Monti apre alle parafarmacie, la lobby dei farmacisti va all’attacco

Monti apre alle parafarmacie, la lobby dei farmacisti va all’attacco

La lobby dei farmacisti è al lavoro. A Montecitorio, ma non solo. L’obiettivo è quello di modificare la manovra del governo prima che il testo arrivi in Aula. Prima, cioè, che il provvedimento possa essere blindato con la fiducia. Al centro del confronto c’è l’articolo 32, nel passaggio in cui l’esecutivo apre alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C (quelli a pagamento, ma con ricetta medica). Ora che il decreto Salva Italia autorizza la vendita anche nelle parafarmacie, purché nei comuni sopra i 15mila abitanti.

Federfarma, l’associazione che riunisce gli operatori del settore, è all’attacco. “Le farmacie chiuderanno ma al governo non importa nulla” denunciano i farmacisti sul sito. “Federfarma ha chiesto più volte al governo di poter presentare una proposta organica di riforma della professione e del servizio farmaceutico (…) ma purtroppo Monti non ci vuole neppure ascoltare”.

Nei Palazzi del potere, invece, qualche ascoltatore più attento c’è ancora. Negli ultimi giorni alla Camera dei deputati sono stati presentati più di trenta emendamenti alla manovra sul tema farmacie. Tante le proposte di modifica che chiedono di cancellare l’articolo 32. Quasi tutte del Pdl. Qualcuna prevede di limitare il numero dei farmaci di fascia C soggetti alla liberalizzazione. Qualcun’altra propone di semplificare la procedura per l’apertura di nuove farmacie. Del resto, già la settimana scorsa una settantina di parlamentari (soprattutto Pdl e Terzo polo) avevano scritto una lettera proprio per perorare la causa dei farmacisti.

Iniziative a tutela della salute dei cittadini o espressione dell’“arroganza di una delle caste più potenti d’Italia”, come la definisce il presidente del Movimento nazionale liberi farmacisti Vincenzo Devito? Il confronto è aperto. Stando ai dati forniti da Federfarma l’intervento del governo è penalizzante, recessivo e iniquo. Eppure, replicano dalla Federconsumatori, le misure del decreto permetterebbero “risparmi per oltre 250 milioni di euro, 8-9000 nuovi occupati, 3500-4500 nuove aziende e circa 700 milioni di euro investiti con ricadute importanti anche in altri settori”.

Nel frattempo la battaglia dei farmacisti supera i confini italiani. In queste ore sono state presentate diverse interrogazioni anche presso il Parlamento Europeo. Tutte in difesa di Federfarma. Il presidente del gruppo Pdl Mario Mauro, ad esempio, chiede di “verificare se le misure proposte dal Governo italiano in merito alla liberalizzazione della vendita dei farmaci nella grande distribuzione e nelle parafarmacie è compatibile con la tutela della salute del consumatore, soprattutto in merito ai farmaci di fascia C che necessitano non solo di una prescrizione medica, ma anche di una particolare attenzione nella loro assunzione”. Insieme a lui si sono esposti anche gli europarlamentari Sergio Silvestris (Pdl) e Antonello Antinoro (Udc).

Politica e non solo. Parallelamente all’impegno di tanti parlamentari, la lobby delle farmacie ha inaugurato una pressante campagna di comunicazione. Si parte dalla Capitale. Questa mattina Federfarma Lazio ha acquistato un’intera pagina sui principali quotidiani romani: Repubblica, il Messaggero, Il Tempo. Anche qui dura condanna al progetto di liberalizzazione dei farmaci di fascia C. “In Europa nessun Paese civile – ecco una parte del comunicato – ha mai solo immaginato un provvedimento come quello approvato dal Governo, che danneggia i cittadini, a favore del mercato e del consumismo della salute, e che rovina un sistema come quello della farmacia riconosciuto da tutti i sondaggi come il più gradito e apprezzato dalla stragrande maggioranza della popolazione”.
 

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