È necessario dare un taglio netto alla burocrazia. Se per esempio un privato deve ristrutturare casa, servono carte su carte e tempi lunghi. Nel lavoro delle imprese, si moltiplicano i documenti da redigere, i regolamenti da rispettare e così via: il lavoro quotidiano ne risulta appesantito. Senza cadere nell’eccesso di una liberalizzazione senza vincoli, basterebbe iniziare a dimezzare il volume della burocrazia e magari dirottare verso i controlli sul campo parte dei funzionari che finora devono esaminare documenti.
Un’altra delle “cose da fare subito” è una lotta dura e concertata contro la criminalità. Dallo stillicidio di furti in aziende e abitazioni fino ai tentacoli delle mafie in ogni regione, un Paese che vive nell’insicurezza – a volte nella paura – non è stimolato a investire, a credere nel futuro, a produrre per creare qualcosa di duraturo. Non basta un decreto per cambiare la situazione ma bisogna pur cominciare: più risorse alle forze dell’ordine, compresa la polizia penitenziaria, e certezza della pena, senza se e senza ma.
Lo Stato deve fornire al mercato le regole necessarie per funzionare al meglio – quantomeno per non “incepparsi”. L’unica forma di intervento diretto nell’economia deve riguardare la vigilanza sul rispetto delle regole e sanzioni per chi le trasgredisce: anche in economia la certezza della pena non farebbe male.
Per uscire dalle secche si può fare affidamento sull’alimentare. Al di là delle ormai note spiegazioni sulla sua anticiclicità, va sottolineato che l’alimentare italiano contiene “l’anima” dei territori di origine. E i vari prodotti hanno caratteristiche di gusto e ingredienti che li rendono desiderati in tutto il mondo. Non è un caso che il più grande problema per il settore sia quello delle imitazioni all’estero. All’alimentare è legata a doppio filo l’agricoltura: con i giusti accorgimenti, può tornare ad essere attrattiva per chi cerchi un lavoro e nel contempo abbia voglia di impegnarsi.
L’edilizia può aiutare la ripresa se si punta sulle ristrutturazioni degli immobili esistenti: il consumo di suolo andrebbe fermato. Inoltre bisogna puntare sul turismo con l’umiltà di adeguare i prezzi delle strutture ricettive in alcune zone e di ripensare le strategie attrattive in quelle più in crisi di affluenza.
*redattore della Gazzetta di Parma.it e socio sostenitore del Club LK