Se si spiega come si è riusciti a farlo, si fatica a crederlo. Ma è così: negli slum filippini è tornata (di giorno) la luce nelle case. Il metodo è semplice, e non serve nemmeno l’elettricità. È bastata una bottiglia d’acqua a illuminare un paesaggio semiurbano di periferie diroccate, con edifici costruiti vicinissimi e contro ogni norma igienica e ambientale. L’interno delle case era buio anche durante l’intera giornata e la connessione elettrica è un bene raro: secondo quanto spiega un report della Commissione Nazionale Elettrica del 2009, al di fuori della cerchia cittadina della capitale Manila, 3 milioni di famiglie non hanno accesso alla corrente. E non solo: date le condizioni fatiscenti della zona, l’uso dell’elettricità dà spesso luogo a incendi. Un pericolo.
Insomma, si doveva portare luce là dove luce non c’era, e senza impiegare elettricità. Il rimedio è stato semplice: come, appunto, una bottiglia. Di quelle di plastica, nemmeno di vetro. Va riempita d’acqua, con un po’ di candeggina. Poi va infilata in un buco attraverso il soffitto (cosa facile, nelle Filippine, dal momento che le case sono coperte da leggeri strati di lamiera) e tenuta ben salda. Il risultato? La bottiglia riflette, potenziandola, la luce solare che raccoglie all’esterno e la proietta in tutta la stanza. Il risultato è un’illuminazione sorprendente che si può vedere qui sotto.
L’idea e la messa a punto è merito degli studenti del Mit (Massachussets Institute of Technology) di Boston e perfezionata da MyShelter Foundation, che hanno sfruttato un’idea già introdotta in Brasile, ma che prevedeva l’impiego di bottiglie di vetro. Il tutto ha dato vita alla campagna Isang Litrong Liwanag (Un litro di luce), che mira a diffondere la “bottiglia di luce solare” nelle zone disagiate delle periferie del mondo.
Il progetto implica l’utilizzo dei principi delle cosiddette “Tecnologie Appropriate”, cioè la messa a punto di strumenti e tecniche semplici da replicare ovunque e con l’impiego di mezzi alla portata di tutti. E, soprattutto, che sappiano risolvere problemi gravi e quotidiani, come la luce. Non solo: in questo modo è previsto anche il riutilizzo di materiali di scarto.
La campagna, invece, mira a illuminare nelle sole Filippine almeno un milione di case entro il 2012, ma già è allargata, con l’idea di arrivare in India, in Australia, in Indonesia. Per il momento funziona, com’è ovvio, solo di giorno. Ma è un buon inizio. Si è cominciato da Manila e si andrà avanti anche altrove. E finché ci sarà luce, ci sarà speranza.