(La mappa dei lavori sulla SS 106 e il loro stato di avanzamento)
COSENZA – Ogni volta che si prende la SS 106 non si può fare a meno di guardare ai lati della carreggiata. Mazzi di fiori e piccole lapidi commemorative scandiscono il percorso di una delle principali superstrade della Calabria. Quello della “Strada della Morte”, come è stata soprannominata, è un problema riconosciuto da tutti e che i cittadini calabresi lo vivono tutti i giorni sulla loro pelle.
Secondo il rapporto Aci-Istat del 2009, (seguito dal rapporto 2010) la Statale 106 presentava il più alto tasso di mortalità per chilometro registrato su tutte le arterie italiane (0,46). Come ha raccontato Linkiesta e secondo i dati raccolti dall’Aci, il tratto che lambisce la provincia di Cosenza ha contato 13 morti in 22 incidenti nel solo anno solare 2009. Scendendo ancora più a Sud, nella porzione della SS 106 che percorre tutta la provincia di Reggio Calabria ha lasciato la sua vita una persona a fronte di 9 incidenti totali. Facendo un confronto con i percorsi per cui la stessa superstrada si estende lungo la Puglia, scopriamo che il problema riguarda quasi esclusivamente il tratto calabrese. Seppur molto più breve, il tratto tarantino della SS 106, lungo 40 chilometri, presenta un bilancio di un morto e di cinque incidenti nel 2009, con conseguente abbassamento del rapporto di mortalità per km (0.14). Le cause che portano ad incidenti con così tante vittime sono molteplici e vanno ricercate soprattutto nella scarsa sicurezza della statale, sempre al centro di cantieri e lavori infiniti. Altrettanto problematica è la gestione dei fondi per gli appalti, che spesso sono oggetto di inchieste condotte dalla magistratura calabrese.
L’atto di istituzione della SS 106 è stato emanato durante il fascismo, precisamente il 17 Maggio del 1928, con il provvedimento costitutivo n.1094. La cosiddetta Strada della Morte è lunga 491 chilometri, che cominciano a Reggio Calabria e terminano nel porto di Taranto. La competenza sui vari tratti che la compongono è quindi condivisa da più centri: Bari, Catanzaro e Potenza sono i tre capoluoghi delle regioni lambite dalla 106, che quindi esercitano la competenza territoriale su di essa. Eppure i lavori cominciati negli anni ‘20 continuano a susseguirsi. Sotto la dicitura di lavori di ammodernamento e miglioramento, risulta difficile anche tentare di quantificare il denaro speso dallo Stato e dalle tre regioni coinvolte nella realizzazione dei lavori e nel corso dei decenni.
Questi i dati sugli appalti diffusi dall’Anas per i lavori ancora in corso e relativi al tratto calabrese, cioè quello lungo fino al chilometro 415 dei 491 totali. Sono attualmente in corso quattro interventi, per quasi 1 miliardo di euro di costi complessivi. Il primo intervento è da 11 milioni 504mila 780 euro, destinati a “Lavori straordinari per nuove costruzioni” per la messa in sicurezza tra il chilometro 219 e il chilometro 278, con lavori su 12 caselli e un secondo stralcio che prevede 26 interventi. I lavori sono stati affidati all’impresa General Costruzioni il 22 dicembre 2011 e il termine previsto è il 1° marzo 2013. Tutto l’intervento deve ancora partire. Il secondo intervento, da 10 milioni 319mila 373 euro, riguarda il tratto da Reggio Calabria Melito Porto Salvo, con un avanzamento dei lavori al 33,86% e la consegna è prevista per il 1° maggio 2012. Infine ci sono i due interventi più costosi. Il primo è per i lavori di ammodernamento del tratto fra Palizzi e Caulonia, consegnati all’impresa 5 anni fa e che, secondo Anas, registrano un completamento pari al 50,05%, con una consegna prevista per il 1° novembre 2012. L’ultimo intervento riguarda la costruzione della E 90, nel tratto della SS 106 tra Squillace e lo svincolo di Simeri Crichi e il prolungamento della SS 280 dei Due mari fra lo svincolo di San Sinato e San Germaneto. L’importo totale è di oltre mezzo miliardo di euro (588 milioni 925mila 764 euro) e con una consegna prevista per il 1° ottobre 2012, con un avanzamento al 91,88 per cento.
Proprio la gestione di uno di questi cantieri situati sulla SS 106 è finita al centro di una recente inchiesta della magistratura. Il riferimento è al cantiere che prevedeva, tra i molti lavori in programma, l’ammodernamento della variante di Palizzi (in provincia di Reggio Calabria), situata al chilometro 50. Il 3 dicembre 2007 la galleria Sant’Antonino, costruita nella variante di Palizzi, crollò. E nel Gennaio scorso le indagini su questo crollo hanno portato all’arresto di 21 persone sono, fra cui un funzionario dell’Anas e di tre dirigenti della società Condotte S.p.A., nell’ambito dell’operazione “Bellu Lavuru 2”. La prima operazione denominata in modo simile aveva portato all’arresto di 33 persone nel 2008. Nel secondo capitolo i reati contestati, fra gli altri – oltre all’associazione e il concorso in associazione di tipo mafioso – l’intestazione fittizia di beni, truffa, danneggiamento, frode e sopratutto crollo di costruzioni. A seguito dell’ondata di arresti del Gennaio scorso, Condotte S.p.A. precisò «di non aver più partecipato a nuovi appalti in Calabria dal 2007 (…) Nell’ottica di mantenere l’impegno di abbandono del territorio calabrese». Anas rese nota la volontà di costituirsi parte civile nel futuro processo, nonché di sospendere i rapporti di lavoro con il funzionario arrestato.
Ma le indagini Bellu Lavuru 1 e 2 non sono state le uniche inchieste della magistratura sui lavori sulla statale 106. Anche l’appalto per la messa in sicurezza del tratto da Reggio Calabria a Melito Porto Salvo è finito al centro dell’operazione “Affari di Famiglia”, di cui ha parlato anche Linkiesta. «Come mai avete iniziato questi lavori senza le dovute presentazioni? Adesso dovete pagarci il disturbo!» intimò uno dei cinque arrestati presunti affiliati della cosca Latella-Ficara, al geometra Francesco Testa. Il geometra, che rappresentava una ditta di Catania vincitrice di un appalto riferito al tratto da Reggio Calabria a Melito, si era reso colpevole di non aver tenuto conto della spartizione territoriale che le cosche locali applicavano sui lavori della statale. Così Testa si era visto raggiungere da un affiliato, ma anziché tacere, il geometra denunciò il fatto e fece arrestare, anche grazie alla sua testimonianza, le 5 persone coinvolte nell’indagine.
A fronte del ripetuto procrastinarsi dei lavori sulla SS 106 e della fame di appalti pubblici mostrata dalla ‘ndrangheta, cosa ha fatto in concreto la politica? «Per quanto riguarda i lavori di ammodernamento della SS 106 la regione non può fare altre che esercitare pressione verso le imprese pubbliche che realizzano le strutture, cosa che ho fatto personalmente con l’Anas ottenendo lo sblocco di alcuni lavori», dichiara a Linkiesta Gianluca Gallo, consigliere regionale Udc. «Per ciò che concerne le infiltrazioni della criminalità negli appalti invece, il Consiglio Regionale ha approvato una normativa che interviene sulle procedure di assegnazione, ma questa è stata impugnata dal Governo perché pare non sia competenza della Regione legiferare su queste problematiche», conclude Gallo.
La proposta di legge n.90/91 recante “Misure per garantire la legalità e la trasparenza nelle procedure degli appalti pubblici” è stata effettivamente presentata nell’Ottobre 2010 in Consiglio Regionale dall’onorevole Salvatore Magarò, della lista Scopelliti Presidente. Tuttavia non solo non è stata ancora approvata, ma giace quasi certamente in un cassetto da più di un anno, in attesa di essere tirata fuori e discussa dalla Commissione Antimafia. Come indica il sito del Consiglio Regionale, l’iter della proposta di legge risulta fermo alla Trattazione in Commissione, dopo che la valutazione del testo è stata assegnata in data 20/10/2010 alla Commissione Antimafia per l’esame di merito. Insomma insieme al ritardo dei lavori si somma anche il ritardo delle istituzioni.
Lavori sulla strada statale Jonica (fonte Anas, ultimo aggiornamento ottobre 2011)