Mistero su Roma tappezzata di finti manifesti del Pdl

Mistero su Roma tappezzata di finti manifesti del Pdl

I primi manifesti sono apparsi qualche giorno fa. Sullo sfondo blu la grande scritta: «Vuoi fermare l’invasione dei politici calati dall’alto?». In basso il logo del Popolo della libertà. Durante la scorsa notte i muri del centro di Roma sono stati “incartati” da altre centinaia di cartelloni. «Ma perché dobbiamo eleggere sempre le solite facce?». In bella vista sempre il simbolo del partito di Silvio Berlusconi. Tutto normale, se non fosse che il Pdl romano è all’oscuro dell’iniziativa. E così in poche ore tra i berluscones della Capitale è partita la caccia al colpevole. Un giallo natalizio che sta togliendo il sonno a più di qualche dirigente locale. Se qualcuno ci ride sopra, in molti hanno preso la misteriosa vicenda davvero sul serio. È il caso dei vertici del partito romano, i coordinatori Alfredo Pallone e Gianni Sammarco, che ieri sono andati in Procura per sporgere una denuncia contro ignoti. Autorizzati, dicono, direttamente dal segretario Angelino Alfano. Il motivo? Il logo del partito è stato utilizzato senza l’ok del coordinamento nazionale, «l’unico organo legalmente depositario dell’utilizzo».

Uno scherzo o la provocazione di un avversario politico? Nel partito gira voce che l’anonimo autore dei manifesti possa essere addirittura un oppositore interno. Peggio, un gruppo di dissidenti berlusconiani in aperta polemica con la dirigenza. Ipotesi ancora più preoccupante, dato l’avvicinarsi dei congressi provinciali del partito. Di certo chi ha ideato l’iniziativa ha raggiunto l’obiettivo: nel Pdl romano c’è nervosismo. Tutti si interrogano. In questi giorni è iniziata persino una sorta di inchiesta interna per scoprire il responsabile. Una ricerca che finora non ha dato risultati.

«Non riusciamo a venire a capo della vicenda» ammette sconsolato il senatore Domenico Gramazio, uno dei volti più noti del Pdl capitolino. E così, per risolvere la questione, ognuno si ingegna come può. «Io sono un attento osservatore – racconta Gramazio – stamattina mi sono fermato davanti a uno dei manifesti e l’ho esaminato con calma. Lo sa cosa ho scoperto? Gli autori sono stati così bravi da non far stampare neppure il nome della tipografia. A questo punto temo che risalire ai responsabili sarà impossibile».

«La cosa strana è proprio questa» spiega il senatore berlusconiano Stefano De Lillo, altro nome di spicco del Pdl romano. «In tutti i manifesti di tipo politico c’è sempre un nome o una firma. Una presa di responsabilità. Altrimenti che senso ha riempire la città di messaggi?». Qui il mistero si infittisce. Perché in calce ai cartelloni una firma effettivamente c’è. È il link a un sito – bastalesolitefacce.net – che però non esiste. Intanto ai dirigenti pidiellini della Capitale non resta che fare ipotesi. Gramazio è convinto che tra i colpevoli ci sia qualche esponente della sinistra romana. «Questa è una provocazione bella e buona. Prima di Natale succede spesso». Il motivo è presto detto. Durante le feste gli attacchini non lavorano (così spiega il senatore) Chi riesce a ricoprire i muri della città per ultimo, ha visibilità fino a dopo le ferie. 

E la tesi dell’azione di una minoranza interna? Tra le alte sfere del Pdl della Capitale nessuno lo ammette pubblicamente, ma questa resta la pista più battuta. «Se fosse una polemica verso la dirigenza sarebbe un po’ troppo criptica, non crede?» ironizza De Lillo. «D’altronde i messaggi lanciati sono persino condivisibili. Tutti vogliamo il ricambio generazionale all’interno del partito. Semmai i manifesti mi sembrano un po’ qualunquisti». Una vicenda surreale. Ma tutti si prendono incredibilmente sul serio. «Personalmente – continua De Lillo – mi sentirei di escludere uno scherzo. Dopotutto chi è che ha tanti soldi da spendere per una burla del genere?». Già, perché tra stampa e affissioni la misteriosa iniziativa deve essere costata parecchio. De Lillo allarga le braccia. «È un grosso enigma. Mi auguro che prima di Capodanno si riesca a scoprire l’identità del facoltoso e anonimo stampatore». I cittadini romani attendono con ansia.

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