Mario Draghi bacchetta l’Eba, il regolatore europeo guidato da un altro italiano, Andrea Enria. Nel corso della tradizionale conferenza stampa che segue la decisione del comitato esecutivo di Eurotower sui tassi d’interesse – che rimangono invariati all’1% – il presidente della Bce, pur riconoscendo la correttezza delle ricapitalizzazioni imposte dalla Consob comunitaria agli istituti di credito, non ha tuttavia mancato di far notare che sono stati decisi «in un momento diverso dall’attuale». Quando, cioè, le ondate di vendite sui titoli di Stato erano ancora moderate così come il rischio di tornare in recessione nel 2012. Al contrario, ha detto Draghi, l’esercizio Eba è diventato «prociclico», aggravando ulteriormente le difficoltà delle banche e generando un nuovo congelamento del mercato interbancario.
I pesanti rilievi mossi da Francoforte all’authority londinese ruotano attorno a un punto critico già sollevato in molte occasioni dall’Abi, l’associazione bancaria italiana, che ne ha fatto un vero e proprio cavallo di battaglia, ma soprattutto da Draghi stesso nel corso del suo mandato da governatore di via Nazionale. Si tratta del calcolo a valori di mercato dei titoli di Stato detenuti nei bilanci delle banche. Complessivamente, i primi cinque istituti italiani hanno in pancia bond del Tesoro per 153 miliardi di euro, mentre da qui al 2013 ne andranno a scadenza per 185 miliardi. Secondo l’Eba le variazioni in positivo o in negativo del valore dei titoli devono essere conteggiate ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali minimi di vigilanza (Tier 1 al 9%).
Al contrario, una circolare diramata da Bankitalia nel maggio del 2010, quando cioè Draghi era Governatore di Bankitalia, consentiva di iscrivere i bond nel banking book (il portafoglio di proprietà della banca) al valore di acquisto e non a quello di mercato, sterilizzandone così le perdite sul conto economico. Le eventuali svalutazioni, o rivalutazioni date dal prezzo di mercato dei bond (il cosiddetto mark to market), in altre parole, avvengono trimestralmente, senza quindi impattare sul conto economico. Una differenza non da poco: negli ultimi sei mesi il mercato ha reagito violentemente alle ipotesi di rischio sovrano, penalizzando enormemente i titoli bancari europei, come dimostra l’andamento dell’indice Eurostoxx di settore, che ha lasciato sul terreno il 42,8% da un anno a questa parte.
«Ritengo che Draghi sia stato coerente nel dire che l’esercizio condotto dall’Eba sia corretto, ma abbia avuto un timing infelice», spiega a Linkiesta Stefano Caselli, docente di Economia dei mercati finanziari alla Bocconi di Milano. «Da un punto di vista astratto l’esercizio dell’Eba non fa una piega, ma un esperimento nato “in laboratorio” deve fare i conti con la realtà del ciclo economico, perché altrimenti si penalizzano proprio le banche che stanno sostenendo i propri Paesi acquistando i titoli di Stato», aggiunge Caselli, che si domanda: «Perché l’Eba ha deciso di considerare solo il rischio sovrano e non anche gli scambi sui mercati non regolamentati?».
Nel corso dell’audizione di ieri alla Commissione bilancio della Camera, Andrea Enria ha rispedito al mittente le critiche della lobby bancaria guidata dal presidente di Mps Giuseppe Mussari, affermando che la perdita di valore delle banche italiane non dipende dalle ricapitalizzazioni «ma dall’aumento dei Cds, ovvero la rischiosità del debito sovrano, e dall’aumento dei costi della raccolta nei prossimi mesi». In altre parole, l’imputato non è il Btp che rende il 7%, ma il livello di capitale inadeguato a neutralizzare la sua rischiosità. Un ragionamento che non ha convinto il nuovo board dell’istituto centrale basato a Francoforte.
L’elegante critica di Draghi crea un precedente, poiché non è rivolta a un’agenzia di rating ma a un’altra istituzione europea nata a fine 2010 proprio al fine di prevenire altre crisi sistemiche, e non aggravarle come in buona sostanza ha affermato Eurotower. Il meccanismo di funzionamento dell’Eba, insomma, va ancora rodato: se la prima ondata di stress test era stata troppo morbida, ma si trattava anche del primo esperimento del genere, questa volta i paletti della super authority sono sembrati troppo stringenti alla luce delle misure straordinarie messe in campo soltanto un mese fa proprio da Mario Draghi per allentare la stretta al credito e scongelare il mercato interbancario.
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