Caro Babbo Natale,
ti faccio una proposta. Una volta scaricati i regali dei bambini, non lasciare la tua slitta vuota ma prendi con te nel viaggio di ritorno i sindacalisti e la loro dannosa ideologia dell’uguaglianza sociale limitata ai detentori di posto fisso.
Caro Babbo Natale, liberaci da quarant’anni di difesa di privilegi insostenibili. Il danno procurato non è solo quello che si suol dire comunemente, cioè che abbiamo una cerchia di garantiti caricati sulle spalle dei giovani disoccupati, dei dententori di partita IVA, dei lavoratori a contratto. Il danno è maggiore, è nell’aver infiacchito la mentalità comune con la retorica dei diritti più assurdi, è nell’aver fatto crescere buona parte del paese nel culto del “posto” purchessia, meglio se inutile e clientelare, assistito e infine pensionato. Nell’aver instillato nella gente una mentalità tutta diritti e niente doveri. Nel far credere che si possa vivere lamentandosi e scendendo in piazza e bloccando scuole, trasporti, e uffici pubblici e fregarsene completamente della grande massa di altre persone che devono lavorare perché altrimenti non vengono pagate, e quel giorno non ci riusciranno causa sciopero. Il danno è nel far pensare che i cattivi siano sempre i padroni o i commercianti o gli imprenditori, e che il mercato sia una loro invenzione per sfruttare meglio i tesserati del sindacato. Il danno è nell’aver cresciuto e legittimato (spesso col sostegno della magistratura) una gran massa di furbastri, ostili a ogni flessibilità, novità, senso del dovere. Come senz’altro saprai, caro Babbo Natale, succede che, col determinante contributo dei sindacati, i cosiddetti padroni pagano privilegi e benefit dei lavoratori assunti non con gli utili aziendali ma con i compensi sotto la soglia della dignità assegnati ai lavoratori precari. Basti vedere il mondo dei giornali, con gli incredibili squilibri di retribuzioni tra giornalisti assunti (+ 5% nel 2011, fonte Corriere della Sera) e i compensi di quelli non assunti ( – 50% / 60%, mie fonti).
Caro Babbo Natale, se non porti con te in Lapponia a rinfrescarsi le idee intorpidite i nostri sindacalisti, almeno per tutto il 2012, rischi che facciano la fine dei politici italiani. Travolti dall’odio anticasta, screditati, svalutati, deprecati.
E poi, caro Babbo Natale, non passerà molto che si comincerà finalmente a dire che i sindacati sono responsabili di aver distrutto l’immagine e la sostanza della scuola pubblica, infinitamente più delle vituperate riforme di De Mauro, di Berlinguer, della Moratti, della Gelmini. Io sono ancora arrabbiata perché per tre anni di liceo non ho mai avuto l’insegnante di storia dell’arte, una scaltra professionista dell’abitare a Napoli senza perdere la cattedra a Bergamo. Professori incapaci, professori menomati, professori farsa… negli ultimi quarantanni la quantità di malfattori e casi umani sostenuti dai sindacati a scapito degli studenti e dei docenti di qualità è impressionante.
Caro Babbo Natale, portali via con te perché sogniamo un anno in cui si colmi lo squilibrio tra lavoratori garantiti, spesso snervati e minati dalla pigrizia, e lavoratori non garantiti, pieni di energie e consci che per lavorare ci vuole anche ambizione, iniziativa, e più impegno che lagna.
Camilla Baresani