia può contare su una comunità di mezzo milione di persone. « Ad ogni elezione, l’argomento ritorna sul tappeto » ricorda malignamente Volkan Bokzir, presidente della Commissione Affari Esteri dell’Assemblea Nazionale Turca (Tbmm). Lo dimostrerebbe anche il viaggio in Armenia nell’Ottobre scorso, quando Nicolas Sarkozy, in compagnia del suo omologo Serge Sarkissian e dell’ex ministro francese di origine armena Patrick Devedjian, si era reso in pellegrinaggio presso il memoriale del genocidio armeno ad Erevan suscitando l’irritazione della Turchia. Il genocidio armeno è infatti oggetto di acceso dibattito tra la Turchia e l’Armenia. Per l’Armenia le vittime furono un milione e mezzo, sterminate sistematicamente tra il 1915 ed il 1917 dall’allora esercito ottomano. Per la Turchia invece, le vittime furono solo 500.000 e dovute alla deportazione ed ai combattimenti della prima guerra mondiale e non a causa di una precisa volontà sterminatrice.

L’argomento, molto sensibile in Francia dato l’elevato numero di discendenti di esuli armeni della diaspora del 1915 (appunto 500.000), era divenuto anche un terreno di battaglia per il Partito Socialista francese che ha infatti appoggiato il testo, pur bollandolo come mera proposta propagandistica pre-elettorale. Il principale avversario di Sarkozy alle elezioni politiche presidenziali del 2012, François Hollande, aveva dal canto suo già sviluppato forti legami con la Federazione Rivoluzionaria armena Dachnak, partito politico di ispirazione socialista che struttura ed inquadra la maggior parte delle associazioni delle diaspora armena. Uno dei suoi più stretti collaboratori, Jules Boyadjian, è inoltre di origine armena. Di qui, dal punto di vista politico, la mossa di Sarkozy che ha voluto togliere al Partito Socialista un altro argomento su cui misurarsi in campagna elettorale. Tanto più che invece sul tema curdo Sarkozy si è invece allineato perfettamente con la Turchia dimostrandosi insensibile ai bombardamenti (con utilizzo di bombe a frammentazione e gas tossici sulla popolazione) nel corso delle operazioni contro il PKK, operazioni che sono andate avanti anche e nonostante il terribile terremoto di Van. Né ha commentato, per paura della reazione turca, gli arresti indiscriminati di giornalisti, avvocati e politici curdi nel corso di questi ultimi mesi durante le operazioni anti-KCK (Unione delle Comunità del Kurdistan, considerato l’ombrello organizzativo del Pkk).

Ora però ciò che più si teme, sono le rappresaglie economiche della quindicesima economia mondiale, un paese la cui economia è tra le più dinamiche del pianeta (nei primi nove mesi del 2011 ha registrato una crescita del 9%). Già nel 2001, all’epoca dell’adozione del testo che trasformava il genocidio armeno in legge, la Turchia aveva interrotto i negoziati con le imprese francesi presenti sul mercato mettendo il veto sull’entrata di Gaz de France nel progetto per il gasdotto Nabucco. Più tardi nel 2006, in piena adozione della proposta di legge che prevedeva sanzioni per chiunque negasse il genicidio armeno, Ankara aveva gelato la sua cooperazione militare e lo spazio aereo turco era stata chiuso per gli aereri miltari francesi che volavano verso l’Afghanistan. Oggi le minacce economiche sono ancora più serie. Per una Francia che si avvia verso lo stallo nel 2012 (i dati dell’Istituto Nazionale francese delle Statistiche e degli Studi economici, l’Insee, parlano di stagnazione economica almeno fino al Giugno 2012) perdere un partner prezioso come la Turchia è un lusso che la Francia ora come ora non può permettersi.

Con 4 miliardi di euro di fatturato nel 2010, la Turchia rappresenta infatti il terzo mercato per le esportazioni francesi, dopo Stati Uniti e Cina. Lo scambio commerciale tra i due paesi nel 2010 è aumentato del 17% raggiungendo i 12 miliardi di euro. La Francia è inoltre il secondo investitore straniero in Turchia. Il testo approvato ha irritato fortemente la Turchia e rischia di provocare danni maggiori nello scambio economico e commerciale tra i due paesi. Il primo ad evocare possibili rappresaglie è stato il presidente dell’Unione Camere di Commercio e Borse della Turchia (Tobb), Rifat Hisarcikliogu, che ha parlato di «danni maggiori nelle relazioni economiche e commerciali tra i due paesi» dopo l’adozione di questa proposta di legge. A rischiare contraccolpi economici ci sono 960 imprese francesi che danno lavoro a circa 70.000 persone. Renault è il primo gruppo esportatore (in Turchia si produce l’auto elettrica), ma in lista c’è anche la compagnia di assicurazione Axa, prima nel settore in Turchia e Carrefour, con i suoi 250 supermercati impiantati sul territorio. Nel solo 2011 sono circa 90 le imprese francesi che si sono installate in Turchia. Che ora rischiano contraccolpi economici.

Certo, per ora nessun dirigente ha ufficialmente annunciato misure restrittive, però il boicottaggio dei prodotti francesi potrebbe venire ‘spontaneo’ da parte dei consumatori turchi, anche attraverso i social network, ammonisce Hisarcikliogu. Dal canto suo Parigi si difende dicendo che la Turchia è membro dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) e che rischierebbe penalizzazioni gravi qualora fagocitasse la proibizione d’importazioni e autorizzasse altre tipi di discriminazioni commerciali sui prodotti francesi. Ma il pericolo, avvertono dalla Turchia, è molto più impalpabile. Lo ha spiegato il coordinatore internazionale della Confindustria turca (Tusiad) Bahadir Kaleagasi, che parla di un possibile ‘boicottaggio discreto’, per evitare sanzioni del Wto. Lungi dallo stilare una lista nera, le imprese francesi potrebbe essere discretamente depennate dalle liste delle imprese che presentano le proprie offerte nelle gare d’appalto in Turchia. Si parla di grossi contratti, Kaleagasi evoca la cifra emblematica di 60 miliardi di euro d’investimenti che la Turchia farà nel settore delle infrastrutture, dei trasporti, dell’energia e degli armamenti. Tutti settori nei quali francesi oggi primeggiano. Ma che un domani gli potrebbero venire ‘discretamente’ preclusi. La perdita può essere incalcolabile.

A sintetizzare il clima isterico che si respira negli ambienti dell’industria e dell’economia francese dopo questo voto ci pensa il Canard Enchaîné, quotidiano satirico francese, che ha riportato le parole che il minsitro degli esteri francese Alain Juppé avrebbe detto off the records ai suoi più stretti collaboratori dopo il voto, visibilmente alterato: «Questo voto è una cavolata per racimolare i voti dei francesi di origine armena ! Non dite che non vi avevo avvertito». Juppé si riferiva ai 100 vettori Airbus che la Turchia ha appena acquistato dalla Francia. Che ora potrebbero ritornare indietro.