Zuckerberg e gli altri: neanche un italiano tra gli under 30 che cambiano il mondo

Zuckerberg e gli altri: neanche un italiano tra gli under 30 che cambiano il mondo

Sono quelli che “hanno deciso di non aspettare”: trecentosessanta under 30 che hanno cambiato il mondo e che, nelle prossime decadi, ne diventeranno i padroni. Tra rivoluzionari e innovatori, uomini e donne, sconosciuti e celebrità, la lista di giovani talenti pubblicata sul sito della rivista americana è quanto mai eterogenea.

I lettori sono stati la vera anima del progetto30 under 30“: hanno proposto i nomi dei papabili – migliaia, poi ridotti da una giuria ai 360 attuali – e sono loro che, tramite un sondaggio, sceglieranno i trenta finalisti che compariranno sulle pagine del numero speciale della rivista, previsto per febbraio. «Le aziende dovrebbero assumerli subito» scherza Michael Noer di Forbes, «o altrimenti in pochi anni si troveranno a dover lavorare per loro».

La lista affianca vere e proprie star a geni ancora semi-sconosciuti. Ci sono ovviamente Mark Zuckerberg (27), fondatore di Facebook, David Karp (25) di Tumblr e Kevin Systrom (28) di Instagram, la nota applicazione fotografica per gli smartphone. Ci sono poi tanti giovani che ricoprono ruoli importanti nel giornalismo e nell’editoria: Daniel Fletcher, ad esempio, classe 1987, direttore del settore “Social Media” di Bloomberg News e di Businessweek.

Nella musica il potere è donna: Adele, 23 anni, Rihanna, 23 e Lady Gaga, 25, si sono spartite la testa delle classifiche di vendita quasi ininterrottamente negli ultimi dodici mesi. I lettori di Forbes hanno segnalato anche trenta ricercatori che, con le loro scoperte, stanno rivoluzionando la scienza: per esempio Daniela Witten, che a ventisette anni ha progettato un’intelligenza artificiale che decifra velocemente il genoma umano, rilevando le malattie congenite con un risparmio enorme di denaro. Tante anche le giovani eccellenze nel campo immobiliare e della finanza, così come in politica: Ronan Farrow, a soli 24 anni, è stato nominato Consigliere speciale per le problematiche giovanili presso il Dipartimento di Stato americano.

Non mancano, infine i giovanissimi: ancora teenager, ma già in grado di dire la loro a livello internazionale. Non solo il baby fenomeno del pop Justin Bieber (17) o l’attore Jaden Smith (13), figlio di Will Smith, ma anche tanti ragazzi saliti alla ribalta senza beneficiare di particolari trampolini commerciali. Javier Fernandez-Han, ad esempio, inventore di Versatile, un sistema che utilizza alghe per depurare il liquame ottenendo metano ad uso combustibile.

Oppure Robert Nay, a quindici anni già amministratore delegato della sua azienda, la Nay Games: quest’anno ha programmato Bubble Ball, un gioco per telefonino che è stato scaricato oltre nove milioni di volte. O ancora Tavi Gevinson, a quindici anni già conosciutissima per via del suo blog di moda Style Rookie e l’hacker Nicholas Allegra, 19 anni, unico al mondo a riuscire a oltrepassare i firewall degli Iphone. La sua è una storia a lieto fine: la Apple, venuta a sapere delle capacità del ragazzo, ha seguito alla lettera il consiglio di Michael Noer e, senza pensarci due volte, l’ha assunto. 

L’unica nota stonata arriva dalla mancanza di Italiani. In nessuno dei dodici settori analizzati da Forbes – arte e design, energia, spettacolo, finanza, cucina ed enologia, politica, media, musica, mercato immobiliare, scienza, social media e tecnologia – figurano infatti nostri concittadini. Se da un lato era prevedibile che ciò accadesse, dal momento che Forbes e i suoi lettori sono in larga parte americani, dall’altro è un dato che deve far riflettere, visto che nell’elenco appaiono anche altri europei (soprattutto francesi e inglesi).

Fatichiamo a credere che in Italia non esistano under 30 eccellenti nei rispettivi campi, come e anche più dei coetanei d’oltreoceano. Ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno. Forse però, come fa notare Luca De Biase in un intervento sul Sole-24ore, i giovani italiani «non hanno tutte le condizioni ideali per farsi conoscere all’estero. E questo è un vero insegnamento: per fare la storia, oggi, occorre connettersi al contesto internazionale. Non necessariamente per emigrare. Ma per sviluppare i propri talenti in modo libero dalle costrizioni di un paese vecchio e poco orientato a valorizzare l’iniziativa giovanile, la strada è giocare sul terreno internazionale».

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