Sotto Natale l’uscita dell’Udc dal governo regionale di Raffaele Lombardo ha riaperto il dibattito all’interno del partito democratico siciliano. “Lombardo-sì, Lombardo-no”, è il mantra che dall’indomani della fuoriuscita dei casiniani si ripete negli ambienti democratici. A rafforzare il dibattito c’ha pensato la commissione di garanzia nazionale presieduta da Luigi Berlinguer che ha detto “sì” all’ormai famoso referendum consultivo fra gli iscritti sul sostegno a Raffaele Lombardo, che ha fatto tanto discutere negli ultimi mesi. Così il partito democratico siciliano si trova di fronte ad un bivio. Da una parte c’è il governo presieduto da Raffaele Lombardo, e sostenuto dal Pd e dal Terzo Polo, che potrebbe accelerare l’alleanza “fra i moderati e i riformisti” in vista dalle amministrative della primavera prossima. Dall’altra c’è il referendum fra gli iscritti al Pd sul sostegno al governatore siciliano che una volta per sempre consegnerà la parola alla base dei democrat.
La certezza che il referendum sul sostegno al governatore Raffaele Lombardo si terrà il 5 febbraio la sapremo soltanto nel pomeriggio di lunedì quando il segretario regionale Giuseppe Lupo “verificherà con i segretari provinciali se è possibile accelerare i tempi, anche se il regolamento prevede 45 giorni dal momento dell’indizione del referendum”. Osserva il segretario regionale Giuseppe Lupo:”Questa consultazione deve dare forza al partito, non può diventare un problema. Prima si celebra e meglio è: dobbiamo concentrarci sulle amministrative. Organizzare il referendum nelle centinaia di circoli siciliani richiede tempo: vediamo se per il 5 febbraio ce la facciamo”.
Ma l’ala governativa, quella eterodiretta dal capogruppo all’Ars Antonello Cracolici e dal senatore Beppe Lumia, ritiene assurdo celebrare un referendum fra gli iscritti perché così “il Pd rimarrebbe confinato all’opposizione per sempre”. La tesi dei filogovernativi è la seguente: in Sicilia il Terzo Polo naviga in doppia cifra, stando agli ultimi sondaggi diffusi dal Centro Studi Demopolis si attesta intorno al 25%, mentre la somma di Idv e SeL nell’isola supera di poco il 10%. Ergo, continuano i filogovernativi, se non allarghiamo l’alleanza al Terzo Polo rimarremo confinati all’opposizione nell’isola per sempre. I numeri parlano chiaro.
Antonello Cracolici, che sulla tarantella del referendum preferisce non proferire parola, ha convocato per mercoledì il gruppo all’Ars: “Io chiedo a questo punto una verifica della maggioranza politica dentro il partito. Questa confusione nuoce al partito. Prendiamo atto che la strategia è quella di candidare il partito all’isolamento: fuori dal Terzo Polo a Palermo, quando governiamo assieme la Regione, e diviso dal centrosinistra. Questo è un suicidio non posso associare”. Sulla stessa lunghezza d’onda Baldo Gucciardi, uno dei 29 deputati regionale dei democratici:”Invece di lavorare alle liste e alle primarie per le comunali stiamo a ragionare su data e modalità di un referendum che non ha senso in questa fase”. Tant’è che i filogovernativi sono pronti a far partire una raccolta firme per la celebrazione di un congresso. Ma per Tonino Russo “per i congressi servirebbero almeno due mesi e mezzo, bisogna accettare che gli elettori abbiano il diritto di essere consultati ad esprimersi”. Gioisce il senatore Enzo Bianco, promotore del referendum sul sostegno al governatore siciliano:”Se dovessero prevalere i no, finalmente si interromperà una vicenda politica ambigua ed incerta e il Pd potrà riprendere il ruolo di forza riformista”.
Saranno due le domande che verrano poste agli iscritti al Pd, la prima sulla possibile alleanza fra “forze progressiste, forze moderate ed autonomiste”. La seconda diretta sul sostegno al governatore Lombardo. Non ci sarà alcun quorum e chiunque avrà la tessera del Pd, o risulterà aver già partecipato a precedenti consultazioni democratiche come le “primarie”, potrà votare.
Sullo sfondo c’è Raffaele Lombardo, orfano del sostegno dell’Udc che ha chiesto “un cambio di passo”. Traduzione: un governo non più costituito da tecnici ma con l’ingresso dei politici. “A fine settimana spero di incontrare i dirigenti dell’Udc per capire al di là delle parole se c’è una questione nazionale che incide sul nazionale. Si può cambiare il governo: può essere politico o semi-politico, si vedrà”, tuona Raffaele Lombardo. Ma sul tema, “governo politico sì- governo politico no”, il segretario regionale dei democratici Lupo fa sapere:”Il governo politico si può fare, ma solo dopo le elezioni. Un esecutivo sostenuto da una coalizione allargata, composta dai progressisti, nessuno, escluso, dai moderati e dagli autonomisti. Farlo prima significherebbe compiere un ribaltone e noi siamo contrari”.
E il ribaltone potrebbe compiersi già la prossima settimana, quando Raffaele Lombardo metterà mano al rimpasto, e per riconquistare i casiniani punterà al governo politico. E il Pd che farà: entrerà in giunta, e poi farà votare gli iscritti sul sostegno a Lombardo? O temporeggerà fino al referendum?