Corrado Passera è il più “politico” tra i ministri di questo governo tecnico. È tra i più giovani, i più visibili, i più ambiziosi, e a nessuno sfugge che sia persona capace tra persone capaci. Eppure, per qualche strana ragione, è anche l’elemento che – in mezzo a tanta discontinuità – rappresenta di più la “tentazione” della continuità con il recente passato, col berlusconismo che ambivamo a considerare chiuso. L’ultimo episodio ha del clamoroso, ed è la nomina – rivelata dal Riformista di ieri e documentata nel dettaglio da Vittorio Malagutti su Il Fatto Quotidiano di oggi – di Paolo Romani a consulente speciale per il Ministero dello Sviluppo Economico per le missioni in Iraq e Afghanistan.
Paolo Romani è un fedelissimo di Silvio Berlusconi, parlamentare forzista fin dagli albori del 1994, dopo tutta una carriera da giornalista/imprenditore nelle tv private lombarde. Il tasso di fedeltà di Paolo Romani al fondatore di Forza Italia e di Mediaset non ha bisogno di essere provato oltre, se si ricorda che proprio a lui sono state affidate tutte le deleghe sulle comunicazioni in questa legislatura nel precedente governo. Con quelle stesse deleghe presiedeva anche al complicato (per Mediaset) dossier delle nuove frequenze televisive, che non pare meno complesso adesso che è finito nelle mani di un nuovo governo e di un nuovo ministro: per coincidenza, proprio Corrado Passera. Sia detto per inciso: la polemica è calda calda, perchè la decisione di non mettere a gara le nuove frequenze per il digitale è stata appena presa, avvantaggia i grandi gruppi esistenti (cioè Mediaset) e fa perdere un introito allo stato che si può stimare tra gli 8 e i 16 miliardi. Se poi proprio si vuole essere certi della vicinanza tra Romani e gli interessi personali di Silvio Berlusconi, si ricordi la sua nomina ad assessore all’urbanistica del Comune di Monza: porta la data del 2007, mentre entrava nel vivo la complicata partita per la costruzione di Milano 4 (indovinate chi era l’impresario?), naturalmente su suolo monzese.
Al banchiere comasco sembra dunque non preoccupare che le parole chiave della sua ancor breve esperienza da politica assomiglino a quelle del passato. Da subito, su Linkiesta, abbiamo sottolineato la questione del potenziale conflitto di interessi. Un conflitto relazionale, perché la banca da lui guidata per tanti anni e in cui evidentemente conosce tutti, continuerà a relazionarsi in maniera costante con il governo, e con il ministero da lui guidato. Un conflitto su cui oggettivamente si può fare poco, ma che si poteva evitare di aggravare nominando Mario Ciaccia – ex capo di Banca Intesa Infrastrutture – come viceministro con delega alle Infrastrutture. Abbiamo modestamente sconsigliato Passera dal farlo appena sono circolati i primi rumors e ovviamente il Ministro ha tirato dritto, ma secondo noi il problema rimane. Tanto più che, quando il conflitto di interessi diventa materiale e riguarda le azioni che Passera ancora detiene, è lo stesso ministro a dire che non ravvede la necessità di liberarsene. Che se si deciderà così accetterà anche la decisione, ma considerandola una vera e propria “ingiustizia”.
Alla fine di uno score non proprio invidiabile, dal punto di vista della sostanza e dell’immagine, Corrado Passera nomina ora Paolo Romani. “Sarà il mio inviato in Afghanistan e Iraq” ha scritto nero su bianco. L’ex ministro berlusconiano ha una lunga consuetudine con l’area. La sua biografia ufficiale racconta di un passato di reporter di guerra in Iran e Iraq a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. Ma la frequentazione si è fatta più assidua di recente, nell’epoca in cui i nuovi assetti post-bellici rendevano quei paesi territori di caccia per grosse commesse. Energia, gas e petrolio, infrastrutture sono i dossier più promettenti per i giganti privato o semi pubblici italiani. Passera ha garantito che si tratta di una consulenza “da poche settimane”. Sarà interessante capire cosa e a chi l’attività di Paolo Romani porterà, così come sarebbe prezioso sapere cosa hanno prodotto i suoi molti viaggi viaggi recenti nell’area. E mentre l’ex ministro si affretta a garantirci che lavorerà a titolo gratuito – “per il solo bene dell’Italia” -, a noi restano diverse curiosità.
Ma davvero non c’era nessun altro in grado di ricevere le consegne di Romani e di portarle avanti al meglio? Ma davvero solo Romani era in grado di tenere alto il nostro nome laggiù? E infine: a Mario Monti la cosa sta bene, è stato informato prima o l’ha letta sui giornali? Ma davvero Passera non ha pensato che, dopo tutto, non era il caso di avere come “inviato” il più berlusconiano degli ex ministri berlusconiani? Si dirà che la facciamo lunga per una consulenza gratuita, e che al massimo si tratta di un peccato di ineleganza. Può darsi. Ma è coi gesti simbolici che, dopo tutto, si segnano in modo netto le discontinuità. O le continuità, appunto.