“Giovani Pd, le primarie delle idee non bastano: bisogna votare donne e uomini”

“Giovani Pd, le primarie delle idee non bastano: bisogna votare donne e uomini”

Il congresso dei Giovani Democratici e le polemiche sul regolamento che dovrebbe disciplinarne lo svolgimento sono stati già oggetto di interesse de Linkiesta qualche settimana fa. Personalmente credo che la scelta di non tenere le elezioni primarie sia stata saggia: la nostra è una organizzazione solida e strutturata, che conta svariate decine di migliaia di iscritti, e consultazioni di quel tipo avrebbero comportato un rischio non indifferente di manipolazioni e pressioni da parti di correnti del partito e organizzazioni politiche a noi vicine, snaturando i termini della competizione e trasformando il naturale confronto politico in una mera conta correntizia. Tuttavia a molti è sembrato necessario consentire perlomeno agli iscritti di esprimersi direttamente sul candidato segretario e sul progetto politico nazionale. Per questa ragione, insieme a più di 50 dirigenti nazionali dell’organizzazione giovanile, ho deciso di presentare la mozione politica “Democrazia al futuro” e contestualmente la mia candidatura a segretario nazionale dei Giovani Democratici.

A fine dicembre sia la mozione che la candidatura sono state poste al vaglio della commissione di garanzia. Infatti, il ritardo con cui il segretario uscente Fausto Raciti ha presentato le sue tesi congressuali e la difficoltà nel capire quali fossero le persone che attualmente compongono la Direzione Nazionale e che quindi hanno la possibilità di sottoscrivere le mozioni alternative, ha reso impossibile la presentazione del nostro documento politico entro i termini previsti dal regolamento. Dopo oltre 7 giorni di attesa senza alcuna comunicazione e dopo aver visto i congressi locali iniziare e proseguire senza alcuna sospensiva da parte del presidente della commissione, il ricorso pendente è stato rigettato ma con motivazioni lacunose e seguendo procedure altamente discutibili. Per questa ragione ci siamo visti costretti a rivolgerci alla commissione di garanzia del Pd per un rapido esame della vicenda a tutela sia degli iscritti che guardano con interesse al nostro progetto alternativo sia a tutela dei numerosi firmatari della mozione stessa.

La querelle burocratica tuttora in corso non deve però far perdere di vista l’importante questione politica che si è aperta: una larga minoranza dell’organizzazione uscente – ma potenziale maggioranza a conclusione della fase congressuale – chiede di poter interpellare direttamente la base degli iscritti, non in violazione delle regole, ma proprio nel rispetto del regolamento che prevede la possibilità di presentare mozioni alternative qualora le tesi presentate dal segretario non fossero largamente condivise. Molti dirigenti ed io riteniamo, infatti, che in questo primo momento congressuale dei Giovani Democratici dopo che sono trascorsi ben tre anni dalla fase costituente non sia opportuno trasformare un “congresso” in una “conferenza programmatica” che – per sua natura – non può affrontare né l’importante tema dei rapporti fra territori e organizzazione nazionale né la questione delle relazioni che dovranno intercorrere fra quest’ultima e gli iscritti di ogni singola regione. Le “primarie delle idee” – come abbiamo sentito dire dal segretario uscente Raciti – sono uno slogan efficace che rischia però di trasformarsi in una illusione: le idee non sono separabili dalle donne e dagli uomini che dovranno tradurle in azioni politiche concrete, e non vorremmo che dietro l’abile chiacchiericcio fra archetipi generalizzati si nascondesse in realtà il tentativo di non mettere in discussione l’attuale gruppo dirigente e, soprattutto, di non dare applicazione al principio di responsabilità che quest’ultimo dovrebbe avere nei confronti di tutta l’organizzazione.

Pensiamo viceversa che la base dei Giovani Democratici abbia il diritto di valutare l’operato della segreteria uscente – di cui per altro anche io facevo parte con la delega all’Europa e alla politica estera – in un confronto aperto tra opzioni alternative, anche se non mutualmente esclusive. A prescindere dal congresso e dal suo esito, il dibattito tra idee e proposte deve essere una costante della nostra organizzazione e non può essere strumentalmente cristallizzato in un turbinio di tesi, emendamenti e sub-emendamenti preparati per le grandi occasioni e subito dimenticati. Bisogna ribaltare un’impostazione consociativa del dibattito sulla forma congressuale e prendere atto che, in questa situazione, sarebbe proprio il congresso per tesi a blindare la discussione e non il contrario.

I Giovani Democratici hanno bisogno di un confronto vero e senza paure. Non è solo una necessità dell’organizzazione giovanile. È l’Italia che ha bisogno della nostra energia e delle nostre idee per diventare un paese migliore. Il nostro impegno quotidiano nelle scuole, nelle università, nelle piazze e nei luoghi di lavoro sarà un contributo fondamentale nella fase di grandi cambiamenti e opportunità che si apre davanti a noi. Non possiamo permetterci di mancare questo importante appuntamento.  

* Esecutivo Nazionale Giovani Democratici (sono anche, se lo vuoi mettere e c’è spazio, Vicepresidente ECOSY e Consigliere Provinciale alla Spezia)

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