“Papà, Pato non si tocca”. Così il Milan perse 35 milioni

“Papà, Pato non si tocca”. Così il Milan perse 35 milioni

Non se ne abbia a male il Cavaliere, ma oggi è stato più facile salvare l’amico Cosentino che liberarsi di quella motozappa calcistica di Alexandre Pato, che ormai rimarrà sul groppone rossonero, almeno sino a nuove deliberazioni della signorina Barbara. Pacco, doppio pacco e contropaccotto. Sull’asse Roma-Milano, Papi e Galliani avevano predisposto il piano sin nei minimi dettagli: il geometra, incassato un bel trentacinque dal Paris St. Germain per un ex-giocatore come il brasiliano, doveva volare a Manchester per versare buona parte del ricavato nelle mani dell’emiro che si diverte con il City. E portare a Milano un altro ex giocatore come Tevez. Una partita di giro dallo stampo fallimentare: io ti do un piantagrane, tu mi dai un piantagrane.

Solo che Veronica Lario non ha fatto tutto quello che ha fatto così, per caso. Veronica è mamma di Barbara, Barbara non le è figlia per caso. Barbara è fredda quando c’è da essere freddi e questa storia meritava un equilibrio glaciale. Ha lasciato che papà si rivelasse sino in fondo, sino a quel tradimento massimo: il via libera per la cessione del genero, l’adorato genero, che squadra e allenatore non vedevano l’ora si togliesse di torno. Non ha stoppato subito la tresca, ha preferito che i protagonisti mostrassero per intero le loro intenzioni, ha sondato gli umori, cinicamente ha atteso il momento giusto. E poi ha colpito. E ha fatto saltare l’affare – come in un legal di Grisham – nel suo massimo momento di tensione. Con Galliani già a Manchester, volato lì con l’avvocato Cantamessa, storico legale rossonero degli affari più delicati e importanti.

Il comunicato rossonero, con cui si ribadisce la scelta del giovane brasiliano di restare in rossonero, sembrano le “risate a denti stretti” della Settimana Enigmistica: «L’attaccante ha deciso di proseguire con il Milan la sua giovane, splendida e vincente carriera». E le parole dolci di Alexandre meritano l’Oscar-ipocrisia 2012: «Il Milan è casa mia, non volevo interrompere la mia carriera in rossonero… voglio contribuire a scrivere la storia del Milan e ai successi futuri di questa Società con allegria e in perfetta armonia con tutto l’ambiente» (sic!)

Ora per i rossoneri si apre una fase nuova, dal sapore sentimental-aziendale. L’evidente delegittimazione di Galliani, che la figlia del Cavaliere si è giocato come l’ultimo dei pivellini, porterà a ridisegnare gli equilibri societari? Difficile pensarlo, Galliani non dimentica e ha ancora il pieno controllo della cabina di regia. Ma questa storia segna una Veronica 2 la vendetta, sotto il sorriso aperto e terribile di Barbara B.  

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