A Chicago il quartiere di Englewood è uno dei più violenti. Tra il 9 e l΄11 ottobre, in appena 72 ore, si sono verificati un incendio doloso, dieci episodi di vandalismo, tre furti d΄auto e sei con scasso, quattro rapine, quattordici fatti di violenza e due abusi su minore. Ma a Chicago ci sono zone anche peggiori. United Center Park è così pericolosa che, nel corso di un anno, c΄è una possibilità su quattro di essere vittima di un qualche crimine. Nel 2010 la metropoli è stata colpita da un΄ondata di violenza tale che due deputati locali sono arrivati a chiedere l΄intervento della guardia nazionale. Un΄internauta, in quei giorni difficili, ha commentato: «Penso che Chicago abbia raggiunto il livello di Gotham City».
E in effetti Gotham City, la città natale di Batman, è divenuta nell΄immaginario collettivo americano sinonimo di degrado e corruzione. “Merito”, naturalmente, del fumetto, che da decenni intrattiene milioni di lettori (la prima storia di Batman è stata pubblicata nello stesso anno in cui Hitler ha invaso la Polonia). Il cinema, però, ha fatto la sua parte: i due film di Tim Burton, e i due di Christopher Nolan, hanno descritto Gotham come un folle ibrido tra la Chicago di Al Capone, la New York pre-Giuliani e la Detroit post-industriale.
E proprio alla parossistica carica criminale di Gotham City attinge a piene mani anche Batman: Arkham City, nuovo videogioco sviluppato dalla britannica Rocksteady Studios. Batman, il “cavaliere oscuro” che nella cultura popolare incarna tutta l΄ambiguità della giustizia umana, si ritrova imprigionato in un ghetto urbano divenuto carcere di massima sicurezza. Una gated community all΄incontrario, insomma. Per uscirne dovrà affrontare orde di sociopatici, e alcuni dei suoi storici antagonisti: il Pinguino, l΄Enigmista, il Joker e altri letali fenomeni da baraccone. Come nel videogioco che lo ha preceduto (Batman: Arkham Asylum), anche in Batman: Arkham City i nemici sono maschere grottesche che incarnano i peggiori vizi dell΄uomo: il Joker è un pagliaccio perverso corroso dalla malattia; il Pinguino è un essere deforme consumato dal desiderio di vendetta; Due Facce è un ex procuratore distrettuale avido di potere.In questa specie di danza macabra post-moderna, Batman è un giustiziereche il destino sembra avere sconfitto. Malato, con il mantello lacero, solo contro tutti, deve impedire un΄evasione di massa da Arkham City e al contempo contrastare i piani machiavellici dell΄ideatore dell΄immensa città-carcere.
Per i programmatori del videogioco non deve essere stato difficile immaginare Arkham City. Gli Stati Uniti, che con oltre 2,3 milioni di detenuti vantano il record mondiale di popolazione carceraria, sono costellati di mega-penitenziari, vere e proprie cittadelle dell΄espiazione: dal famigerato carcere di Sing Sing, nello stato di New York, al Louisiana State Penitentiary, alias “La Fattoria”, dove si ammassano più di cinquemila detenuti (la metà dei quali condannati all΄ergastolo). E d΄altra parte cosa altro stanno diventando i quartieri più poveri di molte metropoli americane ed europee, se non prigioni di degrado da cui è difficilissimo uscire? A Londra, a Parigi, a Chicago, a Los Angeles ci sono intere zone proibite ai comuni cittadini, dove una parte cospicua della popolazione maschile adulta è stata in galera, e dove l΄unica occupazione redditizia sembra essere lo spaccio della droga.
Naturalmente i programmatori di Batman: Arkham City non sono sociologi, o criminologi. Ma lo scenario urbano da loro immaginato ha un pessimismo che ha presa sul giocatore. Oltre a ospitare migliaia di prigionieri, Arkham City è così vasta da avere una chiesa, una centrale di polizia, un΄acciaieria, un museo, un tribunale ecc. Tutto in rovina, tutto in malora: è il fallimento di un sistema che non redime, perchè né il lavoro né la cultura né la legge né la religione possono salvare criminali incalliti come il Joker. In questo inferno urbano Batman si sposta saltando da un tetto all΄altro, grazie a dei gadget hi-tech potenziabili, da utilizzare sia nell΄esplorazione della mappa di gioco, sia nel completamento delle missioni. Ma soprattutto nei combattimenti corpo a corpo.
E proprio i combattimenti corpo a corpo sono forse il principale punto di forza del gioco. Gli sviluppatori della Rocksteady Studios hanno infatti dato al giocatore la possibilità di affrontare come vuole le orde di criminali che infestano Arkham City (energumeni in tuta arancione che urlano: «Vogliamo farti soffrire Batman!», «Quando avremo finito con te nemmeno tua madre ti riconoscerà!»). Nei combattimenti si può optare per un approccio stealth, e cercare di neutralizzare i nemici con un uso minimo di violenza. O preferire lo scontro diretto, a viso aperto. La varietà dei nemici e la spettacolarità delle mosse rendono ogni scontro impegnativo, ma molto cinematografico. Oltre a completare varie missioni e a combattere, il giocatore si può perdere tra le vie di Arkham City per risolvere le centinaia di enigmi sparse ovunque, sbloccando così bonus e missioni extra, che rendono il gioco molto più longevo.
Se in Batman: Arkham City lo scenario è quello della metropoli contemporanea con i suoi ghetti ribollenti, i videogiochi ambientati nelle città del futuro non sono certo più rassicuranti. È il caso di Spider-Man: Edge of Time, ultima creazione della software house canadese Beenox. La trama del videogioco è decisamente fantascientifica, ma inquietante. Il principale protagonista è uno Spider-Man (alias Uomo Ragno) per metà ispanico, che si muove nella New York del 2099. Ma a differenza della New York del sindaco illuminato Michael Bloomberg, nel futuro la Grande Mela è una megalopoli cupa e senza spazi verdi, in balia delle macchine, dove spadroneggiano corporation ed eserciti privati, il dissenso non è ammesso e il turbocapitalismo è la nuova divinità. In poche parole, l΄incubo degli attivisti di Occupy Wall Street tramutato in realtà.
Lo Spider-Man del 2099 deve salvare lo Spider-Man dei nostri giorni, Peter Parker, minacciato da un manager di una multinazionale del 2099 che, tornato indietro nel tempo, vuole approfittare della crisi finanziaria per rastrellare azioni delle blue chip americane e creare la più grande azienda del pianeta. È un universo distopico quello immaginato in Spider-Man: Edge of Time, un miscuglio tra 1984 di George Orwell, Mondo nuovo di Aldous Huxley e I simulacri di Philip Dick, dove supercapitalisti con il delirio di onnipotenza sognano di impiantare chip neurali nel cervello della gente per spingerli a uno shopping sfrenato.
Spider-Man: Edge of Time offre quindi una trama complessa, ricca di colpi di scena, in cui svolge un ruolo fondamentale la teoria dei paradossi temporali. Per quanto riguarda il gameplay però, il videogioco risulta meno curato, alternando combattimenti intensi ma un po΄ confusi a decine di sfide, da superare sfruttando tutte le abilità disponibili. Anche la grafica non entusiasma troppo e le sezioni esplorative sono limitate. Tuttavia i fan dell΄Uomo Ragno gradiranno. Perché in un mondo hobbesiano come quello descritto da Spider-Man: Edge of Time (ricordate il plautiano «homo hominis lupus»?) solo un Uomo Ragno può salvare l΄umanità.