Mentre siamo in pausa pranzo due imprese commerciali stanno chiudendo a causa dell’usura. Così anche nell’ora successiva e quella dopo ancora. Secondo l’ultimo rapporto di Sos Impresa Confesercenti, che Linkiesta ha potuto visionare integralmente prima della presentazione prevista per il prossimo primo dicembre, non è una favola criminale, ma una realtà. Questa e altre realtà allarmanti per l’indotto economico e commerciale del Belpaese emergono dal XIII rapporto di Sos Impresa “Le mani della criminalità sulle imprese”. 462 pagine che verranno pubblicate anche in libreria da Aliberti, dove si sviscerano dato per dato i numeri e i metodi con cui la mafia entra nel giro dell’economia legale e come si appresta a diventare la prima azienda italiana per fatturato e utili.
Era il 2006 quando Sos Impresa introdusse nelle sue analisi la definizione “Mafia SpA”. Una dicitura entrata mai nel linguaggio comune, in quanto questa si è trasformata negli anni, come ha avuto modo di dire tempo fa anche il magistrato Nicola Gratteri, una impresa solvibile e affidabile. In periodi di crisi la situazione per le mafie diventa ancor più favorevole e il corto circuito perverso tra economia legale e illegale sempre più facile. Scrive il Presidente Nazionale di Confesercenti Marco Venturi nella sua introduzione «in periodi di crisi, i soldi delle mafie, benché sporchi, fanno gola. Fanno gola a pezzi di finanza deviata, che offre riparo, riservatezza e professionalità nell’attività di riciclaggio. Fanno gola ad alcuni imprenditori senza scrupoli che pensano di realizzare facili business, fanno gola anche a pezzi, seppur limitati, del gotha imprenditoriale, persuasi che la strada della convivenza collusiva sia l’unica possibile per fare affari al Sud».
Insomma, una vera e propria holding che fattura in tutto 138 miliardi di euro e supera, sempre secondo le stime di Sos Impresa i 78 miliardi di euro di utile. Il rapporto analizza in particolare il ramo commerciale della criminalità, mafiosa e non, che muove quasi 100 miliardi di euro in un anno (il 7% del pil dell’intera Italia) e colpisce le imprese con circa 1300 reati al giorno, 50 all’ora, quasi un reato al minuto. Dalla violenza di strada al ricatto, dall’usura al pizzo fino al più fine riciclaggio e all’investimento di fondi e denaro sporco. L’usura lo scorso anno avrebbe portato al fallimento di circa 50 aziende al giorno, bruciando 130mila posti di lavoro, e non è un caso che il trend dei fallimenti delle imprese nel primo trimestre del 2010 sia aumentato del 46%. Poi ci sono gli investimenti nei vari settori, dall’agro-alimentare al tempo libero, dalle vacanze a quello dei giochi d’azzardo, un mercato che, da solo, movimenta circa 60miliardi di euro l’anno. Per arrivare infine all’immortale settore delle truffe, all’abusivismo, il contrabbando e il cyber crime.
Una mafia e una criminalità che cambia da Sud a Nord dell’Italia, dalla Sicilia alla Lombardia toccando tutte le regioni italiane che devono fare i conti con le cosche, la paura e le connivenze, soprattutto nei centri più piccoli, anche di politici, amministratori, imprenditori e gente comune. Un lungo capitolo è dedicato all’usura, una vera e propria piaga per le piccole imprese e anche per il sistema giustizia. Basti pensare che, secondo la ricerca di Confesercenti solo il 9% delle denunce produce un rinvio entro i primi due anni, per poi scendere sotto il 5% per la produzione di una sentenza di primo grado. Il 49% dei casi presi in esame attende due o tre anni prima di un rinvio a giudizio e il 36% supera i quattro anni per raggiungere la sentenza di primo grado, con punte anche a dieci anni di attesa. Anche se, precisa Lino Busà, presidente di Sos Impresa, durante il No Usura Day dello scorso 21 novembre tenutosi a Roma, «negli ultimi anni si comincia a rilevare una inversione di tendenza e arrivare a tempi più celeri, nonostante siano ancora ben oltre la media europea».
Particolarmente interessante risulta la consultazione di un vero e proprio bilancio di Mafia SpA, con tanto di stato patrimoniale e conto economico al 31 dicembre 2010. Da qui si desume un dato desolante, anche se probabilmente leggermente sovrastimato secondo altri studi: il fatturato e gli utili di questa holding criminale supererebbero anche quelli delle più grandi aziende italiane, da Telecom a Enel, passando per Fiat arrivando a Fininvest. Mafia Spa è la prima impresa italiana e uno dei grandi freni in grado di scardinare ogni principio di libera concorrenza e crescita produttiva di un Paese civile.
Dati da Bilancio Mafia Spa (Rapporto di Sos Impresa Confesercenti)
(data di prima pubblicazione, 25 novembre 2011)