Egregio dottor Carlo Malinconico, sottosegretario alla Presidenza del consiglio,e, per conoscenza, gentile professor Monti, Presidente del consiglio.
Le cronache di oggi riportano alla luce, con nuovi elementi a carico di alti funzionari dello Stato, l’inchiesta che riguarda la cosiddetta «cricca», quell’intreccio di appalti pilotati, favori, cospicui passaggi di denaro e molto altro che i giornali hanno raccontato in questi ultimi anni. Per questi alti funzionari dello Stato è scattata l’accusa di estorsione e, come racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, «tra loro ci sono anche nomi noti. Come quello dell’ex giudice della Corte dei Conti Antonello Colosimo, fino a dieci giorni fa capo di gabinetto del ministro dell’Agricoltura, che ha ottenuto, tra l’altro, un ufficio in uso a via Margutta, in pieno centro a Roma, e una macchina con autista».
In questa inchiesta, dottor Malinconico, compare anche il suo nome, senza che a suo carico i magistrati abbiano ritenuto di dover prendere alcuna iniziativa. Da alcune intercettazioni telefoniche risalenti al febbraio 2009 emergerebbe come lei, all’epoca segretario generale di Palazzo Chigi, «abbia soggiornato gratuitamente all’Argentario la prima settimana di maggio del 2008». Nelle carte dell’inchiesta, risulterebbe anche la sua versione dei fatti, secondo cui lei avrebbe chiesto di pagare il conto, «ma quando mi fu detto che era già stato tutto saldato decisi di non andare più in quell’albergo».
Ora, dottor Malinconico. Se una persona anche di modesta intelligenza come me cerca di interpretare questa sua dichiarazione ai magistrati, mi risulta davvero difficile concludere che lei ha fatto il diavolo a quattro pur di pagare, che si è impuntato, che ha ritenuto assolutamente inaccettabile per un uomo di Stato quale lei era in quel momento che un «conoscente» potesse pagare per lei il conto di un bellissimo albergo (il meraviglioso Pellicano), e che si è fatto legare a una colonna del medesimo, finchè non è riuscito nell’impresa titanica di saldare il tutto con i suoi denari. Ma se così non è, siamo qui per registrare la sua (nuova) versione dei fatti.
Vede, dottor Malinconico, qualche tempo fa, mentre lei sedeva alla presidenza della Fieg, la federazione che rappresenta gli editori italiani, io le scrissi una mail, da semplice giornalista a editore, nella quale le chiedevo proprio il senso di quella sua vacanza. Dovetti registrare, sull’argomento, il suo assoluto silenzio.
Torno oggi a bussare alla sua porta, mettendo a conoscenza di ciò il Presidente del Consiglio, perché una pagina è stata voltata. Non solo quella economica, necessaria al Paese, ma anche quella che riguarda il decoro. Personale e collettivo. È di ieri la polemica montata dal leghista Calderoli su un presunto festone di Capodanno organizzato dal professor Monti nei saloni di Palazzo Chigi. In radice, Calderoli non aveva torto a chiedere lumi, forse gli avevano raccontato di chissà quali baccanali e gli ha fatto gioco sfruculiare il Professore. Il quale, però, ha risposto in maniera puntuta, illustrando nel dettaglio la ricerca gastro-toponomastica a cui si era sottoposta la signora Monti per scovare cotechino e lenticchie.
È il momento, questo, sottosegretario Malinconico, di raccontare in maniera precisa che cosa ha rappresentato quella vacanza. E soprattutto che definizione finale ha avuto. In poche, sbrigative, ma necessarie parole, se lei quel conto lo ha pagato o no. E lo riprecisiamo: penalmente, lei non ha nulla a suo carico. Ma la necessità della chiarezza, questa sì, lei la deve ai cittadini.