Quando i Vip, a Cortina, parlavano a bassa voce

Quando i Vip, a Cortina, parlavano a bassa voce

Dal parlottio sommesso dell’aristocrazia viennese al vociare scomposto del generone romano, dalle carrozze a cavalli con lacchè e cocchiere alla carrozzina firmata con sciura che invece di un bambino trasporta un bull dog tutto imbacuccato: la nemesi di Cortina d’Ampezzo è ormai completa.

Lo sviluppo turistico della “Perla delle Dolomiti” è una faccenda dei tempi di Francesco Giuseppe (a proposito, l’imperatore e re era uso dormire in uno spartano letto militare da campo e mangiare soltanto una modesta porzione di tafelspitz, bollito di vitello; chissà cosa penserebbe se vedesse quel che accade oggi nella “sua” Cortina). 

In verità l’Austria-Ungheria sta dietro allo sviluppo turistico di un po’ tutta l’Europa centrale tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Basta prendere in mano Il ponte sulla Drina, del premio Nobel Ivo Andrić, per leggere che a Višegrad, subito dietro alle truppe asburgiche, arriva un’albergatrice austriaca che immediatamente apre un hotel. Nel 1862 nasce a Vienna l’Österreichische Alpenverein (Club alpino austriaco), nel 1907 l’imperialregia posta istituisce la sua prima linea di autobus tra Neumarkt (Egna) e Predazzo, in quello che allora era Südtirol. Si affermano centri turistici ancor oggi di primo piano, come Bad Gastein: il primo corso di sci è del 1905, il primo skilift del 1908. I numeri sono impressionanti: nel 1909 l’intera regione alpina austroungarica conta due milioni e mezzo di ospiti registrati, il solo Tirolo 880 mila, cifre che reggono il confronto con quelle odierne. Anche Cortina fa parte del Tirolo austriaco, strappata dagli Asburgo alla Serenissima repubblica di Venezia dopo la guerra di Cambrai, nel 1511, assieme a Rovereto, in Trentino, e ad altri due comuni ampezzani (Livinallongo di Col di Lana e Colle Santa Lucia) in precedenza legati al Cadore. 

L’ampezzano entra a pieno regime in questo trend di crescita turistica. Cortina all’alba del Novecento conta 17 alberghi con 530 letti, nell’estate del primo anno del secolo si contano 7.059 arrivi. Il primo a internazionalizzare quelle montagne è il geologo francese Déodat Gratet de Dolomieu. Visita quei luoghi in epoca napoleonica e darà il suo nome a quelle impareggiabili montagne di roccia bianca che al tramonto si tingono di rosa: le Dolomiti. Ma sono i grandi viaggiatori a decretarne la gloria: nel 1861 i britannici Josiah Gilbert e George Cheetham Churchill pubblicano The Dolomite Mountains: Excursions through Tyrol, Carinthia, Carniola and Friuli. Nel 1877 il viennese Paul Grohmann (cofondatore del club alpino austriaco) dà alle stampe Wanderungen in den Dolomiten (Passeggiate nelle Dolomiti). Quando poi se ne occupano pure gli americani di Harper’s (1881) e il francese Jules Gourdault pubblica A travers le Tyrol (1884), il mito di Cortina e delle sue montagne è pronto a decollare. 

Certo, quella ampezzana non era di sicuro l’unica località alpina austriaca con grandi potenzialità turistiche, ma era giudicata la migliore per apertura della valle e insolazione, tanto da poter reggere il confronto con la già celebre Sankt Moritz. Ed è proprio con il preciso obiettivo di competere con quel centro svizzero che l’ampezzano si sviluppa. Alla fine del XIX secolo nascono tutte le istituzioni che caratterizzeranno (in alcuni casi ancor oggi) la Cortina turistica, prima fra tutti la Cooperativa. Il grande negozio-emporio che tutt’ora opera, viene istituito nel 1893, sulle ceneri del “fòntego” (magazzino, in veneziano) che aveva chiuso nel 1888.

All’inizio aveva un solo dipendente, Giorgio Alverà, e vendeva – solo ai soci – grano, granoturco, farina e stoffe per poi allargarsi anche a sale, petrolio, olio, cuoio e ferramenta. Gli alberghi aprono uno dopo l’altro. L’aquila nera esisteva già dal 1780 e aveva ospitato gli ufficiali di Radetzky in attesa di passare in Italia, mentre nel 1905 Gottardo Manaigo si dimette dal servizio di Postmeister e trasforma l’ufficio postale con alloggi in albergo, il Post, destinato a diventare l’hotel più celebre della località.

In un solo aspetto Cortina resta dietro a Sankt Moritz: non ci arriva la ferrovia. La linea a scartamento ridotto da Calalzo sarà completata solo nel 1921, quando l’ampezzano è ormai passato all’Italia (e chiusa definitivamente nel 1964).

La Prima guerra mondiale non infierisce particolarmente su Cortina: nell’impossibilità di difendere la piana, le truppe austrungariche sgomberano la cittadina per arroccarsi sulle cime montane. Le battaglie nei dintorni (Tofane, Falzarego) assumono toni epici, con imprese alpinistiche che superano in ardimento quelle belliche, ma il totale dei morti, compresi gli ammazzati da freddo e valanghe, non supererà quello di una sola delle dodici, sanguinosissime, battaglie dell’Isonzo. L’ultima di queste, che noi italiani conosciamo come battaglia di Caporetto, vede Cortina tornare austriaca dall’ottobre 1917 ai primi giorni di novembre 1918. Nel 1923 i tre comuni ampezzani vengono staccati dalla provincia di Trento e aggregati a quella veneta di Belluno. Nel 2007 chiedono di fare il percorso inverso, con un referendum al quale non è stato dato seguito. 

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