Liberalizzazioni, taglio delle province, stipendi dei parlamentari. Il governo si piega davanti ai piccoli interessi del Palazzo. In queste ore Monti e i suoi ministri hanno deciso di rivedere diversi capitoli della manovra, venendo incontro alle richieste del mondo politico. Dopo tanti passi indietro i partiti hanno alzato la voce. E davanti alle pressioni l’Esecutivo ha iniziato a modificare il decreto Salva Italia.
Da questa mattina sono stati depositati nella commissione Bilancio di Montecitorio i primi emendamenti del governo sulla manovra. Le correzioni frutto dei “suggerimenti” del Parlamento. Mancano ancora le correzioni di rotta su pensioni e Imu – i temi caldi del provvedimento – su cui il governo sta ancora lavorando. Ma dai primi interventi sembra che rispetto ai grandi interessi del paese, per ora a spuntarla sia la lobby della politica.
Si parte con la revisione degli stipendi parlamentari. La versione originaria della manovra prevedeva un intervento del governo entro il 31 dicembre di quest’anno. Un decreto per adeguare le retribuzioni di deputati e senatori italiani ai loro colleghi europei. Niente da fare. Dopo le reazioni sdegnate del Palazzo e le accuse di attentato all’autonomia delle Camere, il governo rivede la norma. Il taglio delle indennità sarà introdotto da «immediate iniziative» di Parlamento e governo. «Ciascuno nell’ambito delle proprie attribuzioni». Sparito il termine perentorio del 31 dicembre.
La resurrezione delle province. Il decreto Salva Italia le aveva di fatto eliminate, ora ritornano. Con un altro emendamento il governo ha inserito in manovra un termine per la decadenza delle giunte provinciali: il 31 marzo 2013. Un termine piuttosto lungo, considerando che in quella data – anche qualora la legislatura arrivasse al suo termine naturale – il governo Monti non sarà più in carica. Posticipata dal 30 aprile al 31 dicembre 2012 la data entro cui trasferire a Comuni e Regioni le funzioni delle province.
Capitolo liberalizzazioni. Seguendo le indicazioni di tanti parlamentari il governo rivede, al ribasso, anche gli interventi su questa materia. Anzitutto un ritardo. Un emendamento dei relatori in commissione Bilancio e Finanze sposta fino a dicembre 2012 l’avvio delle procedure. Poi le limitazioni. Il governo ha già chiesto, con un apposito emendamento, che dal pacchetto venga escluso «il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea». Cioè i taxi. Ancora in bilico le norme sulla liberalizzazione delle farmacie. Proprio in queste ore in commissione si sta discutendo il progetto del governo che prevede la vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie. Una discussione animata che sta facendo allungare a dismisura i tempi dell’esame parlamentare. E c’è già chi scommette che il governo sia pronto a un altro passo indietro.