Il decano di Montecitorio è Giorgio La Malfa. Eletto per la prima volta nel 1972, in quarant’anni di vita parlamentare l’ex dirigente repubblicano è riuscito a non saltare neppure un giro. O quasi. Esclusa la XII legislatura – dal 1994 al 1996 – è sempre stato rieletto. Una presenza ondivaga, specie negli ultimi anni. Prima con Romano Prodi, poi con Silvio Berlusconi. Oggi, nel gruppo misto, La Malfa festeggia la sua decima legislatura alla Camera. A Palazzo Madama gli tiene testa solo il Pdl Beppe Pisanu. Il senatore sardo è l’unico parlamentare italiano che può vantare una permanenza a Palazzo altrettanto lunga. Anche il suo ingresso in Parlamento risale a quattro decenni fa. Da allora ha saltato solo il biennio dal 1992 al 1994.
Pd, Pdl, Lega e Terzo polo. Il ricambio generazionale non fa per loro. Per avere una conferma basta scorrere le biografie dei parlamentari italiani: alla Camera e al Senato comandano sempre i soliti noti. Dirigenti che spesso erano ai vertici già nella prima Repubblica. Poche, pochissime le eccezioni. Nella classifica dei più affezionati alla poltrona svettano La Malfa e Pisanu. Dietro di loro ci sono il senatore Antonio Del Pennino e i deputati Mario Tassone e Francesco Colucci. Tutti hanno alle spalle la bellezza di nove legislature. L’esponente dell’Udc Tassone viene dalla Democrazia cristiana. La sua carriera politica è un pezzo di storia d’Italia: è stato al governo con Bettino Craxi e Amintore Fanfani. Il Pdl Francesco Colucci è uno dei parlamentari più influenti. L’unico nella storia di questo Paese ad essere stato eletto per quattro volte questore di Montecitorio (dal 1992 al 1994 e dal 2001 a oggi). Del Pennino, repubblicano anche lui, è riuscito a salire sul secondo posto del podio per un pelo. È stato proclamato senatore lo scorso giugno, in sostituzione del collega deceduto Romano Comincioli.
Più numerosa la pattuglia dei parlamentari con “solo” otto legislature. Tra questi la radicale Emma Bonino, eletta al Senato nelle liste del Pd. E il senatore Pdl Altero Matteoli, sempre presente dalla IX legislatura (1983-1987) ad oggi. Curiosamente fanno parte della squadra anche i due massimi responsabili del Terzo polo: Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini. Da molti considerati il futuro della politica italiana, in realtà i due girano nei Palazzi del potere già da qualche anno. Entrambi sono stati eletti per la prima volta nel 1983. Uno nelle liste del Movimento Sociale, l’altro della Democrazia cristiana. Da allora non hanno più lasciato il Parlamento. Curiosità: quell’anno oltre ai giovanissimi Fini e Casini faceva il suo ingresso a Montecitorio anche il terzo leader del Terzo polo, l’allora ventinovenne capogruppo dei radicali Francesco Rutelli. Oggi fermo a sei legislature a causa della lunga parentesi da sindaco di Roma.
E gli altri leader di partito? Con poche eccezioni, hanno tutti hanno un lungo passato parlamentare. I capigruppo del Pdl Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto sono entrambi alla sesta legislatura. Cicchitto in particolare è stato eletto per la prima volta nel 1976, qualcosa come 36 anni fa. Non tiene il passo neppure Silvio Berlusconi, alla sua quinta legislatura. Solo tre mandati per il segretario Angelino Alfano, al pari del collega democrat Pier Luigi Bersani. Stessa cifra anche per il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini. Molto più navigati la capogruppo democratica al Senato Anna Finocchiaro e l’ex premier Massimo D’Alema. Entrambi ex Pci, siedono Parlamento da sette legislature. Sono stati eletti per la prima volta nel 1987, quando il muro di Berlino era ancora in piedi.
Sorprendente l’attaccamento al Palazzo della Lega Nord. Nel partito più anti-sistema dell’arco costituzionale quasi tutti i dirigenti sono in Parlamento da almeno un ventennio. Si va dalle sette legislature di Umberto Bossi – senatore del gruppo misto dal 1987 al 1992, poi sempre deputato – alle sei di Maroni, Calderoli e Castelli. Il record assoluto, però, è tra i senatori a vita. Qui si trovano vere pagine di storia viventi. Gente come Emilio Colombo e Oscar Luigi Scalfaro, in Parlamento fin dalla prima legislatura. O come Giulio Andreotti, recordman assoluto, eletto in tutte e sedici le legislature della Repubblica italiana.