Uno degli strumenti del Qatar, piccolo Paese del Golfo dalle grandi aspirazioni, che si sta ritagliando un ruolo sempre più prominente sullo scenario internazionale, è il fondo sovrano di cui si è dotato nel 2005. Sul Qatar Investment Authority, infatti, si basa tutta la politica economica del Paese, sia a supporto dello sviluppo interno che della propria politica internazionale.
La sua dotazione da 85 miliardi di dollari fa del Qia il dodicesimo al mondo per potenziale, e il braccio finanziario di un piccolo stato geografico ma economicamente molto potente. Il suo scopo principale è quello di stabilizzare l’economia locale dalle fluttuazioni del prezzo del petrolio e del gas, di cui il Qatar è il terzo produttore mondiale dopo la Russia e l’Iran, e il principale esportatore nella sua forma liquida.
Se tra i suoi obiettivi principali vi sono lo sviluppo, l’internazionalizzazione e la diversificazione economica su un orizzonte temporale di quindici anni a partire dalla sua fondazione, allo stesso tempo il fondo è anche un importante strumento per assicurarsi visibilità e presenza negli ambiti di maggior rilievo a livello internazionale.
Nel novero delle sue partecipate è finito l’impero del lusso di Harrods ma anche i simboli dell’industria dell’auto tedesca, come Volkswagen (17%) e Porsche, e dell’editoria francese (Lagardere). ll Qatar, inoltre, si è già portato a casa diverse quote nelle banche occidentali, tra cui Barclays e Credit Suisse. La crisi gli ha permesso di fare molti affari, ad esempio sbarcando in Grecia per partecipare alla fusione tra le due maggiori banche nazionali, la Eurobank Eragias e la Alpha Bank. Ma anche in tempi non sospetti il fondo si è assicurato il 15,1% della borsa di Londra, il London Stock Exchange, per un valore di 437 milioni di dollari e più recentemente Dexia Lussemburgo, oltre il 5% del Banco Santander Brasil ed una quota della Agricultural Bank of China per un valore di 6 miliardi di dollari.
In vista della ricapitalizzazione di Unicredit si è inoltre parlato di un possibile interesse del Qia, smentito dall’istituto di credito, per l’acquisizione delle quote di Unicredit appartenenti al fondo sovrano libico Libyan Investment Authority (2,59%), e alla Banca centrale libica (4,98%), per un pacchetto azionario totale del 7,6 per cento. Un’opzione che pare essere venuta meno a seguito dello sblocco parziale dei fondi libici, che ha consentito alla Banca centrale libica di sottoscrivere azioni per un totale di circa 375 milioni di euro. Tuttavia, la possibilità di entrata del fondo qatarino nel capitale di Piazza Cordusio rimane aperta.
Gli affari non girano solamente attorno alla finanza. Anche lo sport è un buon viatico. Così, il Qatar, non pago di essersi aggiudicato i mondiali di calcio del 2022 con le inevitabili polemiche connesse, ha rilevato il 70% della squadra francese Paris Saint-Germain in concorrenza con il gruppo emiratino Abu Dhabi United Group Investment, che nel 2008 ha acquistato il Manchester United. Non solo: il Paese ha assicurato alla propria emittente televisiva nazionale, Al Jazeera, i diritti televisivi all’estero delle partite del campionato francese, per un investimento pari a 90 milioni di dollari. Oltre allo spettacolo calcistico, il Fondo si aggiudica anche le star del cinema, con l’acquisto della Miramax e del Tribeca Film Festival, che ormai ogni anno fa tappa a Doha.
Come fare a meno poi di importanti acquisizioni immobiliari in località di indiscusso fascino e prestigio? Oltre a numerose proprietà a Parigi, Qia acquisisce, per un valore di 130 milioni di euro anche l’Hotel Gallia a Milano e più recentemente un progetto 700 milioni di dollari nel centro di Washington.
Tra i settori strategici in cui questa piccola perla del Golfo ha investito, troviamo l’energia. È sempre del Qatar, questa volta attraverso la controllata statale Qatar Petroleum Corporation, il 45% del rigassificatore di Rovigo realizzato in compartecipazione con Exxon Mobil (45%) ed Edison (10%).
Il legame tra politica estera ed economica salta agli occhi dalla composizione del board del fondo che oltre al principe ereditario Sheikh Tamim Bin Hamad Al Thani conta Sheikh Hamad bin Jassim bin Jabr Al Thani, Primo Ministro e ministro degli Affari Esteri, e il ministro delle Finanze Yousef Hussain Kamal. In questo senso vanno letti gli investimenti per 5 miliardi di dollari nel settore immobiliare e dell’energia in Malesia, e sempre nel real estate in Montenegro, Egitto e nei Territori palestinesi, mentre al momento le attività in Siria – tra cui l’Ibn Hani Bay Resort project, un progetto immobiliare di lusso di circa 244 metri quadri nella città di Latakia – sono congelate.
Numerose anche le operazioni condotte in consorzio con altri fondi sovrani, per ridurre sia il rischio che la liquidità impiegata, tra i quali rientra lo sviluppo di infrastrutture turistiche in Marocco per un valore di 1,7 miliardi di dollari, realizzato assieme al fondo sovrano del Bahrein (Mumtalakat), del Kuwait (KIA) e con la partecipazione dell’Al Maabar International Investment di Abu Dhabi.
In Libia, Qia ha impiegato complessivamente 10 miliardi di dollari, dei quali due in dotazione alla joint venture nata nel 2007 con il fondo sorano di Tripoli, la Al-Libya Al-Qataria. Non vanno dimenticati, infine, gli investimenti di un miliardo di dollari, tutti dedicati a progetti infrastrutturali, a supporto della minoranza islamica dell’area di Mindanao nelle Filippine.
Con la grande crisi di questi ultimi anni, Qia decide di concentrarsi maggiormente sul fonte interno, e soprattutto sull’acquisizione di know how specifico per lo sviluppo di una rete di piccole e medie imprese locali, a supporto della quale sta per essere varata una nuova legislazione ad hoc.
Per il futuro, il Fondo prevede di investire tra i 20 ed i 35 miliardi di dollari, specialmente nel comparto immobiliare inglese e americano, oltre a 429 milioni di dollari negli istituti di credito spagnoli. Così ad una diplomazia scaltra ed intraprendente e al potere di una rete televisiva di impatto globale quale Al Jazeera, si unisce questo importante strumento di politica estera, indispensabile per un piccolo Paese dalle grandi ambizioni internazionali.
*analista di Fondi Sovrani di Investimento per il Comitato Strategico del Ministero degli Affari Esteri ed Ancitel. In passato ha lavorato per le Nazioni Unite ed il Governo del Qatar.