Caro professor Monti, sarà utile che sul registro etico del suo governo lei si dia una bella svegliata, perché non è pensabile d’essere molto svegli per sé – vedi cotechino e affini – e dormire della grossa quando in ballo ci sono gli altri – vedi caso Malinconico. Questo sarebbe proprio il doppio, spiacevole, registro di una persona certamente onesta e attentissima alla sua onorabilità, ma che si concede incomprensibili pause meditative di fronte a evidenze solari altrui. Sono giorni che sulla vicenda del sottosegretario alla presidenza del Consiglio aspettiamo una sua parola o, di grazia, una sua deliberazione in merito. Niente. Le indiscrezioni parlano di oggi come di una giornata decisiva, però mentre scriviamo, intorno alle dieci e mezza di mattina, nulla è ancora è pervenuto. Ma insomma, possibile che su ’sta menata delle lenticchie lei ci abbia organizzato addirittura una «precisazione di Palazzo Chigi«, e sull’amico che sgavazzava al Pellicano a spese della cricca neppure una sillaba?
Vorremmo capire a che altezza avete posto l’asticella etica di questo governo. Immaginiamo alta, il profilo dei suoi ministri autorizza a crederlo. Lei stesso ha parlato di trasparenza, ha sollecitato quella casa di vetro che doveva partire dalla pubblicizzazione di redditi e rendite di tutti gli interessati. Su questo, ancora nulla. Solo lei all’inizio del suo mandato – e a questo punto siamo autorizzati a considerarla addirittura un’indelicatezza – ha voluto farci sapere che rinunciava agli emolumenti da presidente del Consiglio. Troppo poco e troppo comodo.
Crediamo che nell’immaginare la nomina a ministro di Corrado Passera, lei, la questione se la sia posta. E naturalmente siamo in uno stagno ben diverso da quello di Malinconico. Siamo nello stagno dei conflitti di interesse. Anch’esso molto pericoloso. Evidentemente, lei ha ritenuto che ci fossero tutti i presupposti (etici appunto) per sostenere quella nomina. Noi qui a Linkiesta, per esempio, non siamo stati d’accordo da subito. Ma questo scambio di opinioni diverse, di concetti diversi sulle opportunità istituzionali, è stato molto più franco e più diretto, e se non altro l’opinione pubblica ha potuto contare sulla sua viva voce quando ha dovuto «giustificare» la scelta. Questo è un modo «alto» di confrontarsi su materie scivolose.
Lei ha anche il vantaggio d’essere di passaggio, su questa terra politica. Così almeno ci ha voluto dire e, in un qualche modo, rassicurare. Anche questo è un grande vantaggio sul piano etico. C’è la possibilità di non fare sconti, di accomodare alla porta (dopo l’errore grossolano di averlo fatto entrare) una persona poco gradita, di farlo con tutti quelli che hanno comportamenti, diciamo così, poco virtuosi. E’ un’impresa titanica o per questo anno, anno e mezzo lei si sente di impegnarsi?
Ha raccontato da Fazio di sentire «una certa pena» per quella classe politica svillaneggiata da tutti, presa a pomodori, depauperata d’ogni virtù, e su questo ha preso anche l’impegno, formale, di riavvicinare i cittadini alla buona politica. Grazie al suo governo. E’ impresa che non le toccherebbe, quella di provare «pena» sentendosi automaticamente (e moralmente) superiore, al punto tale da considerarsi anello di congiunzione tra il Male e il Bene. Ma mettiamo pure che sia così, mettiamo che lei sia l’Angelo salvifico d’ogni magagna e che dopo di lei nessun diluvio, ma solo afflati di larga partecipazione tra opinione pubblica e classe politica.
E allora, professore, l’impresa è così ragguardevole che non ci possiamo fermare sulla strada alla prima, malinconica, panchina, e lì sonnecchiare in attesa che qualche giornale (di carta e on line) si prenda in carico la faccenda.