Siamo alla vigilia dello scoppio della bomba previdenziale e nessuno fa niente. Eppure non sarà cosa da poco, ma una vera guerra tra generazioni. I giovani di adesso, lavoratori pubblici e privati, atipici e precari, liberi professionisti, artigiani e commercianti avranno, per pensione, nella migliore delle ipotesi, la metà del loro ultimo salario.
Una generazione sprecata, male assunta, mal pagata. E con la certezza di una pensione ridottissima. Eppure sono loro che versano i 10 miliardi allo Stato che tengono in piedi le casse previdenziali (1,4 miliardi di attivo) per chi ha avuto un lavoro sicuro e ben remunerato.
Ecco qualche dato. Negli ultimi 40 anni la longevità media è cresciuta di quasi dieci anni, a un ritmo impressionante: due anni e mezzo ogni dieci anni. Non sarebbe stato un problema, se le persone avessero cominciato a lavorare più a lungo. Invece, lavorano di meno. I nati del 1925 lavoravano in media 45 anni, quelli del 1945 ne lavorano 37. Si comincia più tardi e si finisce prima. Le pensioni, allora, devono coprire molti più anni: la vita media si è allungata e in più si lavora meno a lungo.
E, ad aggiungere il carico, è il crollo delle nascite. La conseguenza è questa: il 45% del salario di chi oggi lavora viene succhiato dai pensionati, i quali, ai loro tempi, non avevano versato più del 30%. E chi alla pensione ci arriva ora, è ancora fortunato rispetto a chi ha cominciato a lavorare negli ultimi dieci anni: avrà una pensione superiore del 20 o del 30%.
Infine, la “tassa” imposta da chi è in pensione a chi lavora, non viene più pagata dai datori di lavoro. Troppo alta. E allora si creano posti con contributi previdenziali più bassi: è il fiorire dei Co.co.co e dei contratti a progetto, con salari più bassi. Almeno del 15% inferiori a chi entrava nel mondo del lavoro solo dieci anni fa. Risultato? Questi nuovi lavoratori rischiano di lavorare 45 anni, come i nati del ’25, e pagare, però, molto di più per i pensionati. E, alla fine, ricevere una pensione nemmeno al di sopra del livello di sussistenza.
Un provvedimento che cerchi di rendere più equilibrato il sistema sembra non più prorogabile. Nessun politico vuole scottarsi le mani. Ma la bomba è carica, sta per scoppiare: e potrebbe trascinare via tutto con sé.
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