Il Governo aiuta gli alluvionati del Nord. Ma si dimentica dei siciliani

Il Governo aiuta gli alluvionati del Nord. Ma si dimentica dei siciliani

«È l’ennesima disparità di trattamento. La conferma della presenza di due Italie: una più ricca e paradossalmente per questo più degna di assistenza, e un’altra più povera e pertanto emarginata». Il presidente della provincia di Messina Nanni Ricevuto se la prende con il governo Monti. E con «l’inaccettabile» decreto milleproroghe licenziato da Palazzo Chigi lo scorso dicembre. Con lui decine di sindaci del territorio. A mandare su tutte le furie gli amministratori siciliani è l’articolo 29 del provvedimento, comma 15. Dove l’esecutivo concede – come di prassi – un trattamento fiscale di vantaggio alle popolazioni alluvionate delle province di La Spezia, Massa Carrara e Genova, vittime degli eventi calamitosi dell’autunno passato. Dimenticando, però, i venti comuni del messinese devastati dal maltempo lo scorso 22 novembre. Una tragedia in cui persero la vita tre persone, sepolte da una frana nel comune di Saponara.

Questa mattina il sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto ha deciso di scrivere una lettera al presidente della Repubblica per denunciare la vicenda. Il primo cittadino racconta di aver tentato, inutilmente, di chiedere al governo «i provvedimenti necessari per la sospensione di tutti i termini tributari, previdenziali legali e convenzionali in favore delle popolazioni colpite». Una misura necessaria almeno «per assicurare la sopravvivenza delle imprese che hanno subito i danni maggiori». E invece niente. «Con mia grande sorpresa – si legge – constato che il decreto dispone la sospensione – giustamente e doverosamente – per i territori delle province di La Spezia, Massa Carrara e Genova, senza nulla prevedere in favore delle popolazioni del messinese, parimenti ferite dalle avversità meteorologiche».

Intanto le attività produttive della zona sono in ginocchio. Un rischio evidenziato già nel primo rapporto della Protezione civile, poche ore dopo l’alluvione. «L’intensità e la violenza delle precipitazioni – si legge in quel documento, scritto dopo il primo sopralluogo – hanno determinato un forte impatto anche sull’economia della provincia con gravi ripercussioni per aziende agricole e zootecniche, per il comparto produttivo, per le attività commerciali, industriale e artigianali».

Oggi a Messina sono in molti a sentirsi abbandonati. «Forse i tre morti di Saponara, le macchine trascinate da fiumi d’acqua a Barcellona Pozzo di Gotto, gli ingenti danni provocati dall’esondazione e dalla rottura degli argini dei torrenti Longano e Idria non sono stati sufficienti per includere all’interno del decreto le aree messinesi – commentava questa mattina il presidente dell’ordine dei geologi di Sicilia Emanuele Doria – Cambiano i governi, ma la musica per le popolazioni siciliane colpite da frane e alluvioni non cambia. È l’ennesima discriminazione tra regioni del Nord e del Sud. Anche da parte di un governo tecnico».

Il comune di Villafranca Tirrena – novemila abitanti all’estremità orientale della provincia – è uno dei centri più colpiti. Qui i danni dell’alluvione ammontano a circa 16 milioni di euro. Quasi cinquanta giorni dopo l’incubo ci sono ancora una trentina di sfollati. Per ospitarli in un albergo il comune è costretto a spendere 50mila euro al mese. «Soldi che rischiano di finire presto – raccontano in municipio – perché in assenza di aiuti da parte dello Stato per sostenere queste spese siamo costretti a usare fondi di bilancio».

Ma la vera emergenza è a Saponara. Lo scorso novembre tre persone hanno perso la vita nella frana che ha devastato la piccola frazione di Scarcelli. Oggi su 4mila abitanti oltre 650 sono ancora senza casa. Tra gli sfollati c’è anche il sindaco Nicola Venuto. «Io mi sento ancora italiano – racconta al telefono – Non voglio credere che qualcuno ci consideri cittadini di serie B». Il sindaco spera che la dimenticanza del governo sia dovuta a questioni tecniche. «È successo tutto alla fine di novembre, forse non ci sono stati i tempi per inserire nel milleproroghe una copertura finanziaria definita. Se è così mi auguro che l’esecutivo vari un apposito provvedimento già nelle prossime settimane. Prendo per buona questa spiegazione e attendo». Il sindaco continua. «Un dubbio però mi viene. Chissà se in Parlamento qualcuno si è occupato della vicenda. Chissà se al governo sono arrivate proposte formali sulle misure d’emergenza da adottare. Qualcuno dei nostri parlamentari (i deputati e i senatori originari di questa zona sono una dozzina, ndr) ci ha pensato? Io temo di no». 

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