Primarie sì, primarie no. A Palermo per il Partito democratico si profila un’alleanza con il Terzo Polo, o un terzetto con Italia dei Valori e Sinistra, Ecologia e Libertà? Sono queste le domande che dividono i democratici palermitani a 24 ore dalla scadenza per la presentazione delle candidatura per le consultazioni del 26 febbraio. Che a questo punto potrebbe anche slittare. Il senatore Beppe Lumia, artefice dell’accordo regionale fra il Pd e il Terzo Polo, ritiene che le primarie si debbano fare e che nessuno debba cercare alibi. Il nome sul quale punterà Lumia sarà quello del giovane trentenne Fabrizio Ferrandelli, «il candidato dell’innovazione», ma «che non ha rapporti con il Terzo Polo. È espressione della città».
Dopo il no di Sel allo svolgimento delle primarie e dopo la scelta del movimento per “Palermo è Ora” di Rita Borsellino di sospendere la propria partecipazione, «è urgente che i soggetti promotori si incontrino per un chiarimento che, auspichiamo, possa garantirne il regolare svolgimento». Lo hanno detto il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, e quello provinciale, Enzo Di Girolamo, che aggiungono: «Riteniamo pertanto necessario, in attesa del suddetto chiarimento, rinviare i termini di scadenza, previsti dal regolamento, per lo svolgimento della consultazione».
Allora, ieri sera il partito di Nichi Vendola si è sfilato dal tavolo delle primarie. Rita Borsellino si è detta «fortemente preoccupata». Domani scade il termine per la presentazione delle candidature. Le primarie si faranno o non si faranno?
Per me le primarie sono importanti, decisive. Così come lo sono per il popolo progressista e democratico le primarie. È l’unico metodo corretto e responsabile per definire chi deve essere il candidato del centrosinistra e definire i progetti per la città del candidato. Questa scelta di dire no alle primarie è tutto grasso che cola per il Pdl. Sembra quasi ci sia un’ostinata convinzione che bisogna riportare il Pdl al governo della città nonostante l’abbia distrutta. Prima “no” a qualunque alleanza con il Terzo Polo, seguito dal “no” alle primarie, e infine l’attacco ad un nome di quello di Ferrandelli. Uno che è del polo civico, senza rapporti con il Terzo Polo. Un giovane che vuole cambiare la città e si caratterizza per un progetto di cambiamento.
Di certo, con Idv e Sel fuori dalle primarie, sembra quasi una sfida interna al Pd. O, forse sarebbe meglio dire, una sorta di resa dei conti fra la sua area, favorevole all’alleanza larga con il Terzo Polo, e il resto del partito democratico siciliano
Intanto mi auguro che la si smetta con l’idea delle primarie che si fanno solo a condizioni che si stabilisca a tavolino e fuori dalle primarie chi debba vincerle e se questo non è garantito ci si sfili. È un’idea che ridicolizza le primarie. Fuggire via dalle primarie è segno di una cultura scarsamente democratica, quindi mi auguro che i candidati, che fino adesso hanno data disponibilità alle primarie, accettino la sfida e si eviti di cercare alibi.
Quando parla di “alibi”, si riferisce al paventato accordo tra Fabrizio Ferrandelli, che probabilmente sosterrà, e il Terzo Polo?
La vicenda del Terzo Polo è un alibi clamoroso: a giorni il Terzo Polo annuncerà un proprio candidato. Quindi usare questo argomento è solo strumentale.
Il governatore siciliano Raffaele Lombardo non ci pensa nemmeno a sostenere Ferrandelli, come ha scritto sul suo blog. Quindi che ne sarà del candidato delle alleanze “larghe” per la città di Palermo, che lei e il capogruppo del Partito democratico all’Assemblea regionale siciliana Cracolici evocate da settimane?
Noi abbiamo detto questo: smettiamola con demonizzare il Terzo Polo. È un errore clamoroso che serve solo al Pdl. A Roma facciamo addirittura un’alleanza con il Pdl e invece a Palermo, che è più distrutta e ha problemi ancora più gravi di quelli che ha l’Italia, invece ci trinceriamo in un’alleanza ristretta? Tuttavia una volta preso atto che non c’è questa disponibilità all’esterno del Pd, abbiamo guardato solo al criterio dell’innovazione, che è l’unico decisivo. Ecco perché guardiamo con interesse alla candidatura di Ferrandelli. È partita bene e l’abbiamo apprezzata perché è amata dalla città e dai giovani. Raccoglie molti ceti professionali e imprenditoriali. E quindi saremo felici di avere questa candidatura anche all’interno delle primarie. Chiedevamo allo stesso Orlando di venire alle primarie, di non averne paura. Abbiamo chiesto a tutti i candidati progressisti di partecipare alle primarie perché questo era un modo per aprire alla città e per utilizzare meglio il metodo della partecipazione democratica nelle scelta del candidato sindaco.
Le faccio un esempio: qualora Ferrandelli vincesse prima le primarie e in seguito dovesse arrivasse al ballottaggio, al secondo turno trovereste l’accordo con il Terzo Polo?
Questo è un altro falso tema: queste sono le primarie per scegliere il candidato. Sarà il candidato a proporre una soluzione per avere grande consenso.Quello che farà la vera differenza saranno il progetto per la città e la capacità di aggregare quanto più possibile. Tutto ciò è prematuro perché si potrebbe prefigurare un ballottaggio tra noi e il Terzo Polo.
Ma dalla direzione del Partito democratico cosa pensano della sua scelta di sostenere Fabrizio Ferrandelli, e non Rita Borsellino?
Intanto non è ancora ufficiale. Ma la possibilità di sostenere Ferrandelli è altissima. E Roma, avendo scelto di fare le primarie, non potrà porre altri vincoli.
Lei giustamente afferma che l’attuale governo Monti si regge grazie all’alleanza “anomala” fra Pdl, Pd e Terzo Polo. Però ieri Vendola e Di Pietro hanno chiesto a Pierluigi Bersani di ricostituire la cosiddetta “Foto di Vasto”.
Loro, Di Pietro e Vendola, puntano su questa idea. Ma nel Pd ci sono altre idee. Come sciogliere questo nodo? Le primarie nazionali sono il momento dove farlo. Alle primarie di Palermo invece bisogna guardare alla città, ai problemi e alle soluzioni; e alla classe dirigente che mette a servizio questo cambiamento. Fare delle primarie un luogo dove alzare steccati, per imporre scelte nazionali, per chiudere le porte all’ipotesi A piuttosto che all’ipotesi B, è un’errore clamoroso.
(Beppe Lumia, siciliano, 51 anni. Di formazione cattolica, è stato vicepresidente nazionale della Fuci, la Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Per tre legislature alla Camera fra le fila dei Ds. Dal 2008 è al Senato con il Pd. Oggi è componente della commissione antimafia al Senato. È il regista dell’operazione Lombardo-quater, che ha portato il Pd a sostenere la maggioranza del presidente della Sicilia Raffaele Lombardo)