Non capita di rado che l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne la spari un po’ grossa. A volte, non sempre per fortuna, capita che questa si traduca in un’azione concreta, come è stato con il piano di vendita di 50mila Fiat 500 negli Stati Uniti. Altre volte le sue uscite a ruota libera fanno incavolare gli altri. In Germania ha suscitato una certa irritazione l’ultima dell’amministratore delegato di Fiat, dal Salone dell’auto di Detroit. Secondo Marchionne, l’Europa ha bisogno di un ulteriore ciclo di consolidamento: «Penso che dovremmo creare una seconda Volkswagen in termini di dimensioni». Vasto programma. Volkswagen ha il 20% del mercato europeo e ha chiuso il 2008 vendendo oltre 8 milioni di auto, 2 milioni in più del sogno impossibile di Marchionne per il 2014 (6 milioni di auto vendute).
La grande alleanza in grado di competere con Volkswagen è giustamente definita un “sogno” da FinancialTimes Deutchland, l’edizione tedesca del quotidiano britannico, che ricorda anche le bordate scherzose lanciate un anno fa da Marchionne, a proposito di un’acquisizione del settore camion di Volkswagen. Stavolta, però, i tedeschi sermbrano crederci, pensano che Marchionne “faccia sul serio”. E tra le righe non nasconde una certa irritazione, anche quando si accenna alla possibilità di un accordo tra Fiat-Chrysler e Peugeot-Citroën. Un’idea lanciata dal Corriere della Sera ma smentita oggi dallo stesso Marchionne. Ma a sorprendere è la stessa reazione tedesca. Doppiamente. Da un lato perché possano manifestare un malcelato fastidio perché qualcuno, in Europa, pensi a una grande alleanza in grado di tenere testa a Volkswagen. Dopotutto, l’Unione europea nasce sull’idea di un mercato unico e della competizione. E quindi, un competitor in più, può far paura e stimolare chi è sul mercato a far meglio, ma non deve mai suscitare fastidi.
Dall’altro lato, però, fa sorridere che invece di pensare a come controbattere a un’eventuale improvvisa fortissima espansione di Fiat, non si guardi a Fiat stessa in base ai suoi dati di produzione e vendita più recenti. Che dicono di un’azienda che fatica più dei competitor a tenere il passo della globalizzazione, e che deve continuare a rivedere le stime a ribasso. Insomma, diventare competitor diretti di Volkswagen in Europa è un ambizioso per tutti, al mondo. Ma per chi si è visto costretto, tanti anni dopo, a spiegare che Fabbrica Italia era un progetto non impegnativo, dal punto di vista dei numeri, lo è anche di più.